Manuale d'amore 3
- Scritto da Anna Barison
- Pubblicato in Film in sala
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Tre episodi con un unico filo conduttore: l'amore. Nel primo scopriamo i sentimenti della giovinezza con Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti. Il primo sta per sposarsi con Valeria Solarino, ma un viaggio di lavoro lo porta a conoscere la sensuale e misteriosa Micol – Laura Chiatti – con cui avrà una breve passione. Il secondo è incentrato sull'amore della "maturità". Carlo Verdone è un giornalista televisivo che verrà braccato da una donna con disturbi psichici – Donatella Finocchiaro – da cui non riuscirà a liberarsi tanto facilmente. Mentre l'ultima storia racconta di Adrian e Viola – Robert De Niro, Monica Bellucci – e del loro fulminante incontro, sotto lo sguardo vigile del padre di lei, Michele Placido.
Anche questa volta dopo i primi due film, il regista Giovanni Veronesi ripropone lo schema fisso degli episodi e conferma gli attori Verdone, Bellucci, Scamarcio, tentando la strada dell'internazionalità con Robert De Niro. Le storie di questo Manuale d'amore 3 sono unite dal racconto di un Cupido – taxista, Emanuele Propizio, che armato di lancia e frecce, colpisce il cuore dei protagonisti: una scelta discutibile e abbastanza inutile da parte degli sceneggiatori, visto il mediocre talento dell'attore.
Veronesi cerca di raccontare le tre stagioni dell'amore e i meccanismi psicologici che scaturiscono in ogni età della vita, tentando la strada della commedia sentimentale, a tratti infarcita di una comicità esasperata e grottesca come nell'episodio di Carlo Verdone, il più riuscito, grazie alla vis comica del protagonista e alle sue battute, alcune davvero al vetriolo. Mentre la sceneggiatura del racconto con Scamarcio e Chiatti è la più deludente: la storia non si amalgama, i due protagonisti non riescono a dar vita ad un ritratto credibile dell'amore giovane e soprattutto Laura Chiatti, che dovrebbe dare il volto ad una femme fatale, sembra piuttosto un'arricchita con tempi recitativi e charme molto scarsi. Non va molto meglio nel terzo, dove un mostro sacro come De Niro ha a che fare con una Bellucci che dopo vent'anni non ha ancora trovato il ruolo della svolta, quello che la possa inserire finalmente nell'olimpo delle grandi attrici.
Insomma attori deludenti e storie edulcorate e buoniste, infarcite di luoghi comuni sull'amore, scontate sul finale e totalmente avulse dalla realtà.
In effetti parlare di amore al cinema non è semplice e si può correre il rischio di cadere nella banalità e nel sentimentalismo più irritante, infatti è proprio quello che succede in questa pellicola (soprattutto nel primo episodio, nel terzo e negli inserti di Cupido) e non bastano certe delucidazioni sul senso della vita e riflessioni fintamente profonde: Manuale d'amore 3 non decolla mai e la conclusione sempre e comunque edificante abbassa il livello di interesse. De Laurentiis e Veronesi confezionano un prodotto commerciale, simile a certe soap opera di dubbio gusto. Insomma una commedia banalissima per palati non esigenti.
Anche questa volta dopo i primi due film, il regista Giovanni Veronesi ripropone lo schema fisso degli episodi e conferma gli attori Verdone, Bellucci, Scamarcio, tentando la strada dell'internazionalità con Robert De Niro. Le storie di questo Manuale d'amore 3 sono unite dal racconto di un Cupido – taxista, Emanuele Propizio, che armato di lancia e frecce, colpisce il cuore dei protagonisti: una scelta discutibile e abbastanza inutile da parte degli sceneggiatori, visto il mediocre talento dell'attore.

Insomma attori deludenti e storie edulcorate e buoniste, infarcite di luoghi comuni sull'amore, scontate sul finale e totalmente avulse dalla realtà.
In effetti parlare di amore al cinema non è semplice e si può correre il rischio di cadere nella banalità e nel sentimentalismo più irritante, infatti è proprio quello che succede in questa pellicola (soprattutto nel primo episodio, nel terzo e negli inserti di Cupido) e non bastano certe delucidazioni sul senso della vita e riflessioni fintamente profonde: Manuale d'amore 3 non decolla mai e la conclusione sempre e comunque edificante abbassa il livello di interesse. De Laurentiis e Veronesi confezionano un prodotto commerciale, simile a certe soap opera di dubbio gusto. Insomma una commedia banalissima per palati non esigenti.
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