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Sole a catinelle - Recensione

Padre nella vita e nel cinema: Checco Zalone torna sul grande schermo con una commedia esilarante, che fa ridere fino alle lacrime ma che lascia anche spunti di riflessione su come l’italiano medio affronta la crisi economica


Checco promette al figlio Nicolò di regalargli una vacanza da sogno, soltanto a patto che venga promosso con il massimo dei voti. Non immaginerebbe mai che il bambino, semplicemente diligente e studioso, riesca davvero in quella che invece lui ritiene possa essere quasi un’impresa disperata. La difficoltà sta nel non avere soldi per mantenere la promessa: il protagonista è un venditore di aspirapolvere in piena crisi con il fatturato e (conseguenza di ciò) anche con la moglie. D’altra parte è straordinariamente ottimista (perché non si rende assolutamente conto del periodo di crisi) e cerca, con tutti i mezzi a sua disposizione, di accontentare suo figlio.
Ancora una volta la coppia Luca Medici-Gennaro Nunziante confeziona un film molto divertente, basato sugli equivoci e sull’assoluta mancanza di consapevolezza del protagonista, che crede di essere il più furbo del mondo, ma in realtà si trova invischiato suo malgrado in beghe familiari e lavorative a lui estranee. Le sue gioie sono semplici: va in visibilio quando si trova di fronte a una telecamera, ma non apprezza minimamente un albergo arredato con gusto. L’importante è avere tanti oggetti, che lo fanno sentire sicuro di sé: telefono cellulare di ultima generazione, elettrodomestici ultra moderni; ovviamente, tutto pagato a rate.
Le situazioni paradossali non mancano in Sole a catinelle, come nei primi due film (Cado dalle nubi e Che bella giornata). La stessa location diventa motivo di ilarità: si tratta di un paesino sperduto del Molise, in cui ci sono solo anziani e non si trova un bambino, neppure a pagarlo (iperbole per descrivere il nostro Paese). Zalone ci offre lo spettacolo dell’uomo medio attuale: quello che non sa come arrivare a fine mese, ma ritiene essenziale l’acquisto di prodotti che rappresentano una sorta di status symbol. Nella realtà fa tanta tristezza, ma la verve del comico e il ritmo sempre costante dell’azione ci fanno scappare non poche risate. Anche perché questa satira coinvolge tutti e ognuno riesce a riconoscere molti dei propri difetti nelle situazioni descritte.

Venditori senza scrupoli, seguaci della new age, imprenditori truffaldini e persino i massoni: nessuno ne esce incolume e l’ipocrisia dell’essere umano diventa il comune denominatore di tutti questi diversi archetipi.

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