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Botta e risposta tra la Berlinale e il governo iraniano

Vi avevamo già parlato, nella panoramica riguardante la Berlinale, del problema della proiezione del film Closed Curtain di Jafar Panahi.

Per lui si era mosso anche il capo del festival appellandosi al governo iraniano, chiedendo di far cadere le accuse sul regista e la pena di vietare a lui di filmare o mostrare sue pellicole per i prossimi 20 anni. Il film è stato ugualmente proiettato ed ha anche vinto un premio, l'Orso d'argento per la migliore sceneggiatura. Poi la nota rilasciata dal festival dove gli organizzatori si dicono "profondamente dispiaciuti se la proiezione e la premiazione del film potranno mai creare dei problemi al regista Panahi e speriamo che l'insistente attenzione internazionale riguardo questo caso possa essere utile a questi coraggiosi artisti". Il riferimento è anche ai due collaboratori iraniani del regista, Kamboziya Partovi e Maryam Moghadam, che hanno fisicamente portato il film al 63esimo Festival Berlino.
La nota tedesca è in risposta alle dichiarazioni del Direttore dell'Organizzazione del Cinema Iraniano Javad Shamaqdari,che aveva affermato: "L'invio di film in festival di lingua straniera senza permesso è una azione illegale in Iran, ma in questi giorni il sistema sta presentando una certa tolleranza nei confronti di queste attività". Tutto bene quel che finisce bene? Uhm, vedremo...

 

 

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