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A Fallible Girl - Recensione (AsiaticaFilmMediale 2013)

Grazie ad un efficace clima di abbandono, rivalsa e solitudine, Conrad Clark racconta una storia al femminile dura nel deserto di Dubai


A Fallible Girl del regista inglese Conrad Clark, qui alla sua opera seconda, prende spunto da un corto del regista stesso, diretto qualche anno fa, per sviluppare una serie di tematiche che sembrano calzare alla perfezione nell'epoca della globalizzazione.
Due ragazze cinesi gestiscono una fattoria nel deserto, tra Dubai ed Abu Dhabi, nella quale producono funghi: alle difficoltà immaginabili, si aggiunge una manodopera con la quale è difficile anche solo comunicare oltre ad una produzione che non riesce a coprire le spese. Le due ragazze hanno alle spalle un passato fatto di localacci e salette karaoke alle quali cercano di ribellarsi con fierezza. Lifei è caparbia, dura e vuole andare dritta al risultato, Yaya invece ben presto è sopraffatta dalla delusione e ritorna alla sua vita; le due ragazze vivono assieme, ma la convivenza non è facile, nonostante si intuisca il forte legame che le unisce. Le incomprensioni, ma soprattutto una visione della vita e dello spirito di rivalsa che le anima molto differente le porterà spesso a confronti duri e a scelte che sembrano andare in direzioni opposte.
La vita delle due ragazze è fatta di vuoti affettivi, di senso di smarrimento, di relazioni instabili e l'unica ancora sembra esser il loro seppur tempestoso legame. Da molte parti si è voluto creare un nesso tra il precedente lavoro di Clark e questo: di fatto mentre nel primo si parlava degli immigrati a Shanghai, in questo l'aspetto sociale e le condizioni di lavoro rimangono molto sullo sfondo essendo tutto il film costruito intorno alle figure delle due ragazze che coagulano il racconto. La rivalsa vissuta con grande durezza da parte di Lifei e l'abbandono e la disillusione di Yaya si legano in uno spazio infinito di solitudine, cui è difficile mettere riparo, anche quando la prima ragazza decide di tornare in Cina perché la nonna è malata. In questa ambientazione molto umorale, nella quale tutto sembra diradarsi, grazie anche alla scelta frequente (anche troppo) dell'uso dei filtri rosso-violacei da parte di Clark, la caparbietà di Lifei e l'apatia di Yaya appaiono come le due facce di una stessa statua piantata nel deserto.

Grazie alle eccellenti prove delle due attrici il film riesce a dare il meglio di sè, focalizzando tutto, o quasi, il racconto sulle due figure: è così che la prova di Sang Juan, straordinaria esordiente, e della ben più nota Lu Huang, che conosciamo per la sua eccellente poliedricità che si esprime sia in ruoli drammatici (Blind Mountain) che in situazioni brillanti (Apolitical Romance visto quest'anno al FEFF di Udine), sono la vera essenza di un film per molti versi duro che forse solo nel finale, enigmatico e tutto sommato aperto, smussa gli angoli.

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