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Mostra di Venezia 2013: una riflessione prima di cominciare

Scorrendo la lista dei registi e dei film presenti alla Mostra del Cinema di Venezia 2013 e leggendo le dichiarazioni del direttore Alberto Barbera, emergono dubbi, interrogativi, riflessioni. Cerchiamo di capire cosa potrà attenderci

Le carte sono sul tavolo. Il programma della 70° Mostra del Cinema di Venezia, articolata in tutte le sue sezioni, è servito. Il direttore Alberto Barbera con il suo entourage ha fatto le sue scelte, preso i suoi rischi, dichiarato le sue intenzioni. Il 28 agosto inizia la kermesse, finalmente. E' tutto pronto. E', quindi, il momento perfetto per fermarsi un istante e riflettere e considerare ciò che potrà essere.
Si può iniziare l'analisi con una dichiarazione dello stesso Barbera. Il 25 agosto l'Huffington Post ha pubblicato un'intervista al direttore, il quale ha dichiarato:”Abbiamo fatto scelte radicali. Ad esempio ci saranno in concorso due documentari e due film che definirei estremi, in cui viene dissolto il concetto di narrazione così come lo conosciamo”. Barbera ha poi aggiunto, rispondendo alla domanda sulla paura di sale vuote:” Il rischio ce lo prendiamo tutto. Forse qualcuno uscirà, forse li odierà. Non importa. Potevamo pure decidere di metterli fuori concorso, ma se non facciamo noi delle proposte così, chi le fa?”. Giustissimo direttore!

La Mostra del Cinema di Venezia, infatti, si è sempre segnalata come un palcoscenico di nuove tendenze cinematografiche, molto più del Festival di Cannes e Berlino. Bisogna osare, provare, proporre qualcosa di nuovo, restare in contatto con i tempi e la sua evoluzione. Sopratutto il restare il linea con i tempi sembra un dogma molto ben recepito da Barbera che, in tempi di recessione, propone spesso, per giustificare l'assenza in cartellone di grandi divi e film di Hollywood, fatta eccezione per Gravity, il film di apertura che porterà al Lido Sandra Bullock e George Clooney, la questione delle scarse condizioni economiche in cui versa il cinema che impedisce alle grandi case di produzione di portare i loro film a Venezia. Questa stessa motivazione, più virata verso una scelta di marketing, è stata usata, inoltre, dal direttore anche per giustificare l'assenza di Steve McQueen con il suo nuovo film 12 Years a Slave. Il marketing ha spinto il regista inglese a presentare in anteprima mondiale il suo film al Festival di Toronto. Sinceramente suona un po' strano. McQueen con Venezia e la Biennale ha un bel debito di riconoscimenti e allori. Michael Fassbender con Shame, secondo lungometraggio del regista inglese, ha vinto nel 2011 la Coppa Volpi per la Miglior Interpretazione maschile; inoltre il film è stato ben accolto da critica e pubblico, diventando il vero outsider nella lista dei premiati. Non solo: McQueen ha partecipato con grandi apprezzamenti in qualità di videoartista alla 52° Biennale d'arte, alla 53° ha esposto nel Padiglione Gran Bretagna e per l'edizione di quest'anno ha proposto un nuovo lavoro. La domanda, quindi, appare legittima: è davvero solo il marketing ad aver portato il regista inglese a preferire Toronto alla vetrina di Venezia che lo ha sempre ben accolto?

La lista degli esclusi, però, non comprende solo lui, ma molti altri registi e le motivazioni delle esclusioni sono note. Alla luce di ciò, il concorso appare strutturato su un equilibrio che prevede al fianco dei molti outsider - tra cui James Franco, Xavier Dolan, Gianfranco Rosi - vecchi maestri come Amos Gitai, Gianni Amelio, Terry Gilliam, Hayao Miyazaki e Stephen Frears. Poi ci sono i documentari che rappresentano la vera rivoluzione, compiuta fino a un certo punto. Fa specie, infatti, notare come il miglior documentarista cinese, vincitore della sezione Orizzonti l'anno scorso, Wang Bing, sia stato inserito nel Fuori Concorso, in compagnia, tra l'altro, del Leone d'oro 2012, Kim Ki-duk. Quindi più che di rischi e azzardi le due selezioni principali appaiono strutturate su evidenti discrepanze che denotano, in apparenza, la non convinta volontà di osare fino in fondo da parte dei selezionatori. Questo dato era già emerso nella precedente edizione, ma era stato soffocato dalla presenza di una buona qualità registica e dalla forza di Spring Breakers - Una vacanza da sballo di Harmony Korine, mina vagante che piaceva al pubblico, ma scontentava la critica. Quest'anno invece tra molte incognite, chi mai potrà essere l'outsider? L'essere 'rivoluzionario' di Barbera è vitale per la Mostra e la sfida lanciata al pubblico sulla qualità del cinema è apprezzabile. Se tale qualità, però, non emerge, non si mette in luce, perché affossata dal malcontento? Il rischio più grande della 70° Mostra del Cinema è che il pubblico non arrivi, perché non si sente stimolato e incuriosito. C'è la possibilità che non emerga quella miscellanea di stili narrativi, su cui si impernia solitamente il concorso, in grado di accontentare i palati degli spettatori, degli addetti al settore e dei produttori, a causa di una selezione disarmonica.

L'interrogativo principale è: quanto sono realmente azzardate le scelte del direttore?
A Barbera, infine, non resta che sperare nel collettivo delle Femen, le quali hanno già annunciato la loro presenza al Lido, per cercare di dare una scossa alla Mostra.
A noi, invece, non rimane che attendere il 28 agosto e l'inizio di tutto, per fugare ogni dubbio.

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