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Cinque motivi per odiare (o apprezzare) Nanni Moretti

Una immagine di Nanni MorettiL'uscita di Mia madre, l'ultima fatica del Moretti nazionale, è imminente. Molti italiani hanno già prenotato il biglietto per capire quale pensiero e quale sguardo proporrà questo nuovo film. Ma è davvero così bravo Moretti dietro la macchina da presa? Il suo cinema è davvero così convincente e apprezzabile? Cerchiamo di capirlo meglio

In Francia è considerato un maestro del cinema quasi quanto Federico Fellini e Michelangelo Antonioni. In Italia, diciamolo, invece, non è molto sopportato. Sarà per quell'aria scostante e apparentemente disinteressata che lo caratterizza o per quella sua faccetta ironica, costellata prima dai baffoni e ora da una barbetta ispida, da cui emerge un sorrisino strafottente.
Stiamo parlando del Nanni nazionale, del Moretti artista e capo popolo quando si tratta di fare girotondi di fronte a Montecitorio. Giovanni 'Nanni' Moretti, nato a Brunico, romano da sempre, capace di parlare delle sue aspirazioni giovanili in questi termini: “Quando avevo vent’anni dicevo di voler fare il cinema, ma a chi mi chiedeva se l’attore, il regista o altro rispondevo: tutto”. Fu lui a chiedere a Massimo D'Alema di dire “qualcosa di sinistra” o a girovagare per Roma senza un'apparente meta affermando “Spinaceto non è così male”, scena cult di Caro Diario.
Una immagine di Nanni Moretti in BiancaIl 68esimo Festival di Cannes attende con ansia Mia Madre, nuovo film del regista e attore, ma in Italia ancora in molti si domandano come faccia ad avere tanta fortuna all'estero e quali messaggi siano nascosti dietro la lentezza e il tratto surreale dei suoi film. Nessuno sa rispondere, eppure in molti lo seguono al cinema e i cinefili e critici italiani lo ringraziano, perché, insieme a pochi altri, è ancora in grado di produrre qualità nel nostro panorama cinematografico.
D'accordo oppure no, noi qui ci impegniamo a sfatare il mito di Nanni Moretti. Vogliamo smantellare l'idea che lo vuole un grande autore di cinema, un maestro della macchina da presa, un pensatore controcorrente che riesce ad anticipare ciò che sarà, come proposto in Habemus Papam in cui prima della rinuncia di Papa Benedetto XVI al soglio di Pietro teorizzò il sentimento di inadeguatezza del Papa nei confronti del mondo attuale, o come quando rappresentò la fine del ventennio berlusconiano con Il Caimano. Attraverso cinque particolari momenti dei suoi film vogliamo portare il nostro Nanni a un livello più umano e ridimensionarne la sua 'caratura artistica'. Saremo convincenti? 

5. Ecce Bombo: “Vengo no non vengo”

Questa scena di Ecce Bombo del 1978 è memorabile. In questa leggera e superficialmente inutile conversazione telefonica, al limite dello sproloquio personale, il regista romano descrive i pensieri di una parte di società italiana dell'epoca. Quella dei finti intellettuali, di coloro che apparentemente appaiono disinteressati di tutto, ma che in realtà sono feroci giustizieri di usi e costumi alla deriva che condannano con tono distaccato e feroce in attesa che qualcuno li interroghi. Il personaggio di Nanni, Michele Apicella, prefigura nella chiacchierata al telefono una finta situazione di interazione con gli altri partecipanti alla festa, definendo così la subdola mania di protagonismo degli italiani, soprattutto di oggi, che si proclamano fuori dal chiacchiericcio delle masse, pur essendone invece, assolutamente bramosi di farne parte.

 

4. Palombella Rossa: “Le parole sono importanti”

Passano gli anni ma le visioni di Nanni continuano. Siamo nel 1989 e al cinema esce Palombella Rossa, film che descrive la crisi del PCI italiano in attesa di mutare nella “Quercia” di Achille Occhetto. Il protagonista è nuovamente il suo alter ego Michele Apicella, dirigente del Partito che, dopo essere finito fuori strada, perde la memoria. Mentre ricostruisce la sua vita, si diverte a giocare a pallanuoto con il Monteverde. Un giorno arriva a bordo vasca una giornalista che, con domande incalzanti e senza un filo logico, mischiate a un idioma anglofono, interroga Apicella fino a portarlo al collasso. “Le parole sono importanti”, urla l'uomo con il tono esasperato di una persona che non sta capendo nulla. Se da un lato questa scena pone in luce la mutevolezza della lingua italiana in accordo con i tempi e la poca elasticità mentale dei vecchi italiani incapaci di adeguarsi al nuovo modo di comunicare, dall'altro lato Nanni condanna già quella cattiva comunicazione che negli anni successivi in Italia si espanderà in una deriva preoccupante.

 

3. Sogni d'oro: “Il confronto”

In questo film l'analisi e la riflessione lungimirante di Moretti si allarga e si imprime sempre più con maggiore forza. In questa scena in un confronto verbale di Michele Apicella la volgarità vince e trionfa, seppur da lui stesso scoraggiata. I confronti con oggi sia in televisione che in politica li lasciamo a voi.
Nota su Sogni d'oro. Lo stacchetto musicale Sogni d’oro con il quale Moretti sfida il rivale regista, il litigio con la madre per la sua continua espressione di luoghi comuni e banalità, gli sfoghi sul cinema italiano sono divenute scene memorabili della nostra cinematografia. Soprattutto questi momenti sono i sintomi di un disagio reale, vivo, percepito che nemmeno i sogni disillusi, confusi, spezzati del protagonista possono risollevare.

 

2. Aprile: “La prima elezione di Berlusconi”

Le ultime due posizioni sono un omaggio al grande amore di Nanni Moretti: Silvio Berlusconi. All'ex Cavaliere ha dedicato girotondi, parole di disappunto, risate ironiche e un intero film, Il Caimano. Eppure Nanni non è un semplice oppositore. Il suo saper indagare la realtà italiana lo conduce in questi pochi minuti di Aprile, affiancato dalla vera madre, a fotografare perfettamente quell'Italia del 1994. C'è l'avversione del regista nei confronti di Silvio dopo la vittoria alle elezioni che si palesa nel suo sguardo di odio e dal fumo della super-canna che esce nervoso dalla sua bocca. Dalla parole di disappunto del regista, inoltre, emerge il disorientamento degli esponenti della sinistra italiana dopo la sconfitta elettorale che si può allargare a una situazione più globale di totale incapacità di far presa sulla gente di quella parte di politici dopo Tangentopoli. Infine, in un passaggio registico surreale e che sorprende per la mancanza di riferimenti, Nanni nel dialogo con il giornalista francese anticipa i dubbi e le perplessità sugli italiani che in parte troveranno conferma ne Il Caimano.

 

1. Il Caimano: “Scena finale”

Questa scena, queste immagini, questi momenti così descritti rappresentano uno dei più alti momenti di cinema di Nanni Moretti. Non si tratta di scelte linguistiche particolari, ma di atmosfera, di sensazioni di presagio, di verità espresse attraverso parole secche e precise. In un clima di terrore e stasi in cui ogni singola azione sembra avere il peso di un macigno, Moretti, nei panni di Berlusconi nel film prodotto da Bruno Bonomo (Silvio Orlando), riassume la vanagloria, il super io di Silvio, il suo fascino e la sua presunta missione. Il personaggio del politico discute di come ha riabilitato i suoi compagni di Partito, considerando innanzitutto proprio quei 'fascisti' condannati come anti-democratici nella scena di Aprile proposta al punto 2. Emergono in questo montaggio tra un monologo del personaggio Berlusconi e l'arringa del pubblico ministero i fatti, la realtà degli eventi. Moretti pone in luce il potere di quest'uomo che può tutto utilizzando semplicemente poche parole (“con la vostra sentenza potreste cambiare la Storia del nostro Paese”) e il suo potere intimidatorio, enfatizzato dalla musica da thriller, in grado di spostare l'attenzione sempre su chi crea il male e non sul male stesso. Infine la condanna e gli applausi e i fischi degli italiani che lo sostengono che meglio delle parole riescono a giustificare venti anni di gestione dell'Italia da parte di Silvio Berlusconi. 

Questo è il cinema di Nanni Moretti. Siamo ancora davvero sicuri di disprezzarlo?

 

Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

2 commenti

  • Azerus
    Azerus Mercoledì, 15 Aprile 2015 18:17 Link al commento Rapporto

    @Lulu Il Cinemaniaco
    Non vado pazzo per Moretti, ma gli riconosco di essere un cineasta con uno stile e con delle idee ben definite. Non è stato l'unico testimone degll'Italia degli ultimi anni, ma certo uno dei più lucidi. Ciò detto, la cosa che mi sorprende di Moretti è che un autore impegnato che ha avuto la capacità di raggiungere la popolarità, prova ne sono i video caricati su Youtube che ormai rappresentano un cult. Si vede che tra lui e il pubblico c'è una certa simpatia. :)

  • Lulu Il Cinemaniaco
    Lulu Il Cinemaniaco Mercoledì, 15 Aprile 2015 17:37 Link al commento Rapporto

    sono un morettiano convinto e devoto, e devo dire che questo articolo coglie in pieno la grandezza di questo regista, purtroppo troppo spesso bistrattato in italia per soli ragioni di simpatie politiche. piaccia o no, è stato ed è l'unico regista testimone dell'italia degli ultimi 30 anni, la cosa bella è che lo è stato portandoci al suo stesso livello, raccontando il suo io in relazione al mondo che lo circonda senza mai essere banale, cosa rara nel cinema. Viva Moretti! e domani tutti in sala a vedere Mia madre!

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