Hunger Games - La ragazza di fuoco - Recensione
- Scritto da Francesco Siciliano
- Pubblicato in Film in sala
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Cari amici fan di Hunger Games, sappiamo che aspettate con la bava alla bocca di vedere le nuove imprese della vostra eroina Katniss Everdeen nel distopico mondo di Panem, ma quello che state per leggere forse deluderà le vostre aspettative. Lo diciamo subito: Hunger Games - La ragazza di fuoco non vale il prezzo del biglietto, anzi potete fare a meno di vederlo e saltare subito al terzo capitolo perché tanto non vi perdereste nulla.
Avevamo lasciato la bella, tormentata e combattiva Katniss con un futuro tutto da decifrare dopo la sua inaspettata vittoria agli infernali Hunger Games (il reality show in cui i partecipanti devono uccidersi a vicenda), un trionfo bagnato di sangue che le ha regalato la possibilità di continuare a stare vicino ai propri cari ma anche parecchie cicatrici nell’anima. La ritroviamo nelle stesse condizioni, con anche il problema irrisolto di non saper come gestire il rapporto con il suo compagno di disavventure Peeta Mellark, il quale l'ama con tutto il cuore senza però essere ancora ricambiato. La continuità si trasforma così in stasi nel prosieguo delle cronache di Panem: La ragazza di fuoco non aggiunge molto altro alla caratterizzazione dei personaggi, che rimangono quasi del tutto immutati e che anzi si ritrovano a vivere una sorta di rewind quando lo spettatore scopre che i due giovani saranno costretti a lottare ancora per la propria sopravvivenza in occasione dei 75esimi Hunger Games, l’Edizione della Memoria, quella che per volere del malefico tiranno Snow, preoccupato per la crescente popolarità di Katniss, vedrà lottare non i nuovi Tributi (il gruppo di 12 ragazze e di 12 ragazzi che partecipano annualmente agli Hunger Games) bensì i vincitori delle passate edizioni.
Tralasciando qualsiasi confronto con l’opera letteraria da cui trae spunto il film (ché qui i confronti tra letteratura e cinema interessano poco), possiamo dirvi in tutta onestà che, escluso il colpo di scena finale (che tanto colpo di scena non è…) che serve per convincere gli spettatori a spendere altri soldi per vedere come va a finire la quadrilogia, il secondo capitolo di Hunger Games è una sorta di clone del precedente. E' chiaro che la casa di produzione Lionsgate (e con essa il regista Francis Lawrence, il cui apporto è quasi impercettibile) rischia poco e nulla e punta a fare 'cassa' con temi, situazioni e personaggi che sono pressoché identici a quelli del primo Hunger Games, campione d'incassi in tutto il mondo. Inutile soffermarsi sulla bontà della realizzazione tecnica: sappiamo bene che un film del genere gode di una cura minuziosa delle scene d'azione tale da rendere impossibile non farsi coinvolgere dagli eventi narrati. E' il minimo sindacale per un film per il resto dal fiato corto che, per quasi due ore e mezza, sembra nascondere le carte migliori (ad esempio il latente peso di responsabilità che attanaglia Katniss per i fermenti di ribellione ormai prossimi sul punto di esplodere).
Jennifer Lawrence fa il possibile per dare un minimo di profondità al suo personaggio, ma tutto intorno a lei ha il sapore di una dissimulazione operata per fini commerciali. Il consiglio è di trascorrere il vostro tempo con la visione di Battle Royale, film-capostipite di Hunger Games, ma di ben altra fattura e spessore.