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Tir - Recensione

Film on the road a bordo di un gigantesco autotreno, Tir ha il pregio di regalare un personaggio tra i più belli visti al Festival di Roma 2013, in un lavoro diretto da Alberto Fasulo che non manca di dimostrare la sua vocazione da documentarista in questo suo primo lavoro di fiction. Premiato come miglior film alla rassegna romana

Il terzo film italiano in Concorso al Festival di Roma 2013, Tir, è diretto da Alberto Fasulo, passato di apprezzato documentarista, che si cimenta per la prima volta in un film di fiction. L'impostazione documentaristica del regista però non tarda ad evidenziarsi: Tir è infatti anche un racconto per immagini che si struttura come un documentario sulla vita di un camionista, descritta con dovizia di particolari dal regista che ha vissuto in simbiosi con l'attore per alcuni mesi girovagando l'europa a bordo di quei mostri su ruote gommate.
Branko è un insegnante che di fronte allo scarso stipendio e alle ancor più scarse possibilità di un lavoro stabile decide di lavorare come autista di un tir, solcando le strade d'Europa in luogo e in largo e stando lontano da casa per settimane intere. Gli unici contatti che squarciano la sua solitudine sono i colleghi di lavoro, coi quali a volte viaggia in coppia, e le gracchianti conversazioni telefoniche con la moglie che vorrebbe convincere il marito a tornare ad una vita più tranquilla. Le difficoltà economiche che sono alla base della decisione di Branko rispecchiano quella che è la situazione nella intera Europa attanagliata ormai da anni da una crisi che sembra senza sbocco, ma l'uomo, forse per consolarsi, ripete spesso che qui guadagna tre volte quello che guadagnava come maestro.
Nonostante la gran parte della storia si svolga in una cabina di un camion, il film comunque non risulta mai oppressivo e questo grazie alla capacità del regista e dell'attore Branko Zavrsan di mantenere sempre, seppur in un contesto pacato e minimalista, l'interesse per il personaggio, molto bello, verso il quale si prova immediata simpatia. Inoltre, e qui viene fuori la stoffa del documentarista, il film sa disegnare un vero spaccato, anche sotto gli aspetti tecnici, del mestiere, evitando con intelligenza e sensibilità gli stereotipi sui camionisti: niente bruti in canottiera, Branko ascolta musica classica e si preoccupa del figlio e della moglie, cerca di aiutare i colleghi che partono di testa, si impone quindi sullo schermo come un personaggio molto profondo, risultando, a conti fatti, uno di quelli meglio riusciti in tutta la rassegna cinematografica, che troppo spesso ci ha offerto fino ad ora protagonisti che sono solo l'estrinsecazione antropomorfa di una idea di Cinema.

Film sulla solitudine e sulla lontananza, sulla difficoltà di fare scelte e di difenderle, Tir pur nella sua atipicità è un lavoro che ha i suoi pregi, soprattutto nella scelta del registro narrativo, difficile da essere sostenuto senza cadere nell'immobilismo, cosa che a Fasulo riesce tutto sommato bene. La menzione d'obbligo è per l'attore sloveno Branko Zavrsan, da inserire di diritto nella rosa dei candidati al Premio come migliore interpretazione maschile.

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