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Verso la Mostra del Cinema 2018: i film che potremmo vedere a Venezia 75

Due mesi. Mancano solo due mesi e l'alba sorgerà sul Lido e sul red carpet. La macchina della Mostra del Cinema di Venezia si è già messa in moto lasciando trapelare le prime notizie ufficiali. Sono i film, però, che si attendono e i relativi cast e registi. In attesa di sapere con certezza gli assi che Alberto Barbera calerà sul tavolo, facciamo il punto su quali film il direttore ha a disposizione per costruire il cartellone di Venezia 75

È inutile nascondersi dietro a un dito. È quasi luglio. L'estate è giunta, il sole diviene giorno dopo giorno più cocente, i cinema si svuotano di novità, per lasciare spazio alle rassegne. Il Festival di Cannes è terminato e con esso il cinema delle grandi produzioni va in vacanza, in attesa di programmare il grande ritorno in autunno. Ultimo ma non meno importante aspetto: bisogna attendere solo circa un mese per la conferenza stampa di presentazione (prevista per fine luglio a Roma). Di cosa? Della Mostra del Cinema di Venezia 2018.
Stando a queste tempistiche, infatti, in questi giorni assolati il direttore Alberto Barbera e il comitato di selezione sono alle prese con i frutti delle loro stesse ricerche nell'ultimo anno. Dopo, infatti, mesi di contatti, telefonate, mail, attese e piccole anteprime, sta nascendo la Mostra 2018. Detto sinceramente, quindi, è tempo di gettare uno sguardo su quali film, attori, registi e produzioni potrebbero solcare il red carpet del Lido dal 29 agosto all'8 settembre prossimo.

Noi ci proviamo a fare una prima stima. Seguiranno aggiornamenti!

Suspiria, di Luca Guadagnino (Italia-USA)
Dopo Call Me By Your Name ormai Luca Guadagnino sembra aver conquistato anche quella critica che l'ha sempre osteggiato, soprattutto a Venezia. Se il lavoro di post-produzione terminerà in tempo, è abbastanza probabile vedere sugli schermo del Lido il suo remake del classico dell'horror di Dario Argento, con Chloe Grace Moretz, Dakota Johnson e Tilda Swinton, da una sceneggiatura di David Kajganich.


La mia vita con John F. Donovan, di Xavier Dolan (Canada)
Figliol prodigo di Cannes, Xavier Dolan non ha voluto solcare la Croisette per il suo debutto in inglese. È molto probabile che arrivi a Venezia la storia della tragica relazione, soprattutto epistolare, tra una famosa star televisiva e un ragazzo di undici anni. Super cast per il regista canadese: Natalie Portman, Kit Harington, Jacob Tremblay e Susan Sarandon.


First Man, di Damien Chazelle (USA)
Il comitato di selezione della Mostra terrà sicuramente molto in considerazione l'ultimo lavoro di Damien Chazelle e probabilmente anche a lui farà piacere essere al Lido dopo la bella accoglienza nel 2016 di La La Land. Il focus del film è la vita dell'astronauta Neil Armstrong, interpretato dal divino Ryan Gosling. Claire Foy vestirà invece i panni della moglie di Armstrong, Janet.


If Beale Street Could Talk, di Barry Jenkins (USA)
Se Berry Jenkis arrivasse a Venezia, sarebbe un bel colpo per Barbera. Il fortunato regista di Moonlight questa volta è alle prese con il riadattamento di un romanzo di James Badwin, incentrato su una donna incinta il cui fidanzato è stato accusato ingiustamente di stupro da un poliziotto razzista. Anche in questo caso cast importante: Regina King, Colman Domingo, Pedro Pascal, Diego Luna e Dave Franco.


Radegund, di Terrence Malick (USA-Germania)
Non è tanto da capire se il film possa andare bene per Venezia, quanto accertarsi che venga ultimato in tempo e che il regista texano abbia voglia di presentare questo suo ultimo lavoro al Lido. I film dell'eclettico Malick sono diventati quasi ospiti fissi al Lido negli ultimi anni, anche se lui fisicamente pare non esserci mai stato. Dopo To the Wonder, nel 2016 è stata la volta di Voyage of Time, che forse è piaciuto solo a chi vi scrive. Radegund dovrebbe discostarsi dall'enfasi poetica della trilogia To the Wonder, Song to Song e Knight of Cups, per raccontare più concretamente di August Diehl, interpretato da Franz Jagerstatter, un obiettore di coscienza che è stato giustiziato dai nazisti per essersi rifiutato di combattere tra le loro fila nella seconda guerra mondiale.


Sunset, di László Nemes (Ungheria-Francia)
Il regista ungherese ha completato il suo nuovo lungometraggio che sta assumendo le tinte di un'opera ambiziosa. Ne
l declino dell'impero austro-ungarico una donna torna a Budapest dopo essere stata allevata in un orfanotrofio. Prende così possesso di un negozio di cappelli di proprietà dei suoi defunti genitori e qui scopre un segreto di famiglia... Si vocifera che Nemes abbia ritirato il film da Cannes per tornare in sala di montaggio e dare una nuova veste al suo film.


Peterloo, di Mike Leigh (Regno Unito)
Due importanti nomi circolano insistentemente nella rosa dei film per la Mostra 2018. Il primo è quello del regista inglese che sembra Cannes abbia respinto. La storia è incentrata sugli eventi che nel 1819 a Manchester hanno portato alla protesta per l'estensione del diritto di voto con conseguente massacro.


 

Non Fiction, di Olivier Assayas (Francia)
Altro autore papabile per il Lido è il vecchio regista francese. La sua nuova storia è un dramma ambientato nel mondo dell'editoria parigina con Juliette Binoche e Guillaume Canet. Personal Shopper è stato ben accolto a Cannes, ma Assayas ha sempre apprezzato la Mostra e la critica veneziana che nell'unica sua partecipazione con Après Mai nel 2012 l'ha premiato e l'ha ricoperto di elogi.  


The Beach Bum, di Harmony Korine (USA-Francia-Regno Unito-Svizzera)
Ultima apparizione nel 2012 anche per il narratore dei freaks americani, Harmony Korine. Dopo il patinato e sconvolgente Spring Breakers, il regista potrebbe portare alla Mostra un altro gruppo di emarginati. Nello specifico Matthew McConaughey nei panni di Moondog, un poeta nomade che fatica a pubblicare il suo lavoro e quindi incassare un'eredità che gli permetta di continuare la sua vita sui generis. Zac Efron e Snoop Dogg completano il cast.


High Life, di Claire Denis (Germania-Francia-Regno Unito-Polonia-Canada-USA)
La regista francese è una vecchia conoscenze del Lido. Barbera potrebbe scegliere di portare a Venezia il suo primo lungometraggio in lingua inglese, nonché suo primo film di fantascienza in assoluto. Robert Pattinson e Juliette Binoche recitano in questo dramma spaziale su un gruppo di criminali inviati in missione in un buco nero. Poi c'è il sottotesto che parla di bizzarrie e di una strana sperimentazione sessuale.


Beautiful Boy, di Felix Van Groeningen (USA)
Altro esordio in lingua inglese per il regista belga Felix Van Groeningen che con questo biopic narra del figlio di David Sheff e della sua dipendenza da metanfetamine. Produzione Amazon, uscita in ottobre, buona per un'anteprima nel caldo sole di settembre del Lido, il film propone il nome di Timothée Chalamet che da solo potrebbe attirare molti fan, accompagnato da Steve Carell.


Widows: Eredità criminale, di Steve McQueen (Regno Unito-USA)
Da un po' di tempo il maestoso e talentuoso regista/artista inglese non si faceva sentire. Incassato l'Oscar per 12 anni schiavo è probabile un suo ritorno a Venezia con questa storia molto femminile. La trama sembra concentrarsi su quattro donne apparentemente senza nulla in comune che si ritrovano a dover gestire un debito lasciato dalle attività criminali dei loro mariti defunti. Nella Chicago contemporanea in un periodo di agitazione, le protagoniste decidono, così, di prendere il destino nelle loro mani e pensano a come costruire un nuovo futuro.


Roma, di Alfonso Cuaron (Messico-USA)
Non è contemplabile che Barbera & Co. si lascino scappare la nuova pellicola del regista messicano a cui è stata già affidata l'apertura della Mostra 2013 con Gravity e la presidenza di giuria della Mostra 2014. Roma dovrebbe raccontare un anno di vita di una famiglia borghese a Città del Messico nei primi Anni '70.



La quietud, di Pablo Trapero (Argentina-Francia)
Per il filone "amici del Lido dell'era Barbera" potrebbe tornare a solcare il red carpet anche il regista argentino dopo il suo l'ottimo esordio con Mondo Grua nel 1999 e la fortunata apparizione del 2013 con Il clan. Della trama si sa davvero quasi nulla. L'unica cosa certa è il film vede protagoniste Bérénice Bejo e Martina Gusman.


Mektoub, My Love: Canto Due, di Abdellatif Kechiche (Francia-Italia)
Non sarebbe giusto se non riuscissimo a vedere la seconda parte della trilogia la cui prima parte alla scorsa Mostra ha sconquassato gli animi della critica. La storia della bella vita in riva al mare di Marsiglia dei giovani protagonisti intenti a conoscersi attraverso l'amore e il sesso si è bruscamente interrotta. Mektoub, My Love: Canto Due dovrebbe focalizzarsi maggiormente sul protagonista Amin che prima si innamora e poi fa la conoscenza di un produttore disposto a finanziare il suo primo film da regista. Anche la moglie del produttore dimostra interesse per il ragazzo, ponendo così Amin di fronte alla scelta tra due donne da una parte e la sua futura carriera.


Di Jiu Tian Chang, di Wang Xiaoshuai (Cina)
Altra trilogia è quella del fortunato e talentuoso regista cinese Wang Xiaoshuai, già passato alla Mostra nel 2014 con Red Amnesia. Questo nuovo film è la prima parte del trittico denominato Homeland che prende in esame i mutamenti delle famiglie della Cina moderna (tema caro al regista). Il primo segmento, la cui sceneggiatura è stata scritta in collaborazione con Ah Mei, copre un periodo di 40 anni, a partire dalle riforme economiche degli Anni '80. In questo contesto si muovono le difficoltà di due famiglie.


Shadow, di Zhang Yimou (Cina)
Avere il maestro cinese al Lido rappresenterebbe un ottimo colpo per Barbera. Il film è molto atteso in Cina e l'uscita è stata più volte rimandata. È un wuxiapian ambientato nella Cina dei Tre Regni, dal 220 al 280. Shadows è stato scritto dallo stesso Zhang Yimou con Li Wei e propone davanti alla macchina da presa Deng Chao, Sun Li, Zheng Kai e Guan Xiaotong.


Il peccato, di Andrey Konchalovskiy (Italia-Russia)
Cast italiano, produzione Rai Cinema, riprese in Toscana per il nuovo film del regista russo. Il tema è la vita di Michelangelo Buonarroti. I presupposti per un passaggio al Lido sembrerebbero esserci tutti.


 

Gomera, di Corneliu Porumboiu (Romania-Francia-Germania)
Il regista rumeno figlioccio di Cannes non è mai giunto a vedere il sole settembrino del Lido. Quest'anno potrebbe essere l'anno buono per osservare nelle sale della Mostra il suo nuovo film Gomera: al centro della pellicola un poliziotto che arriva a La Gomera (isola delle Canarie) per trovare preziose informazioni su un caso a cui sta lavorando che coinvolge un uomo d'affari imprigionato in Romania.


The Sisters Brothers, di Jacques Audiard (Francia-Spagna-Romania-USA)
Altro nome eccellente mai stato alla Mostra potrebbe essere quello del regista francese. Produzione in parte americana per la nuova pellicola che narra di un cercatore d'oro inseguito dal famigerato duo di assassini, i fratelli Sisters nell'Oregon del 1850. Cast rilevante: Jake Gyllenhaal, Joaquin Phoenix, Carol Kane, Rutger Hauer, John C. Reilly per citarne alcuni.


Domino, di Brian De Palma (Danimarca-Francia-Spagna-Belgio)
Portare il caro De Palma a un festival è sempre un grande affare sia per la qualità dei suoi film che per il personaggio in sé. È difficile che il cineasta si muova dagli States, ma c'è da dire che la Mostra l'ha sempre amato e circondato di elogi. Il suo nuovo thriller pare incentrato sulla ricerca di giustizia di un agente di polizia di Copenaghen dopo l'omicidio del suo compagno da parte di un uomo misterioso.


Evil Games, di Ulrich Seidl (Austria-Germania)
Regista fisso sul Lido è l'austriaco che dopo la trilogia di Paradise è tornato a occuparsi di documentari abbastanza estremi. Evil Games dovrebbe raccontare il difficile ricongiungimento di due fratelli dopo la morte della loro madre. Michael Thomas e Georg Friedrich sono i due fratelli, mentre la compagna di Seidl, Veronika Franz, si è occupata dalla sceneggiatura.

Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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