L'attrice sembra aver fatto il primo passo, chiedendo specificatamente di lavorare con il regista, ma come è uscita fuori l'idea di Camille Claudel, 1915? "Ci stavo pensando da parecchio", ha detto il regista. "Cosa potevo offrirle? Ricordavo che, oltre a recitare, Juliette era anche una pittrice. Quindi ho pensato a Camille Claudel per via dei paralellisimi tra questo personaggio e Juliette come semplici persone, dopo si è trattato solo di costruire il personaggio".
La storia sembra molto tenue, questo perché "ho scoperto la vita di Camille come reclusa, la sua vita in manicomio era molto semplice. L'unica cosa che spezzava la routine, l'unica cosa che lei bramava e la sua unica fonte di gioia era la visita di suo fratello. Quindi ho scritto il copione intorno ad una delle visite di Paul".
Tutto gira poi intorno al sottile divario tra insanità e realtà, tra follia e genio: due facce della stessa medaglia? "Mi sono dovuto fare una esperienza in materia, leggendo le lettere di Camille notavo sempre un grandissimo dolore in lei. Mi chiedevo come poter ricreare queste condizioni. Così ho deciso di incontrare diversi malati ed uno psichiatra che applicava i suoi studi alla terapia dell'arte. Alcuni mi hanno dato il benestare, altri, come alcune persone autistiche, non potevano, ci hanno pensato quindi i familiari. Ho portato loro gli attori ed abbiamo tutti fatto un passo verso di loro, perdendo completamente ogni idea di malattia mentale potessimo avere riguardo loro. La stessa Juliette ha creato diversi legami molto forti con alcuni di questi pazienti".

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