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Gummo

L'esordio alla regia è stato unico. Harmony Korine con Gummo impatta nella scena della cinematografia indipendente con il film che, veramente, non ti aspetti. Non è per palati raffinati, non è per gente 'perbene'. Gummo è per chi desidera vedere un'America non convenzionale

Due ragazzi uccidono i gatti e poi li rivendono al loro spacciatore di colla sintetica. Due sorelle, la cui unica occupazione nella vita è mettersi lo scotch sui capezzoli per indurirli, hanno smarrito un gatto. Una ragazza con evidenti disturbi mentali cammina per il suo paese declamando con gioia la bellezza dell'amore di Dio. Infine c'è un ragazzo con delle orecchie da coniglio rosa che vive da emarginato: qualcuno lo ama, qualcuno lo odia, ma lui non parla e non reagisce mai, forse perché sopraffatto dall'uragano, Gummo, che in un'estate ha distrutto cose e persone di Xenia, Ohio.
Gummo, il primo lungometraggio di Harmony Korine, datato 1997, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, è un album di figurine in cui raccoglie le vite da emarginati dei giovani di Xenia. Questi ragazzi appaiono malconci nell'aspetto, minimamente curati, amanti del lurido, con passioni e passatempi poco convenzionali. Sono egoisti, crudeli, sadici, antipatici pervasi da un istinto di sopravvivenza ancestrale che nasce in loro freddamente. Non sono cattivi, però, in quanto nel loro animo non alberga nessun tipo di sentimento, né di bontà, né di avversione.
I protagonisti di Gummo, quindi, non sanno vivere, non hanno mai avuto una educazione alla vita oltre che al rispetto per gli altri esseri viventi. Per esplicitare la loro condizione, Korine utilizza la metafora dell'uragano che ha distrutto tutto e lasciato poche cose in disordine, malmesse e senza futuro proprio come i protagonisti. Sono una generazione spazzata via soprattutto nell'animo inaridito dalla mancanza di calore umano. Durante lo sviluppo del film, il regista a volte sfoca l'immagine a tal punto da apparire poco nitida, non definita; in questi momenti affida la parola ai desideri dei protagonisti che invocano una speranza di vita, una possibilità di trovare delle persone che li possano amare e a cui donare amore. Korine così entra nella psiche e nell'animo di quei giovani smarriti per lanciare un grido d'aiuto. Sono lanci nulli in quanto qualsiasi rapporto, tra madre e figlio, tra sorelle, tra amici appaiono freddi, meccanici, poco spontanei, estremi e perversi perché non sanno come viverli.

Korine
ritrae una generazione di reietti e lo fa immedesimandosi in loro. Gira Gummo ricreando un'atmosfera sporca, sudicia, putrida, fuori dal comune, talmente estrema che a volte diventa ridicola e comica. Tutto il film è fuori asse, scomposto, non ha una direzione precisa, esattamente come le vite che racconta.

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Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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