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Jimmy Bobo - Bullet to the Head (Festival di Roma 2012 - Fuori concorso)

Grande attesa per l'ultimo lavoro di Walter Hill con Sylvester Stallone protagonista: un film di genere, un classico che non tramonta mai ed uno Sly ironico e più umano che mai

L'accoppiata Walter Hill-Sylvester Stallone, unici veri sprazzi di star system al settimo Festival del Film di Roma, presentano Bullet to the Head, poliziesco classico ambientato nella Louisiana che ci regala come maggiore spunto di interesse una interpretazione di Stallone più che buona, grazie ad un personaggio costruito ad hoc per lui.
Jimmy Bobo
è un killer spietato ormai avanti con l'età, fermo sulle sue personali regole etiche, passato da galeotto e presente fatto di una vita pericolosa, di lavori sporchi da portare a termine e di un rapporto con la figlia che si basa solo (o quasi) sulla comunanza biologica. Quando un lavoro va storto e ci rimette le penne il fidato partner di Jimmy, sulla strada del killer si pone un poliziotto mandato da Washington ad indagare sulla morte di un ex collega in odore di corruzione: i nemici da combattere per trovare vendetta e per portare allo scoperto trame affaristiche sono gli stessi e l'accoppiata per necessità prende forma.
Classicone quasi di altri tempi, Bullet to the Head ha comunque il pregio di scorrere senza intoppi (ma neppure senza grandi sussulti) ed è facile a quel punto per il sessantaseienne Stallone assurgere a perno di tutto il film, proprio per quella incombente anzianità che comincia ad affacciarsi sul suo volto, sebbene ben saldo su un fisico da fare invidia.
Jimmy
ha i suoi metodi e siccome gioca in casa sarà lui a dettare le regole al poliziotto, stabilendo quasi un curioso ed improbabile rapporto maestro-allievo, condendo la recitazione di battute e dialoghi efficaci, vicini allo stile da commedia brillante.
Il finale giocato a colpi di ascia ("Ma che siamo vichinghi?", chiede Jimmy al suo rivale di turno) è uno dei momenti più frenetici e divertenti del film cui non manca mai nel corso dell'ora e mezza di durata una buona carica di ironia. Va da sé che il film ruota sulla figura del killer che nonostante l'età fa di tutto per tenersi a galla, che disprezza le tecnologie e che si fida solo della sua esperienza di vita e Stallone, simpatica faccia da pugile un po' suonato e cinismo e disincanto da canone del genere, regge benissimo la scena.

Walter Hill, a settanta anni suonati, dimostra di essere rimasto uno di quei pochi registi nati col cinema classico capace di sapere tenere in mano le storie e costruire film d'azione che non annoino.

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