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The Golden Era - Recensione (Venezia 71 - Fuori concorso)

Ann Hui costruisce un ritratto intimo e appassionato di una protagonista dei suoi tempi attraverso la sua opera. The Golden Era, seppure impegnativo, è film che sa lasciare il segno

Le ultime luci della ribalta al Lido si sono accese per Ann Hui e il suo  lavoro The Golden Era, presentato Fuori concorso e come film di chiusura. La grande regista di Hong Kong, uno dei pilastri della New Wave degli anni 80-90 ha confezionato un film affascinante, nonché impegnativo che si impernia sulla biografia di Xiao Hong, scrittrice e poetessa cinese, uno degli elementi di spicca del movimento culturale che animò i primi anni della neonata Repubblica Cinese, morta all'età di soli 32 anni ad Hong Kong.
Partendo dalla sua infanzia nella natia Manciuria, segnata da un padre dispotico e dall'amore di un nonno saggio ed affettuoso, il racconto segue il peregrinare della ragazza da quando, causando scandalo, abbandonò la famiglia rifiutandosi di sposare l'uomo che le avevano scelto, per rifugiarsi ad Harbin; in seguito, scandite dalla invasione giapponese e dalla guerra, le sue fughe toccarono svariate città della Cina centro-meridionale. Durante questa tappe Xiao Hong strinse legami amorosi con alcuni dei suoi amici e colleghi scrittori, primo fra tutti quello col grande poeta Xiao Jun, che segnò indelebilmente la sua vita, per finire la sua esistenza ad Hong Kong tra le braccia dell'unico uomo che sposò tra i tanti amati.
Sebbene il lavoro di Ann Hui sia indubbiamente un film biografico, l'approccio che la regista sceglie è innovativo, quasi sperimentale, come lei stessa ha detto più volte: raccontare la vita di un personaggio che la Cina ha riscoperto in occasione del centenario della nascita, attraverso la rilettura delle sue opere e le testimonianze di chi la conobbe, quindi utilizzando una narrazione frammentata e varie prospettive.
Ne viene fuori un lavoro che richiede attenzione, che non permette cali di tensione perché le parole spesso dicono più delle immagini e perché all'interno di questa rilettura biografico-letteraria c'è il ritratto intimo di un personaggio carico di carisma che appare sempre un passo avanti rispetto ai suoi tempi, di una figura che involontariamente ma inevitabilmente getta un'ombra ingombrante sui suoi partner grazie al suo smisurato talento, di una letterata vera, genuina e spontanea che rifiutava le etichette politiche perché la sua vita era votata solo all'amore per la poesia e la scrittura.
Il nucleo granitico del film è contenuto a sua volta in un ampio contesto storico e sociale ben delineato: la nascita della Repubblica, la guerra, le dispute letterarie e politiche che fervevano intorno al nucleo di poeti e scrittori dei vari movimenti che si sviluppavano in tutto il paese e sebbene il film contenga scene da autentico kolossal (ambientazioni d'epoca, la ricostruzione di Harbin alluvionata, i bombardamenti) non si ha mai l'impressione di assistere ad un eccesso di spettacolarità, rimanendo invece il racconto intimo e personale il fil rouge di tutta la storia.

La scelta di Tang Wei nei panni di Xiao Hong appare oltremodo azzeccata: al di là della prova superba dell'attrice, sembra quasi di scorgere una sorta di affinità tra le due: entrambe personaggi dotati di grande coraggio e di carica anticonvenzionale, pronte a pagare in prima persona le loro scelte.

Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 4

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