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Faust

  MargareteUn eterno Faust si aggira per le strade della città in compagnia di un mefistofelico usuraio. Margarete è l'oggetto di uno dei suoi tanti desideri. Alexander Sokurov completa la sua trilogia del potere con il ritratto del personaggio che il potere non ha mai smesso di volerlo


Faust
è un medico, astrologo, scienziato, antropologo, studioso, pensatore, filosofo e allo stesso tempo peccatore e tentatore. È pregno di pensieri, di azioni, di emozioni, il suo cervello non riesce mai a stare a riposo. Deve scoprire e conoscere l'animo e la mente umana. Ne parla con il suo assistente di laboratorio, Wagner, ma trova sulla sua strada una più valida voce di confronto: un usuraio dall'aspetto cupo, sinistro, corrotto, a tratti disgustoso.
Insieme iniziano un cammino per la loro città in cui si confrontano su temi esistenziali, sull'uomo e sulla vita, ma soprattutto discutono della passione che brucia il cuore di Faust per Margarete. È una ragazza dalla bellezza candida e innocente, dalla bianca purezza che lo scienziato conosce casualmente (o forse è il frutto di un gioco dell'usuraio) e desidera più di ogni altra cosa. È disposto a tutto per averla, per stare con lei, anche a concordare un patto con l'usuraio. Le tentazioni, però, non si soddisfano mai.

Il Faust di Alexander Sokurov non è la trasposizione in immagini del testo di Goethe. Il regista russo ha voluto lavorare sull'illimitata propensione dell'uomo al volere. Certo anche il letterato tedesco parla di desideri, volontà, passioni, rappresentando così l'archetipo ideale entro cui inserire il protagonista del film di Sokurov. Il suo Faust desidera, ma è molto dubbioso, più pensatore e allo stesso tempo più determinato nel volere tutto ciò che vuole. Il suo volto, descritto nel testo originale livido di passione, nel film appare sormontato da un punto interrogativo, dal dubbio di quanto desiderio può assecondare.
Una scena del filmIl regista russo realizza, quindi, questo personaggio alternativo sfibrato dal fervore romantico che accompagna quello di Goethe, per renderlo più reale, e affidando tale forza alla natura.
La luce naturale che invade la scena illumina ogni cosa, è prepotente, espressiva. Mette in risalto la cupezza dell'usuraio e di Faust, ma allo stesso tempo rischiara prepotentemente il suo scuro volto, acceso dalla passione, quando il suo sguardo incrocia quello di Margarete.
Se all'inizio, quindi, il forte desiderio è rappresentato dalla luce, nel finale, quando Faust, inebriato dalla sua illimitata cupidigia, vuole ingannare anche il suo aguzzino, l'usuraio, con cui ha stabilito un patto per ottenere l'amore di Margarete, questo sentimento esplode e l'espressione dubbiosa scompare. Quale elemento naturale può metaforizzare la sua illimitata sete di volere? Un geyser. Il suo gettare fuori acqua calda e gas con una forza esplosiva senza paragoni, proveniente direttamente dal centro della terra, rappresenta con efficacia il desiderio costante e sconquassante di Faust.
È questa nuova veste di peccatore e aguzzino, di riflessivo pensatore dei suoi desideri che lo rende affascinante al pubblico e convincente, perché il Faust di Sokurov è l'uomo di oggi. Sempre voglioso di quello che non può ottenere; non ha etica, principi, valori, segue solo la sua religione, il suo essere che lo comanda di desiderare e accumulare. Per questo motivo è anche ciò che ogni potente avrebbe voluto essere, tanto che questo film rappresenta la fine ideale della trilogia del potere che il cineasta russo ha iniziato con Moloch, Taurus e Il sole, film ritratto su Adolf Hitler, Vladimir Lenin e l'imperatore del Giappone Hirohito, potenti sconfitti dal potere.

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