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The Postman's White Nights - Recensione (Venezia 71 - In concorso)

Un piccolo villaggio adagiato sulle rive di un lago immerso in una foresta verdissima ed i suoi abitanti: Andrej Konchalowskij racconta flebilmente lo spaccato di una Russia lontana dalla modernità

Unico lavoro russo in concorso a Venezia 71, The Postman's White Nights di Andrej Konchalowskij regala alla fine della visone una forte sensazioni di inespresso: per stessa ammissione del regista il film è inizialmente inteso come un documentario a sfondo naturalistico ed etnologico, ma poi qualcosa, come vedremo, non ha funzionato e alla fine ci si trova di fronte ad un lavoro che lascia perplessi.
Il piccolo villaggio adagiato sulle rive di un lago immerso in una foresta verdissima della Russia ed i suoi abitanti sono il fulcro sul quale si basa tutta la pellicola. Seguendo il postino del titolo nelle sue giornate di lavoro e non solo, Konchalowskij racconta uno spaccato molto settoriale, minuscolo della vita rurale della Russia, laddove la modernità non esiste ancora.
Con queste premesse sarebbe anche potuto uscirne fuori un buon lavoro, ed in effetti all'inizio, fino a quando al documentario si sostituisce piano piano una trama narrativa, grazie anche a belle riprese e a paesaggi riposanti, si ha l'impressione di assistere a qualcosa che richiami alla mistica etnografica di Aleksei Fedorchenko. Purtroppo però Konchalowskij non ha nelle sue corde la poesia del suo connazionale ed il film lentamente si affloscia e a poco serve l'immagine metafisica del missile che solca il cielo, momento che richiama inevitabilmente lo Jia Zhang-ke di Still Life, trionfatore alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2006.
Insomma il regista inizia il film come fosse un reportage sulle sue vacanze nella pace di quella sperduta regione, ma poi ben presto le atmosfere cambiano e per tale motivo alla fine quella che prevale è la sensazione di avere assistito a qualcosa che rimane un'opera incompiuta e contraddittoria nel suo sviluppo.

Molta parte della critica ha osannato questo lavoro che addirittura potrebbe aspirare anche a qualche premio, per lo meno così riferiscono gli spifferatori di professione; sta di fatto che pensare al cinema russo e avere consapevolezza che Balabanov non c'è più ci riempie tristezza, ricordando  quanto il defunto regista abbia saputo accendere la Mostra in passato.

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