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Un ricordo di Koji Wakamatsu

Una immagine di Koji WakamatsuDal Giappone alla Palestina, dal cinema erotico a quello di protesta, dalla lotta alla riflessione, dalla yakuza ai maggiori festival cinematografici del mondo. Lungo queste direzioni si è sviluppata la figura artistica di uno dei Maestri del cinema del Novecento

Ho incontrato e intervistato il regista Koji Wakamatsu alla 69° Mostra del Cinema di Venezia in occasione della partecipazione nella sezione Orizzonti del suo ultimo film Sennen no yaraku, The Millennial Rapture. Rispose alle mie domande con tono sicuro, tranquillo, serafico e pacifico. Trincerato dietro Ray-Ban enormi rispetto al suo viso, abbiamo discusso di emarginazione, del ruolo dell'uomo in una società giapponese ancora oggi reazionaria e imperialista.
A circa un mese da questa intervista apprendo la notizia che Wakamatsu ci ha lasciati a causa di un incidente d'auto e mi ritrovo a ricordare la sua figura, a delineare il profilo artistico di uno dei Maestri della storia del cinema.

Una immagine di Go, Go Second Time VirginNato nel 1936 in Giappone, Wakamatsu ha firmato la regia di più di 100 pellicole. Si avvicina al cinema a 23 anni dopo essere stato assistente alla regia per la televisione e prima ancora un membro della yakuza che gli costò alcuni anni di reclusione. Questa esperienza unita a una personale elaborazione di concezione della vita lo conduce a parlare nel suo cinema - sia che si tratti dei pinku eiga (cinema erotico) che di yakuza eiga (cinema sulla mafia) - di violenza che condanna e castiga gli uomini. Anche l'erotismo, altro elemento fondamentale della sua poetica, non è mai eros o pathos, ma sempre forza, costrizione, un eccitamento che rappresenta l'ultimo respiro prima della morte. Sin dal suo primo film Hageshii Onnatachi (Dolce presenza del 1963) il regista parla di distruzione, di annientamento, della ricerca dell'emozione più forte, ossia la morte. Questa visione si accentua nel periodo della contestazione globale del 1968, quando Wakamatsu documenta la guerriglia urbana, la ferocia dell'underground nipponico che combatte il sistema reazionario del suo stato. Nel 1970 dirige Shinjuku Mad, storia di un padre alla ricerca di un figlio disperso nei sobborghi di Shinjuku, quartiere di Tokyo. Il regista scelse questo luogo perché rappresentava il non luogo borghese per eccellenza. Qui, secondo le sue parole, si poteva respirare quella libertà, quella voglia di vivere come ognuno voleva che contrastava con il conformismo e l'omologazione imperante nella società giapponese di quegli anni. La sua ricerca di contesti rivoluzionari non si ferma al Giappone. Nei primi anni Settanta partecipa e filma la lotta armata palestinese. Affiancato da Masao Adachi, membro dell'Armate Rosse Giapponesi, realizza un cine-giornale di propaganda sulla resistenza palestinese, dal titolo The Red Army/PFLP: Declaration of World War del 1971, sulla guerra del Fronte Popolare di Liberazione Palestinese.

Koji Wakamatsu e Masao AdachiIl suo cinema così estremo e forte nei contenuti e anche nella struttura, fu il primo ad allontanarsi dallo stile statico e descrittivo del cinema nipponico, per privilegiare una macchina da presa mai stabile, immagini dalle prospettive ardite e la ricerca dei particolari; un cinema quindi spesso oggetto di avversità. Il lavoro artistico della casa di produzione indipendente fondata da Wakamatsu fu osteggiato e interrotto più volte, ma lui ha sempre continuato per la sua strada. Nel 2007 diresse The United Red Army, in cui tentava di offrire un bilancio parziale sull'attività del movimento politico Japanese Red Army. Nel 2010 con Caterpillar, presentato al Festival di Berlino, comincia una nuova fase della sua vita artistica caratterizzata da un'analisi critica del passato imperiale giapponese e del fallimento dell'azione di quei giovani rivoluzionari che lui stesso filmò.

The Millennial Rapture si inserisce in questa direzione, perché parla dell'ostracismo insensato operato dalla società giapponese nei confronti degli abitanti di un villaggio. Questa pellicola soprattutto rappresenta l'ultimo tassello della vita rivoluzionaria e controcorrente di Koji Wakamatsu, il cui cinema forte e vitale rimarrà sempre attuale e presente.

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