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Tra le quinte del cinema: ossia la prima critica di una magia

Oligo editore propone una vera chicca per gli amanti del cinema e non solo: il primo testo sul cinema, la prima critica cinematografica redatta all’inizio del Novecento da uno scrittore curioso e affascinato dalla rivoluzione visiva del cinema, Giustino Ferri. Grazie anche al lavoro dei due curatori, il libro spiega perché il cinema è un'arte che ancor oggi affascina e conquista

La rivoluzione tecnica e visiva dei Fratelli Lumiére, ossia il cinema, prese avvio nel 1895. Gli ultimi giorni di quell’anno, i due fratelli proiettarono il loro film in una Parigi ricolma di meraviglia e curiosità. Si trattava di una rivoluzione in immagini che ben presto si espanse e si affermò nel resto dell’Europa. Nel marzo dello stesso anno i Lumiére, infatti, portarono le loro proiezioni in Italia. Questi eventi rappresentano la base storica, cinematografica, ideologica per avvicinarsi alla lettura del libro di Giustino Ferri, Tra le quinte del cinema. All’origine della critica cinematografica italiana, a cura di Claudio Gallo e Luca Crovi, edito da Oligo Editore (collana Daimon, 50 pagine, 12€, edito a fine 2021). Il libro propone l’articolo che lo scrittore Giustino Ferri nel settembre del 1906 scrisse su “La Lettura”, il supplemento del Corriere della Sera, narrando dell’invenzione del cinematografo. Come sottolineato nella prefazione al testo, intitolata Tutto passa dall’immaginazione alla pellicola a firma di Luca Crovi, Ferri fu: "il primo critico a raccontare in presa diretta lo sviluppo e le suggestioni di quell’arte visiva che stava tanto stupendo il mondo e che era davvero in continua e velocissima evoluzione" (p. 8). Tra le quinte del cinema è appunto il titolo dell’articolo di Ferri.

Il cinema in Italia. Il libro oltre all’articolo di Ferri propone tre testi introduttivi: Tutto passa dall’immaginazione alla pellicola di Luca Crovi; Giustino Ferri: scrittore di razza, scrittore chiaro, sperimentale, immaginoso di Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi; Introduzione al testo sempre di Gallo e Bonomi. Poi dopo il testo di Ferri, le Note a cura di Claudio Gallo. Chiudono Indice e gli altri titoli della collana Daimon di Oligo. 
Luca Crovi si prende alcune pagine per illustrare l’impatto dell’invenzione dei Lumiére in Italia. Parla delle loro prime proiezioni, dell’interesse del fotografo torinese Vittorio Calcina per il mezzo di riproduzione del cinema il quale tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento realizzò alcuni suoi film, fino a ideare il Cine Parvus, un apparecchio che fungeva da proiettore e che stampava, perforava, avvolgeva la pellicola. L’autore spiega al lettore, inoltre, come le opere letterarie furono le prime a essere utilizzate dal cinema per le sue storie, come quelle di Wells o Verne, per concludere rivolgendo un plauso a Ferri che nel suo articolo riuscì a trasmettete la magia dell’esperienza cinematografica. Il profilo del critico a cura di Gallo e Bonomi, invece, lo definisce un intellettuale moderno, sperimentale e attivissimo per il suo fervore quando doveva mettersi al tavolo con la penna in mano. L’introduzione chiarisce, infine, il contesto editoriale dell’articolo di Ferri, ossia il valore de “La Lettura” che dal 1901, tra chiusure e rinnovi, continua a raccontare il profilo culturale dell’Italia. 

Reazioni, indagini, riflessioni sul cinema. Tra le quinte del cinema di Giustino Ferri è un vero e proprio racconto emotivo e coinvolgente. L’autore riporta le descrizioni di quanto osservato sullo schermo e delle reazioni del pubblico, spontanee e immediate, fino anche a descrivere la scena di una moglie che spiega il significato di una scena al marito. In questa sua opera di scrutamento di pubblico e sala, l’autore si pone diverse domande sulla natura del cinema come, ad esempio, come si realizza un film. Racconta di essere andato alla Società Cines, una casa di produzione dell’epoca, che aveva sede sull’Appia Nuova a Roma. Qui scopre quante persone, quanti mestieri, specializzazioni e che tipo di qualità del lavoro è necessaria per creare un film. Ferri nota e riporta nel suo articolo come si monta la scena di fondo; conosce gli attori, li vede recitare, scruta i movimenti e le decisioni dell’operatore fotografico. Insomma lo scrittore scopre l’arte cinematografica che definisce "una vera arte nuova, sebbene di ambizioni estetiche modestissime e contraffazioni d’altri spettacoli, ma insomma nuova" (p. 34). Ne comprende, quindi, le potenzialità sul presente, aggiungendo che il progresso tecnologico darà al cinema grandi margini di sviluppo. È un’arte che deve perfezionarsi, però, deve migliorare i mezzi di riproduzione, così da poter raccontare storie più narrative, più ampie, più articolate. Nel descrivere, infine, gli occhi pieni di lacrime di una signorina che gli è seduta a fianco in sala, Ferri conclude il suo articolo, affermando che il cinema è un racconto magico, che provoca grandi emozioni in chi osserva, a cui non serve il potere della verosimiglianza. 

Un grande libro in un piccolo formato. Il libro edito da Oligo è un piccolo tesoro, perché contiene uno dei saggi, se non l’unico, sicuramente il primo, scritti sul potere magico del cinema. Ci si interroga troppo in questa contemporaneità sui mezzi, sulle storie, sulla grandezza delle scene, sui contenuti del cinema, sulle idee e sui suoi presupposti, dimenticandosi che il cinema era ai tempi di Giustino Ferri, come oggi, magia, suggestione, emozione. Il buio della sala, l’essere di fronte a uno schermo che racconta una storia a chi è seduto di fronte sono le caratteristiche essenziali del cinema che permette nello spazio del proprio sedile di avere riscontri emotivi propri, anche forti. Tutto questo in questi anni di troppe proiezioni su smartphone, tablet o pc si sta perdendo. Lo scritto di Ferri è, dunque, un vero e proprio ritorno alle origini, redatto con una franchezza e una spontaneità coinvolgenti e la giusta curiosità di un critico che indaga, scruta, quanto vede, quanto gli accade intorno. Il lavoro dei due curatori, Gallo e Crovi, di arricchimento del testo, inoltre, contribuisce a rendere Tra le quinte del cinema, un testo completo, esaustivo, soddisfacente racchiuso nelle piccole dimensioni del formato, dimostrando, così, che non servono le grandi dimensioni per raccontare una magia. 

 

 

 

Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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