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L'immortale Martin Scorsese: le 5 scene indimenticabili del suo cinema

E' senza dubbio uno dei più grandi. E' un pezzo di storia del cinema condensato in una piccola statura. E' il narratore dell'umanità della seconda metà del Novecento degli Stati Uniti. E' Martin Scorsese. Rendiamo tributo al suo talento immortale proponendo 5 scene indimenticabili dei suoi film

Una volta disse: ”Il cinema risponde a un'antica ricerca dell'immaginario collettivo e in esso le persone condividono una memoria comune”. Lui, quello che ha detto queste parole, ha perfettamente espresso il senso della frase nel suo cinema. E' stato in grado di narrare una particolare memoria collettiva degli Stati Uniti, molto differente dall'immaginario proposto dai media. Chi guarda i suoi film riconosce i volti reali e le storie di uomini autentici come reietti, disperati, sconfitti, esseri pervasi da un senso di vendetta e ribellione. Ancora di immigrati violenti e pacificatori, deliquenti pentiti, piccoli uomini drogati di successo e malfattori che nella criminalità hanno trovato un logico stile di vita. Il 23 gennaio è uscito in Italia il suo nuovo lavoro The Wolf of Wall Street che, come sempre, propone una visione della sua America talmente realistica da essere terrificante. Ha diretto 59 lungometraggi, ha realizzato documentari su grandi figure della musica contemporanea come Bob Dylan, i Rolling Stone e George Harrison. Ha recitato nei suoi film apparendo e scomparendo velocemente. Ha quattro attori che come fedeli adepti l'hanno seguito in molte sue produzioni: Harvey Keitel, Robert De Niro, Joe Pesci e Leonardo DiCaprio, tutti accomunati da un'origine europea, perché lui ama molto il cinema del Vecchio Contenente. I suoi film hanno ricevuto pochi riconoscimenti in patria e all'estero, ma questo non significa nulla. E' nato a New York da genitori operai figli di immigranti siciliani. Ha avuto cinque mogli tra cui Isabella Rossellini. Ha tre grandi amici registi: George Lucas, Steven Spielberg e Brian De Palma. Ha un aspetto buffo, indossa grandi occhiali e ha folte sopracciglia, ma quando si mette dietro la macchina da presa la sua fisionomia scompare, per lasciare spazio al genio di un potente narratore di immagini.
Lui è Martin Scorsese.
Celebriamo il grande maestro con un contest che individua 5 indimenticabili momenti del suo cinema. Il motivo? Principalmente perché se lo merita.
Prima di inizare una precisazione. In questa classifica non troverete il monologo di Jack La Motta (De Niro) in Toro Scatenato, il dialogo allo specchio di Travis (De Niro) in Taxi Driver, né il lungo piano sequenza nel ristorante in cui la voce narrante di Henry Hill (Ray Liotta) presenta tutti i mafiosi affiliati alla mala di New York nel film Quei bravi ragazzi.

 

5. Chi sta bussando alla mia porta?, 1968, presentazione.

Siamo all'inizio della carriera di Scorsese. Chi sta bussando alla mia porta? è il suo primo lungometraggio. Racconta la travagliata storia d'amore di J. R. detto Charlie (Harvey Keitel) con Katy (Zina Bethune) attraverso cui il regista propone i temi che torneranno spesso nei suoi film come la società violenta e corrotta, la dissoluta vita dei personaggi, la religione intesa come valore assoluto, l'ambiguità morale dell'uomo, il cameratismo maschile, il codice etico della strada e della malavita basato sull'opprimente forza del più forte. Chi sta bussando alla mia porta?, inoltre, rappresenta il primo passo per la costruzione del linguaggio di Scorsese. Qui, infatti, sperimenta gli stilemi cha hanno caratterizzato il suo cinema: il piano sequenza, utilizzato spesso per la capacità di collegare e spiegare, lo slow motion e la musica come parte integrante della narrazione. Nello specifico del film il regista utilizza diversi piani sequenza, collegati da dissolvenze e accomagnati dalle note della canzone El Watusi di Ray Barretto, per inquadrare i maschi del film, grandiosi uomini superiori a tutto, dediti all'alcool e alla prostituzione, che ridono e scherzano azzannandosi tra loro come animali.

 


4. Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all'inferno, 1973, sala da biliardo.

Questo è il terzo lungometraggio diretto da Scorsese ed è profondamente autobiografico. Ambientato nei luoghi natii della New York di Little Italy corrotta e malavitosa, la pellicola narra di Charlie Cappa, Harvey Keitel, e del suo fedele amico John 'Johnny Boy' Civello, Robert De Niro. Questi sono due ragazzi dalle vite dissolute alle prese con la deliquenza di strada e la religiosità che soprattutto nel primo, li conduce a un profondo dissidio. Scorsese rende immortale questa pellicola mettendosi dietro la macchina da presa con lo sguardo di un antropologo che desidera filmare per capire l'origine e lo svolgersi delle nature autodistruttive dei due personaggi. Il film, inoltre, è famoso perché segna l'inizio della sua unione artistica con De Niro e poi per la scena del pestaggio nella sala da biliardo. Qui Charlie Cappa e Johnny Boy iniziano una sanguionsa rissa con il barman, sulle note di Please Mr Postman dei The Marvelettes, perché li ha appellati con il termine mook ossia sgredevoli, nullafacenti. Nello scatto d'ira con cui Johhny Boy si avventa sull'uomo si concretizza quel codice etico e di vita appartente ai malavitosi che Scorsese ha iniziato a indagare con Chi sta bussando alla mia porta?. Negli occhi dei due protagonsiti si percepisce l'unico linguaggio da loro conosciuto, ossia la violenza utilizzata per ottenere rispetto, sottolineata dalle note di Jumpin' Jack Flash dei Rolling Stone.


3. Quei bravi ragazzi, 1990, ingresso ristorante.

In Quei bravi ragazzi il protagonista Henry Hill, interpretato da Ray Liotta, porta a cena la sua fidanzata Karen (Lorraine Bracco) al famoso ristorante Copacabana. Scorsese in questa scena vuole esprimere il fascino e l'onnipotenza del giovane protagonista affiliato alla mafia di New York verso la giovana e ignara ragazza di origine ebraica. I due escono dall'auto, entrano dall'uscita posteriore del ristorante e attraverso la cucina, prendono posto nel tavolo migliore del locale, a ridosso del palco, apparecchiato appositamente per loro. Per questa scena Scorsese utilizza un piano sequenza, diretto dal suo storico direttore della fotografia Michael Ballhus, che lega azioni e parole utili a comprendere il potere assoluto del protagonista fatto di saluti, strette di mano, battute, laute mancie e ottimo champagne. Tutto si conclude con la domanda di Karen: “Tu che fai?”. Henry risponde: “Sono nell'edilizia”. Scorsese illustra in un solo movimento di macchina quanto sia ingannatore, pericoloso e affascinante il potere criminale.

 

 

2. Toro Scatenato, 1980, titoli di testa.

E' una danza più che un riscaldamento. Sulle note dell'Intermezzo di Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni si muove Jack La Motta, Robert De Niro, con addosso l'accapatoio con cappuccio. In due minuti, utilizzando solo immagini in rallenti, Scorsese fornisce la chiave di lettura del film. Innanzitutto la bellezza della boxe, sport autodistrittuvo e tattico proprio come La Motta. I movimenti veloci, potenti e misurati del protagonista che lo librano a mezz'aria descrivono il suo saltellare sulla vita, per schivare i suoi colpi detti anche insuccesso e poca fama. La musica, infine, sottolinea il dolore, lo strazio di La Motta, stella decaduta che continua a lottare invano. Senza azzardare si tratta dei migliori titoli di testa della storia del cinema.

 


1. Taxi Driver, 1976, scena finale.

Non è forse la migliore scena diretta da Scorsese, ma riesce a esprimere il suo modo magistrale di saper fare cinema . Durante Taxi Driver il regista rimane incollato a Travis (De Niro). Oltre a studiarne e narrarne le azioni e le parole, rimane incollato alla sua mente, alla sua lucida e terrificante pazzia che inquieta e terrorizza. Taxi Driver è un film girato nella mente del protagonista, nel suo disgusto, nel suo odio, nella sua vendetta contro quella società che lo ha emarginato. Nel finale avviene la sua redenzione che passa attraverso Iris (Jodie Foster) e la strage compiuta per liberarla dalla prostituzione. Travis prima uccide Sport, il protettore della ragazza, interpretato da Harvey Keitel, l'affittacamere che gestisce la stanza in cui lavora la ragazza e il mafioso cliente. Alla fine il protagonista ferito si adagia e muore. Qui Scorsese, accompagnato dalla musica di Bernard Herrmann, lascia che Travis guardando nell'obiettivo della cinepresa mimi con la mano sporca di sague di spararsi in testa, poi il regista solleva la macchina presa e in un piano sequenza inquadra la strage, i corpi morti e il sangue. Così facendo Scorsese si libera dalla mente diTravis e può visualizzare l'orrore frutto del suo malessere.

 

 

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