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The Son, prime impressioni: il passato e il presente di Eli McCullough

Texas, vecchio West, indiani e inizio Novecento. Petrolio e affari, bestiame e violenza. Queste le coordinate della serie tv prodotta da AMC e scritta dal romanziere Philipp Meyer. Sul piccolo schermo Pierce Brosnan e la sua bravura nell'interpretare un personaggio tanto misterioso quanto spietato

Attendere The Son, miniserie di 10 puntate prodotta da AMC e Mad Hatter Entertainment e distribuita negli States sempre da AMC insieme a Sonar Entertainment, ha significato aspettare di vedere lui, l'uomo che si cela dietro barba, baffi e gilet di lana: Pierce Brosnan. I fan dell'attore, e non solo, hanno trepidato fino all'8 aprile, data della messa in onda del primo episodio, per ascoltare l'accento texano e osservare il volto duro e aspro del padrone di bestiame interessato alla trivellazione del petrolio, ovvero il protagonista della serie da lui impersonato. Intorno l'atmosfera del genere western, la polvere delle strade, la raffigurazione del Texas a cavallo tra Ottocento e Novecento tra indiani e messicani e attori di interesse come Zahn McClarnon (già visto in Timeless, Fargo e prima ancora in The Shield), Henry Garrett, anch'esso apparso in altre serie tv e sul grande schermo e il giovane Jacob Lofland.
Se produzione e cast, quindi, appaiono due buoni motivi per porre The Son sotto la nostra lente d'ingrandimento, un altro elemento di interesse è il creator: Philipp Meyer. Considerato uno dei migliori scrittori contemporanei americani dell'America e della sua storia, insieme a Cormac McCarthy, in grado di porsi nella scia narrativa, per temi e atmosfere, di William Faulkner, John Steinbeck e Ernest Hemingway, è lo scrittore del libro omonimo da cui è tratta la serie. Ad accompagnarlo in questa sua nuova avventura, di cui è anche produttore esecutivo, ci sono due sceneggiatori giovani e di rilievo come Brian McGreevy e Lee Shipman, entrambi già creators della serie Netflix Hemlock Grove.
Interroghiamo, quindi, l'episodio pilota di The Son.

Domanda iniziale: qual è stata la vita di Eli McCullough? Il pilota presenta due momenti della vita di Eli McCullough. Da giovane (interpretato da Lofland) nel 1849 è il figlio adolescente di un'apparente povera famiglia texana, sconvolta una sera dall'irruzione in casa di un gruppo di comanche che uccidono le donne (il padre era assente) e portano via lui e il fratello Martin. Se quest'ultimo, però, non riesce ad accettare la prigionia e va incontro alla morte, Eli sembra scosso dalla morte della sua famiglia, di cui forse è anche in parte colpevole, ma non sembra del tutto rabbioso e vendicativo nei confronti della tribù indiana e del loro capo Toshaway, interpretato da McClarnon. Poi c'è un secondo Eli (cui presta il volto Brosnan), proprietario, nel 1915, di un allevamento di bestiame con l'intenzione, però, di vendere le proprie terre alle compagnie petrolifere. È in aperto scontro con il figlio Pete (Garrett), sia sulla scelta di vendere le terre, sia sulle proprie convinzioni esistenziali. Il vecchio Eli, infatti, crede nel rispetto reverenziale ottenuto grazie alla violenza e alle rivendicazioni, come sembra trapelare da alcuni discorsi tra lui e il figlio in merito alla misteriosa morte del messicano Armando. Questo parallelismo temporale è proposto in un montaggio in cui il passato sembra giustificare i comportamenti e le scelte del vecchio Eli. Alla scena dalle morte del fratello Martin, ad esempio, corrisponde la morte del genero di Pedro Garcia, reo di aver fatto saltare con la dinamite il pozzo inattivo per l'estrazione del vecchio McCullough. Il giovane non ha paura di morire, proprio come il fratello di Eli, e gli tocca lo stesso destino dei due fratelli, ossia essere preso e portato via legato a cavallo. Considerando anche i primi tre minuti dell'episodio in cui si svolge la scena dell'agguato degli indiani, la serie appare concentrarsi sulla spiegazione della vita di Eli, in che modo abbia vissuto, presumibilmente, con gli indiani, e come mai sia così legato alla terra del Texas che lui stesso definisce "piena di brava gente". Il vecchio McCullough, però, è davvero un bravo cittadino considerando i suoi modi violenti e la sua idea di giustizia? Soprattutto, però, chi è veramente "il Figlio" del titolo? Lui, giovane senza padre che si lascia prendere dagli indiani o Pete, represso dalla brutalità del padre? O meglio ancora Eli, Pete e tutti i protagonisti figli del Texas?

Linee narrative: Texas e famiglia. Il primo episodio propone un protagonista principale ingombrante e difficile: il Texas. Descritto nelle sue ampie praterie, nei villaggi di legno e nelle case di campagna, è nella serie inteso come un territorio di interesse per tutti. La violenza dei comanche prima, la presenza poi, nella stessa scena di americani, messicani e anziani indiani permettono allo spettatore d'intuire che questa regione degli States è sicuramente una zona di confine che macina tensioni e scontri. È chiaro in questo Pete, che alla festa di compleanno del padre parla con Maria Garcia (Paola Nunez) della politica instabile in Messico e degli echi che si trascinano fino in casa loro. A questa definizione si associa il discorso del vecchio Eli in occasione del suo compleanno. Parla, infatti, della fine dei tempi delle guerre e che per il Texas (e anche per tutti loro) è arrivato il momento di entrare in una nuova epoca, più moderna. Il suo riferimento è all'era del petrolio che può portare ricchezza e prosperità. Eppure lui stesso perpetra ancora la violenza e la guerra sia in occasione della morte di Armando che quando insegue il giovane che ha fatto esplodere la trivella fino al punto di voler usare una giustizia personale. Nel Texas quindi ci sono molti fermenti e sguardi contrastanti. Uno di questi è all'interno dei McCullough. Da un lato, infatti, c'è il vecchio Eli, il quale ha al suo fianco uno dei figli, Phineas (David Wilson Barnes), e contro Pete, apparentemente più conservatore e 'democratico'. Attorno a loro la famiglia e i rapporti, tesi e controversi, con i messicani Garcia e gli indiani. Poi, infine, viene tracciata presentata una linea narrativa che, come detto, segue la vita di Eli tra passato e presente intenta a definirne il personaggio. Questo accade sulla scena. In sottofondo ci sono i temi. Il pilota parla di sete di potere insita nella natura umana che accomuna Eli, la sua famiglia e gli indiani che insegnano al giovane protagonista a perpetrare sangue e violenza. A ciò fa seguito il tema del passato che ritorna nella vita di ognuno al punto da condizionarne le scelte, come dimostrano i comportamenti, in particolare, del vecchio McCullough.

Serie cinematografica o serie televisiva? C'è da osservare che il pilota di The Son presenta una regia studiata e in apparenza non banale. Tom Harper, regista navigato nel mondo televisivo, sceglie due strade di ripresa. Per descrivere il 1915 della famiglia McCullough non usa un particolare linguaggio. Campi e controcampi, campi lunghi e movimenti della camera lineari inquadrano la situazione. Nel filmare, però, le scene nel 1849, in particolare dall'irruzione degli indiani e in tutto il successivo rapimento del giovane, il punto di vista è sempre il suo. Spesso, quindi, accade che la camera sia posta al livello del suolo e in posizione distorta per restituire la visione degli occhi del giovane ferito a terra. Anche quando dialoga con il fratello, la camera è sempre posizionata sul loro orizzonte, per poi alzarsi e seguire con riprese a mano la scena della morte di Martin. Dopo questo il mondo del giovane Eli si restringe e la camera ritorna al livello del suo sguardo. Allo stesso modo anche nella seconda parte del pilota, in occasione della scena del compleanno del vecchio McCullough, una ripresa in piano sequenza introduce in casa l'arrivo di Phineas, utile a definire l'importanza dell'uomo nella sua famiglia. Piccole scelte linguistiche per permettere di comprendere la puntata che si associano a uno schema di narrazione consolidato. I creators della serie, infatti, organizzano la puntata, e forse la serie, proponendo allo spettatore un personaggio principale, Eli, a cui agganciare il loro interesse. Il montaggio tra presente e passato, infatti, è funzionale a questo obiettivo, come anche la caratterizzazione, sia da giovane che da vecchio, di un personaggio determinato, fuori dalle regole, preciso nel perseguire i suoi obiettivi (un po' come già osservato per James Delaney in Taboo). Tutt'attorno un contesto, il Texas, che non ha solo valore scenografico, bensì di caratterizzazione dei processi narrativi. Nel pilota, dunque, l'aggancio dell'attenzione del pubblico avviene in questo modo e si alimenta con il veloce cambio delle scene, ogni 3 minuti, e ai dialoghi attraverso cui si spiega la storia e cresce il mistero.
Un buon compito quello svolto da Meyer e associati che attende la conclusione della serie per capire come si può sviluppare.



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Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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