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Diario da Venezia 78: giorno 10

Il nostro diario (quasi) giornaliero dalla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica che racconta la nostra vita quotidiana a sfioro del Lido, intrisa di film, opinioni, aneddoti, incontri, spunti e tantissime riflessioni, soprattutto di cinema

E venne quel giorno! Non è giunto l’11 settembre, ultimo giorno della Mostra del Cinema 2021, bensì il penultimo giorno che di fatto è l’ultimo giorno. Che confusione, eh?! Per essere precisi oggi, 10 settembre, è stato il penultimo giorno della Mostra, ma si può considerare, a tutti gli effetti, l’ultimo giorno perché ufficialmente in questa giornata tutti i concorsi hanno trovato la loro conclusione. Domani, sabato 11 settembre, è il giorno delle repliche e del film di chiusura, presentato Fuori Concorso, Il bambino nascosto di Roberto Andò, oltre che della cerimonia di chiusura in cui sono assegnati i numerosissimi premi (quelli della sezione VR, di Orizzonti e del Concorso). La serata sarà in diretta su Rai Movie a partire dalle ore 18.45. Noi giornalisti siamo invitati a seguirla, insieme al pubblico, al Palabiennale, mentre la Sala Grande e la Sala Darsena sono riservati agli inviti.
Insomma, con oggi il dado è stato tratto ed è giunto il momento di tirare una linea sotto le addizioni e le sottrazioni. Da domenica partiranno i bilanci, le considerazioni, le eredità e il velo di nostalgia che albergherà nei nostri cuori per la fine di questa bella esperienza. Intanto vi raccontiamo quanto abbiamo visto oggi. Vi anticipiamo che il programma filmico ha previsto la visione dei nuovi lavori di due registi che seguiamo con molta attenzione. Il primo è Rodrigo Plá, regista uruguaiano, che ben ci impressionò alla Mostra del 2007 con La zona che conseguì il premio Venezia Opera Prima. Poi è tornato al Lido con Un mostro dalle mille teste nel 2015 nella sezione Orizzonti e a Venezia 78 sempre in Orizzonti, ha portato un lavoro diretto a quattro mani insieme alla moglie e sceneggiatrice Laura Santullo, dal titolo El otro Tom (The Other Tom). L’altro regista è thailandese e ci ha stregati all'International Film Festival di Rotterdam nel 2015 con Vanishing Point con cui ottenne il Tiger Award. Lui è Jakrawal Nilthamrong e in Orizzonti ha portato la sua terza opera Wela (Anatomy of Time).

In diretta dal Lido. L’ultimo approfondimento da Venezia 78 lo dedichiamo, come già detto, a capire come sono stati accolti dalla stampa italiana e internazionale i film in Concorso stando alle preziose stelle assegnate sul Ciak Daily. La nostra analisi si è interrotta al Diario del giorno 5 con i film di Michelangelo Frammartino, Il buco. Riprendiamo dalla stampa italiana con Sundown di Michel Franco, Mona Lisa and the Blood Moon di Ana Lily AmirpourCaptain Volkonogov Escaped dei russi Merkulova e Chupov che non hanno riscontrato grandi successi. Anzi la pellicola di Franco al momento raccoglie il punteggio medio più basso (1,9 stelle in cui si segnala la votazione di una stella assegnata dal Corriere della Sera, Il Gazzettino, Il Giornale e Il Manifesto). All’opposto hanno raccolto una media voto molto alta Qui rido io di Martone (3,9 stelle), L’événement della francese Diwan con 3,5 stelle di media, e Illusions perdues di Giannioli con 3,4 stelle di media. Nelle votazioni di questi tre film sono abbondate le 5 stelle (L’Espresso e la Stampa le hanno assegnate al film di Martone; Il Foglio per quello di Giannoli) e le 4,5 stelle (L’Espresso, Repubblica e Corriere per L’événement). La stampa italiana, proseguendo, ha assegnato una media voto bassa all’ucraino Vidblysk (Reflection), 2,6 stelle, e ad America Latina dei fratelli D’Innocenzo con 2,8 stelle di media in cui spiccano le 2 stelle assegnate da L’Espresso, Il Foglio, Il Gazzettino e Il Fatto Quotidiano. Non raccoglie grandi allori nemmeno Freaks Out di Mainetti che ha comunque una media voto discreta, 3,2 stelle, con voti molto eterogenei: 4,5 stelle de Il Giornale, 4 stelle de Il Messaggero, Il Foglio e Repubblica e, allo stesso tempo, 2 stelle de L’Espresso e 1,5 stelle de Il Manifesto. Ad oggi, sempre con l’esclusione del filippino On the Job: the Missing 8 e di Un autre monde di Stéphane Brizé, la cui votazione sarà riportata sul Daily di sabato, su diciannove film del Concorso per la stampa italiana undici film superano le 3 stelle e in vetta della media voto si posizionano È stata la mano di Dio e Qui rido io con una media di 3,9 stelle, mentre il fanalino di cosa è Sundown con 1,9 stelle.

Al contrario i voti della stampa internazionale sono meno entusiastici e più contenuti. Captain Volkonogov Escaped ha raccolto ottime votazioni con le 5 stelle di Screen International e The Observer, 4,5 stelle da Positif e 4 stelle da France Culture, Hollywood Reporter e Rzeczpospolita. Hanno ottenuto anche delle buone votazioni L’événement, con 5 stelle da Süddeutsche Zeitung, 4 stelle da Hollywood Reporter, El País e Rzeczpospolita; La caja di Lorenzo Vigas, ha ottenuto 4,5 stelle da The Hollywood Reporter e El País, 4 stelle da Screen International, The film verdict e Rzeczpospolita. Non hanno soddisfatto i critici internazionali i film italiani. Freaks Out racimola, tra quelli che l’hanno visto, 1 stella da Positif e France Culture; America Latina registra come voto più basso le 2 stelle di France Culture, Positif e Süddeutsche Zeitung; Qui rido io, al contrario, ha ben impressionato come testimoniato dalle 4 stelle assegnate da Screen International e France Culture. La media voto della stampa internazionale non è riportata, ma a un rapido sguardo appaiono quattro i film che hanno raccolto le migliori votazioni: Madres paralelas, The Power of Dog, L’événementCaptain Volkonogov Escaped

Per la serie non ci facciamo mancare mai nulla, abbiamo rintracciato un altro pagellino, pubblicarlo sull’account Twitter dell’International Cinephile Society. Questa raccolta voti si basa sullo stesso meccanismo degli altri, solo che i votanti sono giornalisti di siti web e riviste di cinema internazionali. Infatti a proposito di questo ci sentiamo di rivolgerci a Ciak e chiedergli come mai il pagellino della stampa italiana riguarda solo quotidiani cartacei. Perché in questo pagellino non sono presenti riviste di settore italiane o siti web? Se la redazione di Ciak o chiunque si occupi di questa scelta, non li conosce, può scriverci che abbiamo più di qualche nome da consigliare.
Torniamo a I.C.S. Le riviste votanti sono la International Cinephile Society (con due giornalisti), Freelance, MyMovies.it, Politika, Variety, Il Foglio, Slate, Cahiers du Cinéma, Nobody Magazine. Il metro di giudizio utilizzato è lo stesso, le stelle da una a cinque, con l’aggiunta del simbolo del Leone d’oro che identifica quello che secondo la rivista dovrebbe essere il film a cui assegnare il massimo premio. Venendo a giudizi, International Cinephile Society e Il Foglio hanno assegnato il loro Leone d’oro a The Power of Dog, mentre Slate lo assegna a Spencer e I.C.S. lo assegna anche a L’événement. Film giudicati con 5 stelle non ne appaiono, però sono presenti svariati titoli con 4,5 stelle: Freelance, Variety, Politika per Madres paralelas; Slate per The Power of Dog; Variety, I.C.S. e Freelance per Spencer; il Foglio a Qui rido io; Slate a Captain Volkonogov Escaped. Infine la media voto di questo pagellino premia L’événement con 3,79, tallonato da The Power of Dog con 3,75, Spencer con 3,63, Il buco con 3,50. In fondo Sundown raccoglie una media di 1,07 stelle, Freaks out 1,75 stelle, America Latina con una media di 2 stelle. 
Come potete notare i film che sono piaciuti globalmente sono la pellicola di Jane Campion e quella di Sorrentino, tranne per ICS. I film italiani, infatti, pare abbiamo conquistato soltanto la stampa italiana, tranne Il buco che è molto più apprezzato all’estero che in madre patria (come sempre è stato per i film di Frammartino); Spencer, invece, non è stato ben accolto dalla stampa italiana; al contrario la stampa estera lo ha premiato con lusinghiere votazioni. Insomma è tutto abbastanza in bilico. Vi ricordiamo, concludendo, che sono giudizi della stampa e Bong Joon-ho e la sua giuria sapranno scegliere autonomamente. 

Finalmente in sala. Rodrigo Plá in collaborazione con Laura Santullo racconta una storia famigliare di emarginazione e conflitti, in perfetto accordo con la sua cinematografia. La storia di Tom e di sua madre Elena si svolge negli Stati Uniti. Il ragazzino di nove anni è indisciplinato a scuola, non fa i compiti e dà fastidio ai compagni; gli è diagnosticato un disturbo dell’attenzione che è curato con psicofarmaci. Questa forzata cura che la madre è costretta ad accettare, pena l’affidamento del figlio ai servizi sociali, rende Tom diligente e bravo a scuola, ma si riempie di ansie, tic, diventa insonne, un altro Tom in pratica. La situazione poi precipita quando il ragazzino compie un gesto, consapevolmente o inconsapevolmente (?), estremo. La madre, quindi, fino a quel momento distratta, impegnata su se stessa e a cambiare continuamente lavoro, cerca di impegnarsi di più nel rapporto con il figlio, ma senza continuità. Forse Tom più che delle medicine avrebbe bisogno della madre e di suo padre, che, però, vive in Messico. I temi dominanti del film, pertanto, appaiono due: lo spropositato utilizzo degli psicofarmaci per i bambini e il rapporto famigliare tra Elena e Tom. I registi, però, non riescono a intessere perfettamente queste due trame, portando il film per la prima metà, da una parte, per poi nel finale virare verso la direzione opposta. Questo disaccordo probabilmente ha origine dalla sceneggiatura e si capisce dallo sviluppo visivo ed è un vero peccato, perché l’idea di base era buona e originale. 

L’opera terza del regista thailandese Jakrawal Nilthamrong prosegue quanto mostrato nel precedente film, Vanishing Point. L’idea del tempo, infatti, che trascorre inesorabile e che intreccia passato e presente, è ancora posta al centro dell’indagine del regista, che in questa nuova pellicola Anatomy of Time si muove su queste direttrici. Questo sviluppo non riguarda solo gli uomini, le loro scelte, le loro storie, ma la Thailandia stessa, il suo recente passato e come questa eredità sia visibile e gestita oggi. Nella Thailandia degli anni Settanta, infatti, Maem (Thaveeratana Leelanuja) è una giovane, figlia di un saggio orologiaio, contesa tra due uomini: un conducente di risciò, debole e fragile, e un ambizioso ufficiale dell’esercito. Dopo cinquant’anni l’ufficiale è un generale destituito, in fin di vita e la donna lo assiste con cura e devozione, ripensando al suo passato contrassegnato da perdite e sofferenze. Il film va vissuto visivamente e intellettualmente, perché si costruisce lentamente in un gioco di passaggio tra presente e passato che il regista non caratterizza con una scelta linguistica precisa, ma lascia allo spettatore il compito di decifrare i momenti e di intersecarli tra loro. Per questo la macchina da presa che inquadra i movimenti, le azioni, le scelte e i dialoghi altrettanto scarni e misuratissimi dei personaggi, si muove lentamente, su piani orizzontali. Così, chi guarda può comprendere minuto dopo minuto la storia e comprenderne il senso, arrivando al finale che non è tale perché il gioco di relazione tra passato e presente, propone sempre nuovi aspetti su cui riflettere. Nilthamrong, rispetto a Vanishing Point, organizza la storia con maggiore linearità (eliminando il riferimento preciso alla morte dei genitori che nella poetica del regista rappresenta la cesura tra passato e presente), mentre il suo stile rimane sempre lo stesso, intensificando, soltanto in Anatomy of Time, la scelta di lasciare alla natura, ai suoi respiri e rumori, il compito di metaforizzare quanto provato dai personaggi.

Congedo. Questo è il nostro ultimo Diario dalla Mostra del Cinema 2021. Domani sarà il giorno delle notizie ufficiali e poi ci sarà spazio per i commenti e le analisi. Noi ci auguriamo di avervi tenuto compagnia, di avervi restituito esaustivamente la magia di questo evento che soddisfa i palati dei cinefili e lascia perplessi gli stessi amanti della settima arte in cerca di visioni nuove. Soprattutto ci auguriamo di avervi raccontato un bel po’ di cinema, quello che sia noi che voi apprezziamo. Ci avete seguiti numerosi, sia qui che sui social, e questo ci dà la spinta necessaria per andare avanti. È stato un onore poter trascorrere con voi questa bella esperienza e per quanto riguarda quello che accade al Lido, ci vediamo a Venezia 79


Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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