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Wrong Turn - Il bosco ha fame - Recensione

Bifolchi mutanti e cannibali a caccia di giovani americani: il primo film della saga orrorifica Wrong Turn

Un incidente, una coda improvvisa, la fretta ed una strada sbagliata, metafora ritrita delle scelte della vita. No, non è uno Sliding Doors sanguinario: il concetto è solo sul titolo e nei primi sessanta secondi di Wrong Turn - Il bosco ha fame, tutto il resto è horror vecchia scuola, ottuso e privo della benché minima scintilla.
La trama si riassume in un gruppo di ragazzi che, dopo un incidente in macchina, entra nel bosco per cercare aiuto ed invece trova dei mutanti cannibali pronti ad uccidere. Un cliché in cui sono entrati sia grandi capolavori che offensive meschinità, quindi - anche solo il citarla - è un omaggio al nulla. Quello che conta è, piuttosto, il retrogusto post-visione.

Al film mancano del tutto le intuizioni, se non il pallido tentativo di sfuggire ad un paio di stereotipi, prima di affogarcisi dentro completamente. Ad esempio:
1) un CD cade sul tappetino dell'auto, il guidatore si china a prenderlo distraendo lo sguardo dalla strada e - musica drammatica - l'auto non si schianta
2) la ragazzina fumata di turno propone una fellatio al bulletto col ridicolo orecchino punto luce e, proprio sul più bello - musica drammatica - non arriva nessun mostro per ucciderli

I primi minuti, insomma, fanno ben sperare, danno l'impressione che al regista Rob Schmidt piaccia giocare con lo spettatore ed abbia le idee molto chiare sul tipo di ingredienti obbligatori al giorno d'oggi per far gustare un calderone stantio come quello dell'horror. Elementi come ironia ed il non prendersi troppo sul serio, per dirne due. Ed invece si ferma qui. Decide di puntare sulla storia, sopravvalutandola di tante, troppe, lunghezze. Porta a video un minestrone insipido, prevenibile e prescindibile che si dimentica dopo pochi minuti dai titoli di coda.
Il film regala una pessima impressione di povertà, non solo di mezzi, ma anche intellettuale: dialoghi banali e superflui, trama buttata lì col copia-incolla ed uno sforzo di approfondimento dei personaggi nullo. A meno che una manciata di pupazzi che blatera, uccide, muore ed a cui a nessuno interessa niente (spettatore in primis) non si possano chiamare elementi di spessore.
Tutto già visto, niente di nuovo sotto il sole, compresi i rari comportamenti imbarazzanti dei protagonisti. Non un'idea originale che sia una.
Il regista non punta nemmeno sulla violenza visiva o sulla comicità (tranne quella involontaria, immancabile). Proprio non si capisce cosa cercasse di tirarne fuori.

Se non fosse per il generoso decolleté delle giovani che fanno da sfondo alla noia boschiva e deforme, non ci sarebbe niente per cui consigliarlo.
Il film è disponibile in download su iTunes.

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