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Sotto una buona stella: intervista a Carlo Verdone

"Mi è sembrato quasi di ritornare ai tempi di Borotalco": Carlo Verdone ci parla del suo nuovo film Sotto una buona stella, al cinema dal 13 febbraio

Abbiamo incontrato Carlo Verdone in occasione della presentazione del nuovo film di cui è regista e co-protagonista con Paola Cortellesi: in Sotto una buona stella lo vedremo alle prese con i problemi attuali degli italiani come la solitudine, la disoccupazione e la piaga dei giovani costretti a emigrare per avere una speranza nel futuro. "Un pedinatore degli italiani, che non sa resistere all’impulso di trarre ispirazione dalla realtà per le commedie". Così si autodefinisce Verdone nel corso dell'incontro al Cinema Savoy di Roma a pochi giorni dall'uscita del film, atteso nelle sale dal 13 febbraio.

Come nasce il soggetto di questo film?
Carlo Verdone: Questa volta è passato molto tempo prima di trovare un’idea che ritenessi valida. Mi è sembrato quasi di ritornare ai tempi di Borotalco, quando ci vollero ben 12 mesi per scriverlo. Si tratta di un film incentrato sulla ricerca dell’affetto, sulle solitudini dei protagonisti, ognuno dei quali finalmente trova la sua buona stella in un’altra persona. Non è autobiografico, ma prende tanto spunto dalla realtà come tutti i miei film. D’altra parte io mi ritengo un grande osservatore degli italiani, quasi un pedinatore.

Quanto è diverso dagli altri tuoi film?
C.V.: Necessariamente si distacca dai primi film in cui il mio personaggio è il protagonista assoluto. Penso a Troppo forte, Bianco Rosso e Verdone, in cui si iniziano a delineare personaggi che hanno dato tanto, ma che non posso continuare a proporre. Devo molto al pubblico che mi ha seguito in tanti anni e francamente non credevo di durare così tanto. Per questo credo davvero di essere nato sotto una buona stella e ogni volta vorrei fare qualcosa di diverso.

Com’è stato lavorare con Paola Cortellesi?
C.V.: La sua bravura non è stata una sorpresa per me. Si tratta di un’attrice con dei tempi comici incredibili, insieme alla quale ho trovato un bel feeling. Abbiamo seguito la sceneggiatura, ma ci sono moltissimi momenti improvvisati tra me e lei.

Parlaci della lavorazione del film.
C.V.: Abbiamo girato a Cinecittà e ne sono contento, perché ci sono molto affezionato. Sembrava incredibile a ottobre scorso (data di inizio delle riprese) di poter uscire in così poco tempo e infatti abbiamo lavorato fino a 14 ore al giorno e con tempi serratissimi. Spero che il risultato sia quello sperato.

Quanto è importante il ruolo dei giovani in questo film?
C.V.: Direi che è stato fondamentale. A partire dagli attori, Tea Falco e Lorenzo Richelmy, fino ad arrivare ai collaboratori alla regia, fotografia e scenografia. Questo è un film corale, in cui mi sono reso conto di aver bisogno di bravi attori per recitare con me. Si tratta di una lezione imparata con Compagni di scuola, pellicola in cui persino il produttore credeva poco proprio per la presenza di tanti personaggi. E invece a oggi lo considero uno dei miei film migliori.

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