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Hime-Anole - Recensione

Hime Anole - 2016 - Film - RecensioneHime-Anole del giapponese Keisuke Yoshida è lavoro che sorprende per la sua originalità strutturale e narrativa: parte come una commedia naif e finisce come il più feroce degli slasher

Hime-Anole del regista giapponese Keisuke Yoshida è stato uno dei film sicuramente più originali del Far East Film Festival 18, uno di quei lavori che ha il raro pregio di sorprendere, all’improvviso, senza alcun chiaro preavviso, anzi inizialmente sviando l’attenzione e presentando una storia che parte in un modo, sul genere commedia bizzarra e di situazione, e termina come un thriller macabro e violento.
Nella prima parte del film assistiamo ad una storia dai contorni tanto strampalati quanto ben costruita: Ando e Okada lavorano per una ditta di pulizie, non sono certo amici, risolvendosi il loro rapporto in brevi e meccanici scambi di battute insulse, finché un giorno il primo confessa all’altro di essere innamorato follemente di Yuka, una ragazza che lavora in un bar dove solitamente vanno a pranzare. Naturalmente la ragazza non ha la più pallida idea di questo sentimento, ma Okada, semplice di spirito e bonaccione, decide, su richiesta di Ando, di aiutarlo nell’approccio alla ragazza. Come non bastasse questi sospetta che un tizio seduto spesso al bar sia in realtà un pericoloso stalker che perseguita la sua pupilla. Il caso vuole che invece il tizio, Morita, sia un vecchio compagno di scuola di Okada, il quale a questo punto si trova messo in mezzo per bene, a maggior ragione quando la ragazza confessa che i suoi sentimenti, lungi dall’essere rivolti ad Ando, sono invece indirizzati a lui.
Poi però a metà film succede qualcosa di strano: compaiono i titoli di testa e una mente sveglia e cinematograficamente smaliziata inizia subito a sentire odore di bruciato. Tutto quello visto fino ad allora non è altro che un curioso prologo a quanto sta per iniziare che si sviluppa abbracciando ben altri generi ed atmosfere.
Morita è uno psicopatico asociale reso tale dal cronico bullismo subito a scuola di cui Okada fu colpevole osservatore pilatesco e ben presto la storia si tinge delle tinte fosche del più efferato slasher, seppur venato di una certa ironia a tinte forti: cosa può suscitare altrimenti la visione di un serial killer che neppure sa usare bene il coltello per infilzare e picchettare le sue vittime? Insomma il mostro che abbiamo davanti adesso non è altro che il prodotto di violenze subite, ma lungi dal costruire un'atmosfera assolutoria intorno al personaggio, è altrettanto chiaro che la figura di Morita qualche sguardo compassionevole, se non proprio di solidarietà, lo suscita.
Anche nel film di Yoshida il tema del Bene e del Male che alberga nell’uomo sembra avere il suo peso, attraverso il repentino cambio che i personaggi subiscono, sempre avvolti in un'aura di goffaggine, nella stessa maniera di quanto avveniva nella prima rassicurante parte di Hime-Anole; Okada, che sembra finalmente dare un senso alla sua grigia esistenza, diventa il contraltare del feroce Morita, mantenendo però sempre quell’aspetto esteriore ed interiore da perfetto medio-man insulso e piatto.
La struttura con la quale il regista giapponese decide di raccontare la sua storia, tratta da un manga di Minoru Furuya, è senz’altro sorprendente ed originale dando un tocco di bizzarra follia al film che però la sua coerenza la mantiene: la stramba commedia che fa da prologo si lega bene a doppio filo con l’altrettanto stravagante thriller ad alto tasso di ferocia che invece fa da corpo centrale della pellicola.
Ovviamente questo non è sinonimo di lavoro perfettamente riuscito, perché comunque Hime-Anole qualche pecca ce l’ha, soprattutto nella prima parte, ma comunque possiede quel sempre più raro pregio di far saltare sulla sedia chi guarda, spinto non dalla paura bensì dalla originalità e dalla sorpresa che essa induce.

Aggiungiamo a ciò le buone prove di tutto il cast, da Go Morita credibile nella sua furia psicopatica a Gaku Hamada, perfetta immagine di persona grigia tendente allo sfigato, da Tsuyoshi Muro il cui personaggio non sarà uno psicopatico come Morita ma neppure propriamente un tipo ordinario a Aimi Satsukawa nella parte di Yuka, più spettatrice della stramba e drammatica messinscena che reale protagonista, per avere un risultato che pone il film di Yoshida decisamente tra i migliori visti al Far East Film Festival di quest’anno.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3.5

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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