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A Melody to Remember - Recensione

A Melody to Remember - 2016 - Film - RecensioneLavoro dalla carica drammatica e sentimentale quasi ridondante, A Melody to Remember del regista coreano Lee Han, recente trionfatore al Far East Film Festival 2016, gioca tutte le sue carte su cardini narrativi di sicura e facile presa

Nei primi Anni '50 la Corea è sconvolta dalla guerra civile che porterà alla separazione del Paese che ancora oggi permane. Il giovane tenente Sang-ryul, scampato per miracolo ad una sanguinosa battaglia, viene inviato nelle retrovie a Busan, zona relativamente più tranquilla rispetto al fronte del nord. Qui riceve l’incarico di dirigere un orfanotrofio annesso ad uno dei campi militari della zona. La moltitudine di orfani lasciati dalla guerra è uno dei problemi che affliggono il Paese e lo stesso tenente porta su di sé il peso di questa condizione: i ragazzini diventano merce in balia di personaggi senza scrupoli che li utilizzano a scopo di lucro come bande di mendicanti, accattoni e ladruncoli. Il tenente è un giovane che ha studiato musica, suona il piano e decide, con l’aiuto della responsabile dell’orfanotrofio, di mettere in piedi un coro, mediante il quale poter offrire ai ragazzini una possibilità per uscire dall’abbrutimento e dalla spirale di violenze cui sono sottoposti.
Attraverso un lungo percorso di recupero, coadiuvato dalla potenza catartica della musica, Sang-ryul e la sua giovane collaboratrice riusciranno a strappare alla strada e al baratro un buon numero di ragazzini che a loro volta troveranno nella musica una ragione di speranza.
Ispirato ad una delle tante storie vere che costellano i periodi bellici, A Melody to Remember, vincitore al recente Far East Film Festival 2016, è un film che a vari livelli cerca di raccontare la guerra e le sue tragiche conseguenze, facendo leva soprattutto sulla condizione infantile, ma non solo: infatti nel corso del racconto un po’ tutti i personaggi saranno in qualche modo vivisezionati per esplorare i segni lasciati dalle atrocità, con uno spirito carico di indulgenza, al punto che anche coloro che appaiono come personaggi detestabili (vedi il boss che comanda schiere di ragazzini a formare un suo esercito personale) hanno il loro background di dolore pronto a riemergere e capace di essere il traino per la redenzione.
Il regista coreano Lee Han, di cui vedemmo ad Udine cinque anni fa l’interessante Punch, sceglie toni ed atmosfere di facile presa per raccontare la sua storia: periodo bellico, grandi sentimenti, ragazzini violati nella loro innocenza, catarsi e redenzione cariche di pathos sono ingredienti che funzionano sempre in film come questi. Non a caso A Melody to Remember bissa in maniera clamorosa il successo dello scorso anno di Ode to My Father che, a grandi linee, trattava gli stessi argomenti, a dimostrazione che il blockbuster dal forte impatto emotivo è carta vincente sempre, soprattutto quando ben sostenuto da una buona confezione quale è quella di questa pellicola, in perfetto stile coreano.
Quello che stona per buona parte del film è proprio questa ricercata tendenza a stimolare i sentimenti attraverso il drammone lacrimoso, facendo leva sulle storie dei ragazzini, tra l’altro bravissimi interpreti, verso i quali ovviamente non si può provare che una istantanea simpatia. Se a ciò aggiungiamo lunghe scene corali da Antoniano di Bologna e il ruolo di intrattenimento stile guerra del Vietnam sponda americana, svolto dal coro in trasferta lungo la prima linea del fronte bellico, ecco che inevitabilmente il lavoro di Lee Han si carica ineluttabilmente di una bella dose di retorica.
Nel complesso A Melody to Remember è lavoro ben fatto indubbiamente, ma che richiede una piena accettazione di una massiccia dose di retorica ridondante e di carica drammatica, a tratti forse anche eccessiva, per poter essere apprezzato. Chi pensa, o spera, di trovarsi di fronte al film coreano di stampo bellico, o addirittura carico di durezza, farebbe meglio a volgere lo sguardo altrove: qui tutto è edulcorato da un finale tutto sommato consolatorio e da un compiacimento sentimentale fin troppo ricercato.

Di fronte alla schiera folta di ragazzini che con grande spontaneità si ergono progressivamente a protagonisti indiscussi del film, le pur buone prove di Im Si-wan, noto soprattutto per la sua attività di cantante e per le apparizioni televisive, e di Ko Ah-sung, vista di recente in Snowpiercer, passano inevitabilmente in secondo piano.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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