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Far East Film Festival 2013: il ritorno di Yoshihiro Nakamura e i film della sesta giornata

Il Far East ha riabbracciato Yoshihiro Nakamura, che ha portato a Udine See You Tomorrow, Everyone. La sesta giornata ha visto protagonisti anche il miglior film coreano visto fino ad ora alla rassegna, la detective story The Bullet Vanishes di Lo Chi-leung e alcune storie giovanili da Hong Kong e Taiwan

Il film più atteso della giornata era senz'altro quello del giapponese Yoshihiro Nakamura (Fish Story, Golden Slumber, già presentati al Far East), See You Tomorrow, Everyone, un lavoro molto altalenante, a volte un po' stiracchiato qui e lì, ma che alla fine un segno lo lascia, nonostante susciti alcune perplessità sul messaggio intrinseco.
E' la storia ambientata negli anni '80 di un ragazzo che è figlio di quel boom economico giapponese che si idealizza soprattutto nella costruzione di sterminati complessi residenziali: in uno di questi si svolge tutta la vita del protagonista, tenacemente legato anche da radici che affondano in traumi infantili ad un microcosmo che gli dà sicurezza e protezione. E' uno sguardo personale che si rispecchia però in quello di una epoca cruciale nella storia del Giappone e che Nakamura affronta a tratti con leggerezza, a volte con ironia e divertimento.

La mattina ci aveva regalato la coproduzione Taiwan-Hong Kong Touch of the Light di Chang Jung-chi, una delicata storia di solitudine e di disagio che vede protagonisti un ragazzo cieco ed un'aspirante ballerina che, attraverso il loro rapporto di mutuo appoggio, cercheranno di dare corpo alle loro aspirazioni sopite e frustrate. Affrontando la storia con la consueta pacatezza del cinema taiwanese, Touch of Light offre dei bei momenti, sebbene i temi trattati non presentino spunti particolari di originalità. Il trionfo dei buoni sentimenti è dietro l'angolo, ma le modalità con le quali vi si arriva non infastidiscono proprio per il garbo e l'equilibrio.

EunGyo è l'interessante lavoro del coreano Jung Ji-woo, film che seppure a sprazzi si fa apprezzare se non altro per una tematica di fondo affrontata con sguardo obliquo, divertito e, spesso, profondo. E' il racconto di un rapporto ambiguo, a tratti morboso, tra uno scrittore di fama, isolato nella sua villa in montagna, ed una liceale, che si reca da lui per svolgere i lavori di casa. Attrazione senile, impulsi sessuali, istinto di protezione e un pizzico di intrigo, reggono per ben oltre le due ore una storia nella quale il regista ha il difetto di non affondare il colpo quando occorrerebbe, trasformandolo in un colpo di genio. Il film è comunque godibile, forse troppo ricercato in un finale che appare eccessivamente artificioso, ma senz'altro risulta probabilmente il miglior film coreano visto fino ad ora.

Irrompe l'hip-hop hongkonghese con The Way We Dance di Adam Wong, frizzante commedia giovanilistica fatta di balli e chiacchiere adolescenziali. Anche se il film ha pretese praticamente nulle, la storia del gruppo di ballerini sempre alla ricerca della performance risulta divertente e si fa vedere piacevolmente, confermando una tendenza che inizia ad emergere in questo FEFF: i film di minori pretese artistiche risultano quelli più validi e godibili, contrapposti a talune pretenziose prove simil-autoriali.

Home del thailandese Chookiat Sakveerakul è un film tripartito: tre storie separate con al centro l'amore in senso molto lato. Se nella prima si rimane freddini all'amicizia a chiare tinte gay tra due adolescenti e nella seconda, quella decisamente la meglio riuscita, ci si arriva a commuovere per un legame interrotto dalla morte e che vive tutto sul concetto della pace dell'anima, nel terzo atto si sprofonda nelle sabbie mobili, insopportabili a tratti, di una storia con poco costrutto, piena di chiacchiere, trascinata all'inverosimile, che vede protagonisti due sposini alla vigilia delle nozze ed un equivoco che affonda in un passato, non sopito, che riemerge. Giudizio finale complessivo, ahimè, totalmente negativo, nonostante il secondo segmento che avrebbe potuto essere un buon corto.

The Bullet Vanishes di Lo Chi-leung chiude la serata con le indagini deduttive in stile Sherlock Holmes di un poliziotto mandato ad indagare su dei delitti legati ad una fabbrica di armi nel nord della Cina anni '30. Il film tende spesso ad ingarbugliarsi anche troppo, ma è comunque abbastanza interessante e, grazie anche agli attori protagonisti bravi e a quelli di contorno all'altezza, riesce a mantenere sempre il suo interesse proprio grazie al racconto dei metodi investigativi.

Domani giorno di festa e grande folla prevista: il programma è fittissimo e diversi lavori stuzzicano l'appetito.

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