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Sapore di te - Recensione

A trent’anni dal successo del film Sapore di mare, i fratelli Vanzina tornano sul grande schermo con una commedia che si ricollega nello spazio e nel tempo alla prima, ma con personaggi e situazioni differenti

Non è un sequel, non troveremo neppure uno degli attori del grande film che ha fatto così tanta fortuna trent’anni or sono, eppure gli appassionati di Sapore di mare saranno sicuramente felici di festeggiare questo anniversario con la nuova pellicola di Enrico e Carlo Vanzina. Sapore di te vede il ritorno del set a Forte dei Marmi e alla famosa Capannina e in questo scenario prendono vita nuove vicende, che raccontano l’Italia negli Anni ’80.
I veri nostalgici non potranno che cogliere alcune ‘citazioni’: lo stesso nome del protagonista del gruppo di ragazzi in vacanza, Luca (Eugenio Franceschini) è quello che fu dato al fortunato personaggio interpretato all’epoca da Jerry Calà.
I protagonisti e le storie sono tanti e spesso finiscono per incontrarsi (e anche scontrarsi): Luca e Chicco sono due compagni di Università che si conoscono fin da bambini e da sempre si innamorano puntualmente della stessa ragazza; Anna (Martina Stella) è una giovane laureanda ospite a casa dell’amica Francesca (Virginie Marsan); Armando (Giorgio Pasotti) è un affascinante scapolo d’oro; Alberto ed Elena Proietti (Maurizio Mattioli e Nancy Brilli) interpretano una coppia di romani molto naif in vacanza a Forte dei Marmi con la figlia Rossella (Katy Saunders); mentre l’Onorevole De Marco (Vincenzo Salemme) si gode l’estate in compagnia di una soubrette emergente (Serena Autieri).
Si tratta di un cast importante, così come il numero delle copie (400) del film, distribuito da Medusa. Pur essendoci situazioni e volti nuovi, il canovaccio si basa sui racconti degli amori nati in vacanza e le situazioni comiche paradossali.

I presupposti per bissare il grande successo di pubblico che il film riscosse molti anni fa ci sono, non c’è dubbio. Sembrerebbe superfluo ricordare che non parliamo neppure lontanamente di un film d’autore (eppure non sono pochi i critici che puntualizzano su questo aspetto), ma di una commedia leggera che va presa semplicemente così com’è. D’altra parte non c’è quel genere di velleità da parte dei protagonisti o degli sceneggiatori, tanto il successo al botteghino sembra assicurato.

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