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La talpa

Una locandina originaleDopo Lasciami entrare, il regista svedese Tomas Alfredson dirige una spy story ambientata nel periodo della guerra fredda. Tratto da un romanzo di John Le Carré, il film racconta l’intricata vicenda di alcuni agenti dei servizi segreti alla ricerca di una misteriosa “talpa” doppiogiochista

In piena guerra fredda, il capo dei servizi segreti inglesi, noto come Controllo, ordina una delicata missione in Ungheria che avrà un esito tragico. Per questo fallimento, lui e l’agente George Smiley verranno espulsi dai servizi segreti.  Smiley verrà però riassunto in segreto dal Circus, il nome in codice dell’Intelligence inglese, per scoprire il doppiogiochista dei sovietici che si cela all’interno dell’organizzazione. Smiley, con il fidato collega più giovane Peter, scandaglierà ogni agente per arrivare alla soluzione dell’intricata vicenda, dove ben cinque uomini Tinker – lo stagnaio – Taylor – il sarto – Soldier – il soldato – e Spy – la talpa – sono i possibili sospettati.

Tomas Alfredson, celebre per il noir visionario sui vampiri Lasciami entrare, dirige un film tratto dal romanzo di John Le Carré, La talpa.
Colin FirthSe per il precedente lavoro, il regista svedese aveva ricreato delle atmosfere algide e rarefatte, per questa pellicola si concentra di più sulla macchinosa trama del romanzo fiume di Le Carré che sulle atmosfere. Un flusso di informazioni che apre trame e sottotrame, dove le scene serrate e la scelta registica di girare un film fedele all’estetica degli anni 70, fanno di Tinker, Taylor, Soldier, Spy, un’opera stilisticamente perfetta, ma per certi versi non sempre emozionante. Intendiamoci, un film di genere scritto e diretto con maestria, calibrato nella sceneggiatura e senza sbavature in ogni sua componente tecnica, ma purtroppo, visto il soggetto particolarmente complesso, la storia risulta difficile da seguire.
La pellicola, infarcita di nomi e personaggi, finisce per farci rimanere maggiormente concentrati sulla complessa vicenda, piuttosto che trasportarci dentro la storia. Ci si immedesima poco nei protagonisti, nelle loro ombre e nelle loro debolezze, nel loro essere perennemente in bilico tra lecito e illecito, ma ci si focalizza di più sulla ricerca del bandolo della matassa. Gli attori tuttavia, tra cui gli eccellenti Gary Oldman e Colin Firth, costruiscono un cast ben assortito, omogeneo e all’altezza. Oldman, con lo sguardo ieratico e autenticamente misterioso da sempre, rende un George Smiley pieno di fascino e autorevolezza.
Il film, in concorso alla Mostra di Venezia, sarà apprezzato da tutti gli amanti del genere, ma sinceramente da un regista così visionario come Alfredson, un tocco personale più forte, avrebbe reso quest’opera forse meno perfetta stilisticamente, ma più avvincente.

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