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L'amore inatteso

Racconto di una conversione tra leggerezza ostentata e una certa povertà narrativa in stile rigorosamente francese, L'amore inatteso, film del 2010, esce nelle sale italiane in cerca di gloria

Opera prima della sceneggiatrice televisiva Anne Giafferi, ispirato al romanzo autobiografico Catholique Anonime di Thierry Bizot, marito della regista, L'amore inatteso esce dopo tre anni nelle sale italiane (misteri della distribuzione).
E' la storia di una conversione attraverso la frequentazione iniziata quasi per caso di una serie di incontri di catechesi da parte dell'avvocato Antoine, felicemente sposato con Claire, medico: una perfetta coppia della borghesia parigina, di quelle un po' snob che passano le serate bevendo vini rossi di qualità a cena da Lipp e chiacchierando con gli amici. Il percorso inizia con diffidenza ("ci vado solo per cortesia perché invitato"), prosegue con una crescente curiosità e termina con una conversione apparentemente molto meditata e decisa, attraverso la rivisitazione della propria vita, soprattutto quella famigliare. E' proprio la famiglia lo spazio dove si gioca il contrasto tra il protagonista che si sente titubante nel confessare l'ispirazione religiosa ma che allo stesso tempo lo porta a guardare con una prospettiva diversa i difficili rapporti col padre ed il fratello, oltre a quelli generazionalmente complicati con il giovane figlio adolescente.
Il film, lungi dall'ammantarsi di una aura di spiritualità, mantiene una atmosfera tutto sommato leggera, anche forzatamente laica, nella quale è evidente l'esperienza autobiografica della coppia, mancando però contestualmente anche la minima traccia di ironia o di divertita analisi, come forse era invece nelle intenzioni della regista; inoltre il film soffre di una verbosità tipica di un certo cinema francese che sovente infastidisce e che rimane in fondo l'unico aspetto che emerge dalla pellicola, sempre troppo in mezzo al guado, priva di una linea narrativa coerente.
Se è vero che L'amore inatteso si vede senza che la noia affiori mai veramente in maniera prepotente, altrettanto incontestabile è che il film mostra una debolezza di fondo dalla quale non sprizza mai un attimo di brio e di vitalità.

Unica vera nota positiva deriva dalla prova degli attori protagonisti: Eric Caravaca, Arly Jover e Valerie Bonneton se la cavano bene seppur in un contesto narrativo che lascia molto a desiderare.

 

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