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A Gang Story

Una immagine tratta da A Gang StorySplendida pellicola dal rigore antico. La distribuzione italiana – più stolta che cieca – l'ha snobbata. Sia maledetta! Fiondarsi a recuperarla è un obbligo morale per chi ama il genere e una goduria, a prescindere, per gli amanti di Cinema

Olivier Marchal è un ex sbirro che, lasciato il n. 36 di Quai des Orfèvres, mitica sede della polizia parigina resa celebre dal Maigret di Simenon, si è dato al cinema, quello che, forse, era già nelle sue corde e gli riesce da dio: il polar. Il cine-amore che lo muove non è fatto, tuttavia, di soli Melville e  polizieschi/noir francesi, ma anche di quelli americani, roba che passando per Hammett e Chandler arriva fino agli anni '70.
Sono storie d'azione disperate e violente, le sue, intimiste e crepuscolari a un tempo e i protagonisti, che siano di qua o al di là della barricata legale, il cui confine, si sa, è assai labile – "La legge? Una piccola stella sul cuore", diceva J.L. Rieupeyrout, uno che scriveva di Far-West, e la citazione nel segno del western non è casuale –, uomini fallibili, a cavallo tra il bene e il male, segnati da un fato avverso e un passato che è rovello mai sedato, uomini, però, accomunati da una sorta di epica dirittura morale anche quando precipitano all'inferno. Quindi importa poco se qui, per la prima volta, il regista racconta le gesta di un capobanda malavitoso e in Gangsters, 36 Quai des Orfèvres e L'ultima missione, così nel recente serial tv Braquò, quelle dei tutori della legge, ché la levatura moral-esistenziale dei personaggi è la stessa.
Qui si narra dell'amicizia tra due fuorilegge, lo zingaro Edmond Vidal detto Momon e il francese Serge Suttel, e di come fu che si affermò in Francia la gang dei lionesi. Marchal stesso focalizza il cuore della trama facendo dire a un personaggio: "Hai dovuto tirar fuori i tuoi grossi coglioni da zingaro! Eh? In nome della santa virile amicizia?". La risposta, ovvio, è sì. Ed è quella santa virile amicizia di cui vibra tanto cinema western di Padre illustre, fucina di sempiterna ispirazione.

Una immagine del film di Olivier MarchalMarchal quindi, con un occhio agli epici scontri d'uomini duri dal codice d'onore impresso a fuoco nel dna e l'altro all'atmosfera da clan de Il Padrino di Coppola, ci immerge in una storiaccia nera e sporca (di malinconia) che si sbroglia in un luogo che sarebbe location ideale di mitici duelli all'ultimo sangue, con tanto di statua di Cristo in croce, 'dimenticata' in un angolo di penombra, che rimanda a tradimento, sacrificio e offerta incondizionata di sé, a una via crucis di amore e morte; il racconto dal ritmo adrenalinico procede per istantanei flashback seppiati: non passi indietro nel tempo, bensì, grazie ad un montaggio incalzante e sapiente, un navigare a vista sull'onda dei pensieri e dell'interiorità di Momon. Perfetti sia gli attori, a cominciare da Gerard Lanvin (Momon) e Tchéky Karyo (Serge Suttel), che la colonna sonora.
Chi ama, poi, le botte di realtà – io no! – sappia che Edmond Vidal esiste davvero, vive a Lione e ha raccontato la sua storia criminale in un libro dal titolo Pour une poignée de cerises.

Il DVD inglese è disponibile su Amazon.com e i sottotitoli in italiano facilmente reperibili in Rete.

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