Extra cinema: speciali, interviste, approfondimenti e rubriche

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniExtra cinemaItalianacci in Germania

Italianacci in Germania

Michele Placido e Francesco Scianna"I rumeni non hanno creduto ai loro occhi quando hanno letto la sceneggiatura. Hanno detto: 'Ah! Ma allora voi italiani eravate come noi'": incontro con Michele Placido che presenta, insieme al regista Toni Trupia, il dramma Itaker, una pagina di storia sull'emigrazione degli italiani in Germania, con protagonista Francesco Scianna

E' stato presentato presso la Casa del Cinema a Roma Itaker - Vietato agli italiani, lungometraggio del giovane Toni Trupia sull'emigrazione degli italiani in Germania negli Anni '60. Presenti alla conferenza stampa il regista con i due protagonisti (Francesco Scianna e il piccolo Tiziano Talarico), Michele Placido, qui nelle vesti sia di attore che di co-sceneggiatore, e la produttrice Federica Vincenti. Il film uscirà nelle sale italiane il 29 novembre distribuito da Istituto Luce Cinecittà. 
Qui riportiamo i punti salienti di una conferenza che è andata spesso oltre 'l'istitutivo', valicando il tacito accordo di confine che di solito porta addetti ai lavori e giornalisti a parlare unicamente del film in esame. Durante l'incontro si sono infatti toccate questioni polemiche verso il nostro cinema e verso l'argomento caldo di questi ultimi giorni: i festival del cinema in Italia.

Toni Trupia, sei così giovane, cosa ti ha spinto a ricercare nella memoria di tanti anni fa?

Toni Trupia: Intanto c'è stata una suggestione molto forte datami da Michele (Placido, ndr.), in modo molto casuale... Aveva carpito la storia di un signore e me l'ha buttata un po' lì... Mi disse: 'Vedi come si può sviluppare questo argomento'. Mi ha messo molto in crisi, perché in quel momento non era nei miei progetti un film rivolto al passato. Inoltre un bambino come protagonista mi terrorizzava. Ho cominciato a scavare nella mia storia personale, ed è stato il mio modo di focalizzare la suggestione di Michele. Ho capito che dovevo andare a parare legando il tema dell'emigrazione a quello della paternità.

Michele Placido: Posso aggiungere una cosa? I rumeni non hanno creduto ai loro occhi quando hanno letto la sceneggiatura del film. Hanno detto: 'Ah! Ma allora voi italiani eravate come noi'. Si sono entusiasmati moltissimo e per la prima volta ho visto della vera partecipazione. Di solito queste co-produzioni si fanno per prendere soldi da entrambe le parti, non perché si creda particolarmente nel progetto.

L'intera vicenda del film è vista attraverso gli occhi di un bambino: è stata una scelta ragionata sul fatto che il regista, così giovane, si ritrova più vicino a questa particolare prospettiva?

T.T.: Effettivamente è così, in parte. Per arrivare al racconto di un'epoca che non mi apparteneva, ho letto molti libri, mi sono documentato, ho fatto una sorta di training. Mi serviva capire un mondo con la stessa innocenza con la quale Pietro lo scopre, e quale metodo migliore se non immergersi negli occhi di un bambino? Come scopriva lui, scoprivo io, e questo mi è stato di grande aiuto.
 
Come mai il film esce in questo periodo così caldo, senza essere stato presentato a nessun festival? Poteva essere un buon trampolino di lancio.

Federica Vincenti: Il film in realtà era pronto già a settembre, però io sono sincera: è stato presentato ad alcuni festival, ma ci è stato detto che non era proprio un film da festival.

Michele Placido: A me piace nella vita essere schietto: il film è stato rifiutato da tutti i festival! Ci hanno detto che era un film troppo classico, che il bambino protagonista non andava bene, e tutti l'hanno rifiutato. Anche il mio amico Marco Muller l'ha rifiutato. Secondo me alcuni festival non l'hanno neanche visto, e questo ci dispiace molto. Non volevo neanche porla la questione, ma è la verità. Io credo che quando c'è uno sforzo così bisogna leggere, bisogna dare pregio ad un tipo di lavoro che va premiato in ogni caso. Poi saranno i critici a dire 'è un bel film, è un brutto film'. Non abbiamo ancora visto gli italiani del Festival di Torino, ma abbiamo visto quelli di Roma, e direi che basta...
 
 
 

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.