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IX Lago Film Fest: il resoconto del primo week-end

Il sipario si è alzato sul Lago Film Fest, il festival di corti di Revine Lago. Tra eventi, proiezioni speciali e il concorso, si è concluso il primo week-end di programmazione. Vediamo cosa ha proposto

La partenza del IX Lago Film Fest è stata roboante. La riva del lago e i cortili in cui si svolgono le proiezioni hanno accolto immagini e parole, stimoli visivi e sensoriali, concerti, spettacoli per i più piccoli, presentazioni di libri e performance vocali e visive, come Iokoi di Mara Micciché nell'ambito dell'evento Svizzera Mon Amour.
Questo ricco programma non ha, però, distolto l'attenzione del pubblico dalla selezione cinematografica. Tutto è stato proposto nell'adeguata misura, come un giusto contrappeso culturale a tutte le proiezioni. Quelle speciali, in particolare, hanno rappresentato un buon momento di analisi per la comprensione di un determinato cinema o regista e hanno attirato molto pubblico, come si è notato venerdì per la retrospettiva dedicata ad Aly Muritiba, giurato quest'anno e vincitore del VIII edizione del festival con A Fabrica.
C'era grande curiosità nell'osservare Pátio, il secondo capitolo della trilogia che il regista brasiliano ha dedicato alla vita nel carcere. In questo lavoro Muritiba propone le attività dei carcerati brasiliani durante l'ora d'aria. Il regista si pone in una posizione privilegiata, dietro a delle sbarre, rialzato rispetto al cortile inquadrato; come un attento osservatore filma le azioni dei carcerati. Chi gioca a calcio, chi prega, chi fa ginnastica, chi vive la propria socialità. In sottofondo si ascoltano le loro voci, percepite da chi osserva con forte realismo per ciò di cui discutono. Al contrario, infatti, del più bieco consociativismo, i loro discorsi, le loro chiacchiere sono intessute di una forte umanità, di confronto, di dialogo e assistenza reciproca. Muritiba in Pátio, come già osservato con A Fabrica, dimostra di essere spinto nei suoi corti da una gran voglia di comunicare, di proporre la cruda realtà della vita nelle carceri brasiliane. Tale volontà, però, si disperde e non è del tutto percepita a causa di scelte espressive e stilistiche che non collimano con quanto narrato. In Pátio la scelta della ripresa frontale e fissa è funzionale alla volontà di osservare e scrutare, ma non riesce a descrivere quale sia il vero valore dell'ora d'aria per i carcerati e il fervore di umanità connesso che si percepisce, in parte, dai dialoghi.
Spostando l'attenzione, invece, dagli eventi speciali al concorso del Lago Film Fest nella proposta internazionale, tra i cortometraggi che hanno dimostrato maggiore qualità si può segnalare Das Falkenspiel di Robert Beske. È un affresco sulle vita di alcuni abitanti di un piccolo paese tedesco rappresentati attraverso le loro azioni quotidiane. Un cacciatore parla con il suo falcone, un anziano uomo decide di smettere di disegnare, una commessa aspetta con il sorriso i clienti. Il regista si domanda: cosa spinge loro a vivere quella vita? Probabilmente la noia, l'appiattimento sociale che Beske raffigura imperniando il corto in un'aria metafisica, sospesa nel tempo. Il regista vuole rappresentare più che le azioni, i pensieri che alimentano questa dimensione e per questo sceglie di inquadrare in primissimo piano i gesti dei personaggi, portando chi osserva nella loro mente.
Me & Everything I'm Not
di Maya Brinner, invece, è un cortometraggio di tono più allegro che affascina subito per la spontaneità con cui è raccontata la storia. Una giovane ragazza lungo una notte è alla ricerca della propria identità; in questo viaggio incontra molte realtà, persone, sentimenti che punteggiano la sua malinconia. I pensieri della ragazza, i suoi turbamenti e le sue gioie sono narrate con naturalezza e semplicità tanto da permettere una forte immedesimazione dello spettatore.
Con Cerdos, pinas y otros mortales di Patricia Martinez del Hoyo, Maria Antonia Montagut e Tonio Xou si passa dalla frizzante malinconia della Brinner a una disincantata analisi su come sarebbe meglio morire. Il protagonista è Mr Joan che, all'età di 87 anni, non ha certo voglia di abbandonare la terra, ma vive con vitalità la sua esistenza. Il ritmo è serrato, l'ironia è prepotente. Un buon momento di cinica comicità.

Il programma, fino ad ora, dunque, si presenta eterogeneo sia nella proposta narrativa che in quella stilistica. Attendiamo lo svolgersi della settimana nell'attesa che la scelta dei corti privilegi una riflessione più generale, polarizzando, così, in un'unica direzione le nostre attese.

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