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A proposito di Davis - Recensione

Una scena di A proposito di DavisUn tuffo nel passato del Greenwich Village dei primi anni '60, prima dell'arrivo del ciclone Bob Dylan, attraverso il racconto circolare di un giovane cantante folk. A proposito di Davis di Ethan e Joel Coen è un film sulla musica folk tradizionale che, però, mostra qualche difetto legato alla mancanza del consueto stile dei due fratelli registi

Greenwich Village, primi anni '60, il cuore pulsante della cultura musicale di New York ancora non ha visto nascere l’astro Bob Dylan e nei fumosi e bui locali dl quartiere si esibiscono cantanti folk per lo più figli di un ceto operaio che in perenne lotta con se stessi ondeggiano tra la fedeltà ai valori artistici e la commercializzazione della musica: uno di questi è Llewyn Davis, squattrinato ragazzotto la cui vita sta tutta nella chitarra e nel minuscolo bagaglio sempre al seguito. Non ha una casa, dorme sui divani di chi gentilmente lo ospita per qualche notte, è il reduce di un duo folk prematuramente scioltosi per cause maggiori (il partner si è ucciso) che riscuoteva successo nel Village, non ha un agente, semmai è circondato da imbroglioncelli vari che cercano alla meno peggio di lucrare sui seppur sparuti guadagni del giovane, la sua vita sentimentale è a dir poco burrascosa e ingarbugliata e gli regala solo insulti, improperi e accuse di dabbenaggine.
Il nuovo film dei fratelli Coen è tutto imperniato su questo personaggio, risultato di una libera trasposizione del racconto autobiografico, di recente uscito anche in Italia, col titolo Manhattan Folk Story del cantante Dave Van Ronk, che di quegli anni fu uno dei personaggi più noti sulla scena del Village.
Il racconto, rigidamente circolare come spesso succede coi Coen, è uno sguardo curioso e affascinato di un'epoca storica musicale, forse ancora arcaica e grezza, che però è stata nel contempo artefice della riscoperta della musica tradizionale americana di derivazione anglosassone e antesignana del folk moderno di cui Dylan fu il principale, ma non unico, esponente; uno sguardo insomma su una realtà prima che il ciclone Bob Dylan spazzassa via tutto, pur ispirandosi ad essa, e scrivesse le prime pagine della storia musicale moderna.
A proposito di Davis (in originale Inside Llewyn Davis ) non è però solo uno studio musicale-antropologico: nonostante l’intento dei registi fosse proprio quello, è anche una storia intima, narrata nell’arco temporale di una settimana di un personaggio che, come la circolarità del racconto dimostra, è indissolubilmente legato al suo ruolo di artista musicale, un po’ snob e scostante, sicuramente caotico nella sua vita e nei suoi rapporti personali che ha fatto della chitarra la sua unica vera compagna di vita.
Soprattutto nell’aspetto quasi di ricerca documentaristica di quegli anni, distanti ormai oltre mezzo secolo da noi, il lavoro di Ethan e Joel Coen funziona: al solito dialoghi mai banali, personaggi curiosi, ironia frizzante che diverte, ma nella valutazione complessiva del film qualche ombra si staglia in maniera netta. Non raramente la pellicola avanza con passo lento e difficoltoso, raggiungendo pericolosi momenti di quasi noia e complessivamente manca quella verve tipica dei due registi americani che avvolge solitamente i loro lavori. A parte il personaggio di Roland Turner (magistralmente interpretato da John Goodman) che viaggia sicuramente oltre i limiti, non c’è quasi traccia di quei personaggi fuori le righe ed estremi che pullulano nella carrellata di character inventati dai Coen e che costituiscono sicuramente il marchio d’autore impresso con più forza e più apprezzabile; Llewin Davis è semmai molto più simile allo sfigato in stile Larry Gopnik di A Serious Man privato di quell’aura, molto ebraica, di colpa e di rimorso.
Per essere un film sulla musica del Village primi anni '60, però, A proposito di Davis è riuscito: la colonna sonora con i brani cantati in scena è sicuramente bella e costituisce una interessante raccolta di musiche dell’epoca, alcune delle quali legate al personaggio di Van Ronk che ha ispirato la storia. Probabilmente in chi ha superato abbondantemente la soglia dei 50 anni qualche brivido di nostalgia si farà sentire.

Oscar Isaac
regala una prova eccellente, anche dal punto di vista canoro, nel non facile compito di interpretare un personaggio che catalizza in toto il film, visto che tutto ruota intorno alla sua onnipresenza fisica sullo schermo.

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