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Bomber

Finalmente anche in Italia, a quasi quattro anni dalla sua uscita, la pluripremiata opera prima di Paul Cotter, dove la comunicazione è amore, comicità e, ovviamente, famiglia. Meglio tardi che mai.

Metti un figlio dall’animo artistico e dalla disoccupazione facile, un padre rigido ex pilota della Raf, una madre chioccia e svampita, e fategli fare un viaggio in un camioncino scassato dall’Inghilterra ad un paesino sperduto del Nord Europa. Otterrete un’opera prima di straordinario appeal, dove la comunicazione è amore, comicità e, ovviamente, famiglia.
Bomber è una ventata d’aria fresca: breve, solare, divertente, ma soprattutto indipendente. E’ basilare sottolineare la natura low-budget di questo film, perché altro non fa che amplificarne il valore e la voglia che Paul Cotter (al suo primo lungometraggio) ha espresso nell’inscenare un road-movie 'geriatrico'.
Il trio che sorregge l’intero plot è fantastico e affiatato, pur riprendendo il classico tema del viaggio 'per ritrovarsi e ritrovare se stessi', che diventa poi un viaggio di redenzione per Alister. E proprio il suo personaggio (interpretato da Benjamin Whitrow) austero e monosillabico che smuove tutto il film. Alister potrebbe essere il padre di tutti quei trentenni che hanno visto visceralmente cambiare l’approccio con le emozioni attraverso il passaggio generazionale. Se i 'nostri padri' facevano fatica anche ad apprezzare verbalmente un buon piatto cucinato dalle nostre madri, noi siamo fin troppo umorali, emotivi, sentimentalmente prolissi.
Tutto questo Paul Cotter lo imprime in Bomber, dove l’escamotage del road-movie, seppur spassosissimo, è secondario rispetto al messaggio toccante e delizioso che sta nel trovare un punto di incontro fra generazioni che parlano emozioni diverse. E così assistiamo a momenti di profonda comicità e tenerezza dove tutto appare al posto giusto.
C’è poco da dire: il film è godibilissimo e divertente, ed è davvero un peccato che la distribuzione sia limitata ad un numero ridotto di sale. Ma una doverosa menzione, ancora una volta, va a Distribuzione Indipendente per aver portato in Italia un ottimo film che girava per i festival di tutto il mondo dal 2009 facendo incetta di premi, e che rischiava davvero di non arrivare mai nel Bel Paese.

Intelligente, ironico, dolce: consigliato.

 

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