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L'orecchio lungo del Critico: The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca, di Lee Daniels

Sguardi rapaci sul cinema che non c’è: recensione sotto forma di dialogo, espediente dialettico usato anche da Platone


Stanza ovale della Casa Bianca – Washington

Barak Obama: Prego, Dott. Daniels, si accomodi. Le presento il mio nuovo consigliere: John Podesta. E’ stato capo di gabinetto di Clinton
Lee Daniels: Piacere.
John Podesta: Piacere.
Lee Daniels: Mi faccia dire, intanto, che è un onore e un privilegio essere qui davanti a lei Sig. Pres…
Barak Obama: Sì, sì, grazie, piacere mio. Veniamo subito al sodo.
Lee Daniels: Sissignore, sig. Presidente.
Barak Obama: Come saprà, se legge i giornali, le cose non vanno tanto bene. La mia popolarità è in calo. L’Obamacare è stato un flop. Quei fascisti dei Tea Party hanno quasi mandato in default il Paese. I cinesi ci stanno cacciando dal sud-est asiatico. Qui bisogna fare qualcosa. Digli la tua idea, John.
John Podesta: Ecco, Dott. Daniels, noi abbiamo pensato, per rilanciare l’immagine del Presidente e del Partito, a un film che sia una sorta di lungo spot degli ideali democratici e che faccia leva sull’orgoglio nazionale. Un film che crei consenso e mitighi i malumori istigati dai quei coglioni dei neo-con. Ho qui una sceneggiatura scritta dal nostro Danny Strong…
Lee Daniels: Ma chi? Quello di Buffy l’ammazzavampiri?
John Podesta: E beh? Che c’è di male? Anch’io credo negli UFO. E’ un ottimo sceneggiatore. Dia un’occhiata, legga l’abstract della storia.
Lee Daniels: Sì… Vedo… Tutti neri… La carrellata storica un po’ da Forrest Gump… Kennedy… Martin Luther King… I diritti degli afro-americani… I conflitti generazionali…
John Podesta: Bella, eh? Ha visto il finale? Quello è stato un’idea del Presidente in persona.
Lee Daniels: No, sì, sì… Bellissimo. Solo che…
John Podesta: Solo che?
Lee Daniels: Beh, non succede niente. Cioè, questo maggiordomo va a lavorare alla Casa Bianca, i presidenti si susseguono, poi si licenzia e poi torna a incontrare il primo presidente di colore americano.
John Podesta: E le sembra poco?
Lee Daniels: Dal punto di vista cinematografico, sì, mi scusi.
John Podesta: Non se possiamo contare sul lavoro quasi gratuito di tutte le più grandi stelle di Hollywood simpatizzanti. Persino Jane Fonda si è offerta per la parte di Nancy Reagan.
Lee Daniels: Per il ruolo principale ci sarà sicuramente Morgan Freeman, immagino.
Barak Obama: No, quel vecchio rimbambito ha parlato male di me in pubblico.
Lee Daniels: Ma… Allora… Il film non si può fare. Freeman è insostituibile.
Barak Obama: Non è poi così vero. Che mi dice di Forest Whitaker? E’ un mio grande sostenitore.
Lee Daniels: No, l’orbo no, per favore. Mi fa paura.
John Podesta: Non faccia il bambino, Daniels. Lo so che dopo il flop di ‘The Paperboys’ la schifano tutti, neanche fosse Cimino…
Barak Obama: E poi abbiamo tanti nomi: Oprah Winfrey, Cuba Gooding Jr., Mariah Carey, Lenny Kravitz…
Lee Daniels: Kravitz è un cane. Non sa proprio recitare.
John Podesta: Perché, la Carey è meglio?! L’importante sono i nomi. L’evento. Se volevamo un film vero chiamavamo Spike Lee, mica lei, scusi. Ma ha capito bene, cosa vogliamo? Un bel polpettone pieno di buoni sentimenti che facciano vedere che l’America è una Grande Nazione e gli Americani un Grande Popolo. Un popolo che sa riconoscere i propri errori e andare avanti. In God we trust.
Lee Daniels (avvilito): Sì… E che ce la mandi buona…

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