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Zero Dark Thirty e l’assurdità delle torture

Una immagine di Zero Dark ThirtyIn una recente intervista a TheWrap Kathryn Bigelow e Mark Boal, rispettivamente regista e sceneggiatore/produttore di Zero Dark Thirty, finalmente parlano delle mille voci ed insinuazioni che vorrebbero il film come spot a favore della tortura.

Durante la premiere avvenuta a Los Angeles, la Bigelow ha raccontato: "Il film è stato e continuerà probabilmente ad essere accostato a varie fazioni politiche. Prima che anche lo scrivessimo, era stato marchiato come campagna pro-Obama, cosa che era già di suo assurda. Ora il film è pro-tortura ed anche questo è assurdo. Non ne abbiamo mai parlato, ma vorrei cominciare".
E' il turno di Boal: "Lo scopo del film era di far immergere lo spettatore all'interno di questo scenario, non di fingere un dibattito politico. Se è stato difficile girarlo? Sì, decisamente. Se vorrei che la tortura non avesse fatto parte di questa storia? Sì, ma così non è stato. Tutto quello che abbiamo fatto è stato male interpretato e continua ad esserlo".
La storia che narra il film è tra le più buie e incomprensibili di tutta la storia bellica degli Stati Uniti, dove gli americani, riconosciuti come i buoni, si comportano da decisamente non buoni, tra Waterboarding (la tortura dell'acqua), privazione del sonno e rituali di umiliazione disegnati appositamente per rompere le difese degli esponenti di Al Qaeda imprigionati. "Non sto dicendo che il film sia un documentario di tutto ciò che è successo, ma è stato male interpretato", ha spiegato la Bigelow. "Il film mostra il tipo che viene torturato con l'acqua, senza però dire nulla. Mostra poi che lo stesso detenuto rivela loro diverse informazioni di fronte ad un pranzo civile, poi il personaggio di Jessica Chastain torna nella stanza ricerche e tutte le informazioni sono liì Questo è quanto c'è all'interno del film, se lo guardate come tale, un film. E non come una potenziale rampa di lancio per un rendiconto politico".
Originariamente il film doveva essere la storia di come gli USA avessero fallito l'attacco a Bin Laden nelle caverne di Tora Bora, Afghanistan, nel tardo 2001, ad immediato ridosso dal famoso attentato del 9/11. Attacco fallito forse per la troppa fretta ed irruenza scaturita dalla profonda ferita inflitta all'America.
Boal ha poi concluso: "Se avessimo dovuto fare il film che la Casa Bianca voleva, non avremmo fatto questo film. Questo non è il film della Casa Bianca, è un film sulla forza-lavoro".
 
 
 
 

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