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X-Men: Giorni di un futuro passato - Recensione

Gli X-Men tornano per combattere una guerra in due epoche diverse da cui dipenderà la sopravvivenza della specie, in uno dei migliori capitoli del franchise per la regia del ritrovato Bryan Singer

I film incentrati sugli X-Men (il primo fu quello diretto da Bryan Singer nel 2000) hanno generato uno dei franchise di cinecomic più prolifici degli ultimi anni, arrivando a sette film, con questo nuovo capitolo.
Unendo quella che era la saga principale iniziata da Singer a X-Men - L’inizio di Matthew Vaughn, Giorni di un futuro passato ci introduce in un futuro in cui la razza mutante è stata quasi del tutto sterminata dalle Sentinelle, robot giganti costruiti con l’intento di annientare gli X-Men. Per prevenire l’avvenimento che ha portato alla creazione delle Sentinelle, il gruppo di mutanti sopravvissuti spedisce la coscienza di Wolverine, sempre interpretato da Hugh Jackman, in quello che era il suo corpo negli Anni '70 in modo da poter avvertire Charles Xavier, interpretato nel passato da James McAvoy, e cercare così di cambiare il futuro.
Giorni di un futuro passato è uno dei pochi film della saga, escludendo X-Men – L’inizio, a non essere completamente incentrato sulla figura di Wolverine: qui vediamo il mutante artigliato semplicemente come una figura inviata indietro nel tempo per indirizzare nella giusta direzione Xavier e Magneto così da impedire che accada una catastrofe. Sono infatti questi ultimi due il fulcro della pellicola insieme a Raven, interpretata ancora da Jennifer Lawrence, e sulle loro figure si baseranno gli eventi principali del film. James McAvoy e Michael Fassbender riescono a dare delle ottime interpretazioni dei due personaggi maschili da giovani: Xavier è cambiato dal film precedente, risulta decisamente più insicuro, minato dal tradimento di Magneto e dalla paralisi, e arriva a inibirsi i poteri per poter tornare a camminare, mentre Magneto sembra sempre più determinato a portare avanti le sue idee, vedendosi come un messia per la razza mutante. La Lawrence, che da Il lato positivo sta vivendo un momento di grande successo, è a suo agio nella parte di Raven e ci introduce bene nella psicologia combattuta della mutante mutaforma. Jackman offre un’interpretazione di Wolverine vicina a quella dei precedenti film, dando al personaggio una caratterizzazione irascibile e violenta ma anche decisamente più saggia che sarà di aiuto a Xavier in un momento di grande difficoltà della sua vita. Patrick Stewart e Ian McKellen si trovano meno al centro dell’attenzione rispetto agli eventi precedenti, ciononostante ci mostrano con efficacia come, uniti dalle difficoltà, Magneto e il Professor X sono tornati alla loro vecchia amicizia, sotterrando l’ascia di guerra. Non proprio nella parte del villain principale, ma sempre con un ruolo essenziale della pellicola, c’è Peter Dinklage, il Tyrion di Game of Thrones, che nei panni di Bolivar Trask svolge un lavoro come sempre eccezionale, anche se risulta messo un po’ da parte rispetto agli altri personaggi. Sorpresa invece è Quicksilver interpretato da Evan Peters: lo avevamo visto - senza lasciare il segno - in alcuni poster pubblicitari, ma il personaggio si rivela ben gestito e interessante per il poco tempo che rimane sullo schermo.
Inizialmente affidata a Vaughn, la regia di Giorni di un futuro passato è tornata in seguito nelle mani di Singer che, dopo aver lasciato la saga al secondo film a cui hanno fatto seguito lo scialbo terzo episodio, i due spin-off su Wolverine decisamente dimenticabili e il buon capitolo sulla giovinezza di Xavier e Magneto, è riuscito a riportare il franchise ai livelli dei primi due capitoli.
La sceneggiatura è ben scritta e il tocco di Singer alla regia si nota grazie alla sua capacità di riprodurre le storie dei fumetti in modo profondo e accattivante sul grande schermo.

X-Men - Giorni di un futuro passato si colloca così tra le migliori pellicole incentrate sui mutanti della Marvel. Non è esente da difetti per alcune inesattezze sparse qua e là (la storia a cui si ispira si svolge in modo del tutto diverso) e forse per il poco impatto che lasciano molti dei mutanti presentati (probabilmente a causa di una questione di spazio non sufficiente per approfondire tutti), ma è decisamente tra i cinecomic più godibili in circolazione. Il film può essere apprezzato sia da chi conosce gli X-Men solo attraverso il cinema, sia da chi è un lettore di fumetti.

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