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La collina dei papaveri

Una immagine de La collina dei papaveriStoria d'amore adolescenziale sullo sfondo di un Giappone Anni '60 lanciato nel futuro e nel benessere: il nuovo lavoro dello Studio Ghibli affascina, diverte e commuove con grande sincerità

L'ultimo lavoro del prestigioso e rinomatissimo Studio Ghibli vede all'opera la coppia famigliare Miyazaki, Hayao come sceneggiatore e suo figlio Goro come regista, che adattano un manga degli Anni '80 pubblicato su una rivista per ragazze.
La collina dei papaveri sarà proiettato in contemporanea e solo per il giorno 6 novembre in oltre cento città italiane, ad un anno di distanza dalla sua presentazione al Festival del Film di Roma del 2011.
Storia di un amore adolescenziale sullo sfondo di un Giappone che si prepara alle Olimpiadi di Tokyo del 1964, il film è ambientato a Yokohama, dove Umi, studentessa del liceo, conosce e si innamora di Shuno, suo coetaneo: timorosa, diligente la ragazza, carismatico e con la stoffa del leader il ragazzo; sono due mondi che galleggiano in una società che a fatica si è lasciata alle spalle un tragico dopoguerra e che si lancia a velocità supersonica verso un futuro radioso.
Conoscersi e amarsi è anche andare a ritroso nel tempo e scoprire le proprie origini e i drammi che le permeano: la guerra di Corea ha strappato a Umi il padre, affondato con la sua nave, e Shuno si trova quasi naturalmente sulla stessa lunghezza d'onda della ragazza, sospinto dalle sue esperienze famigliari.
Lo sguardo sul Giappone segnato da piccole e grandi ferite ma affannosamente alla rincorsa del nuovo è colorato di una nostalgia priva di qualsiasi manierismo ed ovvietà, ben sostenuto dalla colonna sonora di Satoshi Takebe, e vuole essere un allarmato grido alla tutela delle tradizioni che rischiano di essere spazzate via dall'ossessiva infatuazione per il nuovo ed il rifiuto aprioristico del passato fatto sì di rovine e di drammi, ma anche di memorie da tutelare.

La storia d'amore dei due ragazzi si coniuga benissimo con il messaggio storico-sociale e l'eccellenza tecnica nell'animazione non digitalizzata sostiene la storia con delicatezza ed anche sincera commozione, regalando un film bello, che fa anche divertire e che sembra voler far emergere quei lati più validi di un 'come eravamo' scevro di retorica e ricco altresì di un ottimismo che sembra sgorgare genuino.

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