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Festival di Cannes 2022: come doveva essere e come è

Mentre il direttore della Mostra del Cinema, Alberto Barbera, annuncia che il Leone d’oro alla carriera per l’edizione 2022 sarà Paul Schrader, Thierry Fremaux ha calato i suoi assi per la prossima edizione del Festival di Cannes. Il 17 maggio prenderà avvio la 75esima edizione con una ricca serie di nomi e registi che abbaglieranno il pubblico con le loro nuove opere. Ma la proposta di cinema sarà veramente così luccicante?

L’aria della Croisette intrisa dei profumi dal mare e dalla sontuosa terra della Costa Azzurra, tra pochi giorni si mescolerà all’odore aspro e romantico della pellicola cinematografica e dei flash dei fotografi (l’immagine di pellicola e flash sono molto nostalgiche in quanto non appartengono più alla contemporanea epoca del digitale, ma ci piaceva ricordare la Croisette con queste essenze). Il 17 maggio comincerà l’edizione numero 75 del Festival di Cannes che terminerà il 28 maggio. Dodici giorni circa di film e registi, di corse tra una sala e l’altra e fotografi che impazziscono dietro ai divi del cinema, di proiezioni a orari folli e del vecchio sapore del cinema. Per gli addetti ai lavori, giornalisti, amanti della settima arte e delle star, sarà come vivere in un frullatore.
Essendo il Festival di Cannes, inoltre, una tappa molto importante per la prossima stagione cinematografica ed essendo un grande evento che può dirci molto sullo stato del cinema, come arte e industria, abbiamo deciso di fare una piccola riflessione a priori sul programma, un’analisi preliminare alla visione dei film scelti dal comitato di selezione, capitanato dal Delegato Generale Thierry Frémaux

Da cosa cominciare? Il punto di partenza è la ricca selezione che trovate elencata in fondo all’articolo, suddivisa nelle sezioni storiche: Concorso, Fuori Concorso, Un Certain Regard, le Proiezioni speciali, le Midnight Screenings, Cannes Prémiere e la Quinzaine des Réalisateurs, sezione parallela diretta da Paolo Moretti che si aprirà con il nuovo film di Pietro MarcelloScarlet. Tornando alla selezione, Fremaux ha annunciato i film il 14 aprile scorso, per poi una settimana dopo, il 21 aprile, annunciare una seconda infornata di titoli a completare il programma. Già prima di aprile si sapeva che sulla Croisette sarebbero arrivati Elvis di Baz Luhrmann (produzione Warner Bros.), Three Thousand Years of Longing di George Miller con Tilda Swinton Idris Elba e Top Gun: Maverick di Joseph Kosinski (produzione Paramount), l’atteso sequel del cult che sarà anche l’occasione per assaporare un’ampia retrospettiva sul suo protagonista, Tom Cruise. Notizia di ieri, 5 maggio, è che la Palma d’oro alla carriera sarà consegnata a Forest Whitaker. A giudicare i 18 film in concorso sarà una giuria presieduta da Vincent Lindon e composta dal regista iraniano Asghar Farhadi, dall’attrice italiana Jasmine Trinca, dal regista statunitense Jeff Nicholson, dall’attrice e regista inglese Rebecca Hall, dall’attrice indiana Deepika Padukon, da Noomi Rapace, Ladj Ly e dal regista norvegese Joachim Trier.
A parte queste sporadiche notizie e in controtendenza rispetto al passato, per questa edizione del festival francese non sono trapelate molte indiscrezioni nei mesi precedenti sui film in gara. Una delle poche notizie a uscire dagli uffici del comitato di selezione qualche settimana fa, è stata la mancanza presenza a Cannes del film Blonde di Andrew Domink con Ana de Armas nei panni della divina Marilyn Monroe. La motivazione ufficiale non è certa, ma pare che la pellicola, che doveva già approdare alla Mostra del Cinema 2021, sia stata ritirata dal suo produttore, Netflix, in quanto c’era la possibilità che non potesse finire nel Concorso. Ammesso che ciò sia vero, e forse per lo stesso motivo il film non è passato la Lido (mah!), questa indiscrezione confermerebbe un criterio di selezione ufficioso e mai nettamente e totalmente sostenuto né dai direttori dei festival del cinema, né tanto meno dai produttori, ossia che la selezione ufficiale non si formi solo per meriti artistici, ma anche per meriti produttivi. Però questa è una sensazione, non c’è nulla di certo.

Come poteva essere. Avari di notizie e rumors, la stampa di settore nei mesi precedenti aveva ipotizzato quali potevano essere i film presenti a Cannes. Secondo quanto riportato da Variety in un articolo apparso sulle sue colonne l’11 aprile scorso, il comitato di selezione di Cannes ha intrapreso la sua opera di visione e scelta un po’ in ritardo a causa dell’invio tardivo di molte pellicole e proprio in quella data, a circa tre giorni dalla conferenza stampa di presentazione, Fremaux e soci stavano ancora visionando alcune pellicole. Questo spiegherebbe la doppia tranche di annunci (14 e 21 aprile). Non è stato detto ufficialmente, però, perché i film siano stati inviati così in ritardo, forse perché si sentono ancora gli echi dei ritardi produttivi dovuti alla pandemia di COVID-19 o forse perché i film inviati hanno avuto una gestazione più lunga del previsto. 
Venendo più ai film, pareva certa la presenza del nuovo film di David Lynch interpretato da Laura Dern e altri attori che hanno già lavorato con il regista. Di questa pellicola non si sa davvero nulla, anzi pare essere stata smentita da più voci in quanto sembra che il geniale regista americano stia pensando e forse girando una serie tv dal titolo (provvisorio) Unrecorded Night. Non c’è, dunque, da stupirsi per la mancata presenza a Cannes dell’ultimo lavoro per questo regista molto amato dal festival francese. Un altro regista che a Cannes deve molto è Koji Fukada che, dopo aver vinto il Premio della Giuria nella sezione Un Certain Regard con Harmonium, pareva dovesse arrivare al festival con il suo film Love Life anche sospinto dalla vitale e corposa attenzione che il Festival di Cannes sta rivolgendo al cinema giapponese dopo la consacrazione internazionale di Drive My Car di Hamaguchi e la Palma d’oro a Kore-eda. Si vociferava che dovesse trovare spazio nel Concorso anche Léa Mysius che nel 2017 incantò il pubblico francese con Ava. Il nuovo film della regista giovane francese Les cinq diables interpretato da Adèle Exarchopoulos, è stato selezionato, invece, dalla Quinzaine. Avendo spostato, invece, l’uscita in autunno (anteprima mondiale alla Mostra 2022?), Cannes non ha potuto selezionare nemmeno The Son del fortunato regista Florian Zeller, Alejandro González Iñárritu con Bardo e Bones & All di Luca Guadagnino. Per quanto riguarda la giuria, invece, da qualche mese era circolata la voce che Fremaux volesse come presidente Penelope Cruz, per poi abbandonare l’idea in quanto pareva che Cannes potesse presentare il nuovo film di Emanuele Crialese, L’immensità. Alla fine né il film, né l’attrice saranno in Francia. Prima, però, di affidare la direzione della giuria a Lindon, Fremaux aveva anche pensato a Marion Cotillard, nome sfumato a causa della sua presenza nel film in concorso di Arnaud Desplechin, e successivamente ad Asghar Farhadi il quale, però, pare che abbia rinunciato a causa delle accuse di plagio che gli sono state mosse per il suo ultimo film A Hero, vincitore a Cannes 2021 del Gran Premio della Giuria.

Considerazioni su Cannes 2022. Forse con la presenza di Lynch che comunque riesce a spostare molto le decisioni della giuria oltre che attrarre a Cannes una golosa folla di amanti di cinema, l’edizione 2022 del Festival di Cannes avrebbe assunto, almeno nel Concorso, un aspetto differente. Stando però a quanto è stato annunciato (mancano ancora un po’ di giorni all’inizio, quindi forse ci sarà spazio per altre sorprese), la selezione dei film in corso per la Palma d’oro appare, sulla carta, non troppo avvincete e quasi piatta. La formula di selezione di Fremaux, che assomiglia anche a quella di Barbera per la Mostra, parte dai nomi noti, dai nomi garantiti, da quei registi, figli o non figli di Cannes, che sicuramente avranno creato ottimi film, ma standardizzano e quasi banalizzano la proposta. Quindi Mungiu, i fratelli DardenneCronenberg, Claire Denis, gli stessi Kore-eda, Park Chan-wook, Serebrennikov, Skolimowski, Martone e mettiamoci anche James Gray e Desplechin, uno dei figli prediletti di Cannes, che qualità avranno espresso nei loro ultimi lavori per essere inseriti nel Concorso? Avranno riflettuto su temi importanti, contemporanei? Avranno fornito domande e risposte a spunti sull’uomo, sul suo presente e/o futuro e sulla sua natura? Sicuramente saranno tutti film di cui ci riempiremo gli occhi appena arriveranno al cinema, perché sono tutti grandi autori, ma sono anche registi che stanno conducendo la loro poetica verso idee e stili consolidati. La domanda, dunque, è sempre quella: meglio per il Concorso un nome noto o un film che possa aprire un orizzonte di pensiero, magari diretto da un nome poco conosciuto? Ed è sbagliato, a nostro parere, affermare che la selezione ufficiale deve essere composta da nomi certi, sicuri, per poi lasciare al Certain Regard o alla Quinzaine la possibilità di proporre e sperimentare. È meglio la qualità o la sicurezza? Dilemma esistenziale per i festival cinematografici, vecchio quanto il cinema. Certo il Festival di Cannes nelle passate edizioni, soprattutto dal 2000 in avanti, non si è mai caratterizzato per una ricerca sistematica e annuale di nuovi spunti di riflessione registica, ma anzi, soprattutto negli ultimi tempi, il sorriso di Fremaux si allargava sempre più quando annunciava la presenza dei vecchi amici del festival. La sensazione che abbiamo, giusta o sbagliata che sia, è che il Delegato Generale non abbia ancora digerito il mancato svolgimento dell’edizione 2020 di Cannes e che quindi stia coltivando un'ossessione per poter prendere e presentare più film possibili, come è stato anche per il 2021. Molti film e soprattutto diretti da registi conosciuti. La selezione dei film in gara, però, non si stringe attorno ai nomi sopracitati. Dopo aver vinto nel 2018 il Certain regard con Border approda in concorso Ali Abbasi, come anche il giovane regista belga Lukas Dhont, anch’egli figlioccio di questo concorso. Un discorso a parte è da fare per Ruben Östlund che ha già vinto una Palma d’oro con The square e a Cannes 2022 porta la sua opera terza; nel breve spazio di due film il regista svedese ha, però, dimostrato una maturità artistica che, ci auguriamo, possa crescere con Triangle of Sadness. Anche su Kelly Reichardt siamo sicuri di puntare forte, anche se First cow e il precedente Night moves non ci hanno impressionato come i precedenti. La scommessa di Fremaux è forse il giovane regista iraniano Saeed Roustaee per la prima volta al festival francese o Tarik Saleh che conosciamo dai tempi di Metropia alla Mostra del 2009 o ancora la nuova opera di Valeria Bruni Tedeschi?
Ultima considerazione riguarda il film d’apertura Coupez! (inizialmente intitolato Z (Comme Z)) di Michel Hazanavicius, rifacimento in chiave europea di un film giapponese a base zombie che qualche anno fa entusiasmò il pubblico del Far East Film FestivalZombie contro zombie di Shin’ichiro Ueda. Se il regista francese è rimasto fedele all’originale e alla sua (in)capacità di rifare i film di genere, il Festival di Cannes aprirà con i fuochi d’artificio!

Il 29 maggio faremo le nostre considerazioni. Intanto ci rimangono i dubbi e le perplessità per un concorso che pare non avere molto slancio e molte visioni. Guardando, infine, la lista dei film presenti sulla Croisette forse, a parte la nuova opera di Lynch, il nuovo film di Pietro Marcello o il documentario The Natural History of Destruction di Sergei Loznitsa (documentarista di grande caratura intellettuale che non ha certo bisogno di una proiezione speciale) o anche la pellicola di Léa Mysius avrebbero potuto stare in concorso e cambiare le aspettative della 75esima edizione del Festival di Cannes

Concorso
Holy Spider di Ali Abbasi
Les amandiers di Valeria Bruni Tedeschi
Crimes of the Future di David Cronenberg
Tori et Lokita di Jean-Pierre e Luc Dardenne
Stars at Noon di Claire Denis
Brother and sister di Arnaud Desplechin
Close di Lukas Dhont
Armageddon Time di James Gray
Broker di Hirokazu Kore-eda
Nostalgia di Mario Martone
RMN di Cristian Mungiu
Triangle of Sadness di Ruben Östlund
Haeojil gyeolsim (Decision to Leave) di Park Chan-wook
Showing Up di Kelly Reichardt
Leila’s Brothers di Saeed Roustaee
Boy from Heaven di Tarik Saleh
Zhena Chaikovskogo (Tchaïkovski’s Wife) di Kirill Serebrennikov
Hi-han (Eo) di Jerzy Skolimowski

Fuori concorso
Coupez di Michel Hazanavicius (film d’apertura)
Top Gun: Maverick di Joseph Kosinski
Elvis di Baz Luhrmann
Novembre di Cédric Jimenez
Three Thousand Years of Longing di George Miller
Mascarade di Nicolas Bedos

Un Certain Regard
Les pires di Lise Akoka e Romane Gueret
Kurak günler (Burning Days) di Emin Alper
Metronom di Alexandru Belc
Retour à Séoul di Davy Chou
Sick of Myself di Kristoffer Borgli
Domingo y la niebla di Ariel Escalante Meza
Plan 75 di Hayakawa Chie
Beast di Riley Keough e Gina Gammell
Corsage di Marie Kreutzer
Bachennya metelyka (Butterfly Vision) di Maksim Nakonechnyi
Vanskabte Land/Volaða Landa (Godland) di Hlynur Pálmason
Rodéo di Lola Quivoron
Joyland di Saim Sadiq
The Stranger di Thomas M Wright
The Silent Twins di Agnieszka Smocynska

Proiezioni speciali
All That Breathes di Shaunak Sen
The Natural History of Destruction di Sergei Loznitsa
Jerry Lee Lewis: Trouble in Mind di Ethan Coen

Midnight Screenings
Hunt di Lee Jung-jae
Moonage Daydream di Brett Morgen
Fumer fait toussir di Quentin Dupieux

Cannes Première
Nos frangins di Rachid Bouchareb
Esterno notte di Marco Bellocchio (serie tv)
Dodo di Panos H. Koutras
Irma Vep di Olivier Assayas (serie tv)

Quinzaine des Realisatuers
L’envol (Scarlet) di Pietro Marcello (film di apertura)
1976 di Manuela Martelli
The dam di Ali Cherri
Les années Super 8 (The Super 8 Years) di Annie Ernaux & David Ernaux-Briot
Ashkal di Youssef Chebbi
Les cinq diables (The Five Devils) di Léa Mysius
De humani corporis fabrica di Véréna Paravel & Lucien Castaing-Taylor
La dérive des continents (au sud) (Continental Drift (South)) di Lionel Baier
El agua (The Water) di Elena López Riera
Enys men di Mark Jenkin
Falcon lake di Charlotte Le Bon
Fogo-fatou (Will-o’-the-Wisp, Feu follet) di João Pedro Rodrigues
Funny pages di Owen Kline
God’s creature di Anna Rose Holmer & Saela Davis
Les Harkis (Harkis) di Philippe Faucon
Men di Alex Garland (proiezione speciale)
La montagne (The Mountain) di Thomas Salvador
Pamfir di Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk
Revoir Paris (Paris Memories) di Alice Winocour
Taht Alshajra di Erige Sehiri
Un beau matin (One Fine Morning) by Mia Hansen-Løve
Un Varon (A Male) di Fabian Hernández
Le parrucche vert (The Green Perfume) di Nicolas Pariser (film di chiusura)

Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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