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Sorrow and Joy - Recensione (Festival di Roma 2013 - Concorso)

Da una storia vera l'elaborazione di un dramma famigliare che parte da un infanticidio per poi esplorare le problematiche dei rapporti di coppia. Bene l'atmosfera e le prove degli attori, ma non tutto convince della caratterizzazione dei personaggi

Johannes è un affermato regista danese. Un giorno la sua vita viene sconvolta. È l’inverno del 1984: tornato a casa da un impegno di lavoro trova ad attenderlo una tragedia inspiegabile. Sua moglie Signe, una donna fragile, ha ucciso la loro figlia di pochi mesi Maria.
Basato su una storia vera come sottolineano le note di regia, Sorrow and Joy inizia subito con un infanticidio, il dramma più terribile per dei genitori. Tanto più quando dietro alla morte si ritrova direttamente uno di loro. Colpisce quindi nella prima parte la reazione piuttosto composta del protagonista, di Johannes. Fermo restando la diversità della reazione davanti al dolore, il controllo che sembra mostrare, appare inconcepibile di fronte alla portata della tragedia. Arriva quasi a infastidire. Ancora più dubbi, almeno in un’ottica realistica, lascia il comportamento dei genitori degli alunni di Signe che chiedono la donna torni subito a insegnare ai loro figli nonostante abbia ucciso la sua bambina. Ma tornando al personaggio principale, c’è da sottolineare come la forte perplessità si attenui man mano che la narrazione avanza e per comprendere in qualche modo l’accaduto viene ripercorsa la storia tra Johannes e Signe a partire da un confronto tra il regista e lo psichiatra, abbastanza discutibile, della donna. Così il personaggio, con le sue sfumature, cattura l’interesse. Soprattutto quando l’attenzione si sofferma sul suo lavoro e il rapporto con una delle sue giovani attrici. Un rapporto che mostra una (innocente) pulsione erotica e che va a complicare le cose con la moglie fragile e gelosa.
Buona prova del protagonista, Jakob Cedergren, che si dimostra uno dei volti più interessanti, degli attori più convincenti del cinema danese. Da ricordare l’interpretazione, qualche anno fa, in Submarino di Thomas Vinterberg. Come in quel film, e più in generale in molti scandinavi, anche Sorrow and Joy si avvale di un'efficace fotografia livida perfetta per l’ambientazione nordica e per il dramma che viene raccontato.

L’atmosfera che si respira nell’arco del film è uno dei punti di forza della pellicola di Nils Malmros, che perde il suo potenziale nel raccontare forse troppo, e in parte in maniera confusa, alcune parti dove prevalgono lunghi dialoghi.

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