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Cinema noir americano 1960-2020: mutamenti, innovazioni e sviluppi

Il noir come nessun altro genere nella cinematografia americana ha saputo affermare con forza la sua impronta stilistica e linguistica nell'immaginario contemporaneo. Renato Venturelli traccia una linea di analisi di questo genere che prende avvio dagli anni Sessanta, per comprenderne mutamenti, innovazioni e sviluppi che interessano registi, produzioni e destini

Perché leggere un libro sul noir che si focalizza sulla cinematografia americana dagli anni Sessanta a oggi? Mi sono domandato ciò quando ho preso in mano per la prima volta il Cinema noir americano 1960-2020. Pulp, crime, neo-noir scritto da Renato Venturelli, edito da Einaudi nella collana Piccola Biblioteca Einaudi Mappe (n. 78). Il libro, maneggevole e pratico per formato, carta e scelta della copertina, si compone di 472 pagine e costa 30€ e propone subito una risposta al mio quesito dopo la consultazione dell'indice. Cinema noir americano si suddivide in sette capitoli più un'introduzione, a cui seguono la bibliografia, l'indice dei nomi e l'indice dei film. Leggendo alcuni titoli dei capitoli come "L'eredità del noir", "Gli anni Sessanta: i nuovi incubi", "Anni Settanta: nell'incandescenza dei generi", sono stato in grado di prefigurare una cornice storico-cinematografica entro cui inserire l'opera dei registi/autori americani in essi elencati. Andando avanti nella lettura dell'indice, quindi, il dubbio iniziale si è tramutato in curiosità e più specificamente nel desiderio di scoprire qualcosa di più sul genere noir americano.

Il punto di analisi e il punto della questione. Dopo l'elenco delle illustrazione e dopo i ringraziamenti, il libro prende avvio con l'introduzione denominata "L'eredità del noir" in cui è proposto il territorio di analisi. "Questo libro cerca di ripercorrere i vari modi in cui il film noir americano si è evoluto dalla fine del suo ciclo classico a oggi, nella convinzione che l'identità d'un genere sia rintracciabile in buona parte nel suo sviluppo attraverso gli anni, nelle diverse trasformazioni della nozione stessa che se ne ha, nell'intreccio con altre forme e altri generi [...]" (pag.4). Le declinazioni e le trasformazioni del noir americano, quindi, sono il focus dell'analisi, che passano anche attraverso il pulp, l'affermazione del crime televisivo, la diffusione di autori affermati e registi giovani e produzioni indipendenti che nel noir scorgono un territorio di sperimentazione e di impatto narrativo. La trattazione, così, prende corpo: capitolo 1 "Gli anni sessanta: i nuovi incubi". Qui partendo dalle innovazioni proposte dal cinema americano nel dopoguerra, Venturelli spiega come queste ricadano anche sul noir e come quest'ultimo, dopo il ciclo classico, si evolva. Le argomentazioni sono proposte secondo uno schema valido per l'intera trattazione. Dopo una breve analisi storico-cinematografica, l'autore individua i temi di approfondimento del periodo come, nel caso degli anni Sessanta, il gangster, il B-gangster, lo psychothriller, e per ognuno propone una scelta di film che meglio esemplificano l'evoluzione, il cambiamento, la mutazione del genere. A volte i singoli paragrafi sono dedicati a un film, come nel caso di Va' e uccidi di John Frankenheimer, o Il corridoio della paura e The Naked Kiss di Sam Fuller o a registi che hanno caratterizzato un sottogenere, come per Robert Aldrich e il geriatric-horror. Venturelli nelle spiegazioni rimane sempre molto oggettivo, citando il parere dei critici e addetti al settore, le recensioni, conferendo così ancora maggiore validità scientifica al suo testo. Il libro, però, non è solo analisi, ma soprattutto racconto di un'evoluzione e per questo l'autore propone anche la spiegazione di determinate scene che meglio esemplificano quanto detto, storie, aneddoti e racconti di produzione utili ad approfondire e, soprattutto, ad appassionare.

L'evoluzione del noir. Dove, quindi, si possono rintracciare i nuovi incubi del noir? Nel ritorno del detective privato, nei riferimenti letterari quale ad esempio A sangue freddo di Truman Capote, o nel nuovo hardoboiled che avviene nella seconda metà del decennio attraverso una serie di produzioni medie che lo svilupparono su vari fronti. La proiezione proposta dall'autore nell'ultimo paragrafo aggancia la lettura al capitolo successivo, denominato "Alle origini del neo noir". Qui Venturelli analizza i caratteri storici e cinematografici del decennio, quali l'uso delle immagini televisive sempre più violente che esasperano una visione cupa della società americana, la trasformazione epocale di Hollywood, la deflagrazione dei generi che pongono in risalto quali mutamenti si inseriscono nell'evoluzione del noir. L'analisi cinematografica prende in esame Il braccio violento della legge di William Friedkin; Don Siegel, di cui l'autore ripercorre l'intera sua produzione anche se non strettamente legata al noir; Alan J. Pakula, Sam Peckinpah e Getaway che nell'analisi dell'autore rappresenta una svolta decisiva nell'evoluzione del noir. I sottogeneri individuati sono il noir cospirativo di Perché un assassino e La conversazione; la personale caratterizzazione stilistica del noir di Paul Schrader, senza dimenticare Taxi Driver e Scorsese e John Cassavetes o Robert Aldrich. Il terzo capitolo, poi, affronta la libertà espressiva dei giovani autori degli anni Settanta come De Palma, Spielberg, Scorsese, Lucas, Coppola e Cimino e il conseguente affollamento dei generi all'interno, comunque, di un panorama ricchissimo di idee e spunti. Detective, blaxploitation, organizzazioni criminali e una nuova rappresentazione della città sono alcuni dei sottogeneri e tematiche del noir del decennio Settanta che lo traghettano alla nascita del neo-noir. Negli anni Ottanta, infatti, le innovazioni tecnologiche, la tv via cavo, le trasformazioni radicali nell'aspetto visivo dei film, portano a un'evoluzione linguistica ed estetica del cinema americano. In questo contesto l'autore individua tre film destinati a influenzare profondamente il noir di questo decennio: American Gigolo, Brivido Caldo e Blade Runner oltre all'opera di registi come Clint Eastwood che in questi anni aveva cominciato a trasferire la sua figura di eroe solitario e taciturno al poliziesco metropolitano. Ancora Michael Mann, identificato come uno dei maggiori innovatori del cinema americano, e poi Cimino, il cui cinema non si presenta legato ai generi, eppure due suoi film rappresentano un interessante contributo all'evoluzione del noir: Una calibro 20 per lo specialista e L'anno del dragone. Gli anni Ottanta sono anche il decennio di Blood Simple dei fratelli Coen, di Velluto Blu di Lynch, di Sidney Lumet e di scrittori che influenzano il noir come Elmore Leonard e James Ellroy o della relazione tra questo genere e il fantastico.

La consacrazione del noir e le nuove prospettive. Gli anni Novanta, analizzati nel capitolo "L'età del pulp", sono inquadrati dall'autore come il periodo di risurrezione del noir che si propone come genere consapevole della sua identità e delle proprie radici, diventando, così, riconoscibile per la sua natura basata su incroci formali e potenziale critica della società americana. In questo contesto, poi, arriva Pulp Fiction di Tarantino a sconquassare l'intero cinema di genere americano. Questo è anche il decennio di John Dahl, John McNaughton che sono posti sotto la lente di ingrandimento dall'autore, come anche il black noir, l'erotic noir, la produzione di Scorsese, di Abel Ferrara, Carlito's Way di De Palma, fino ad arrivare alla rivoluzione pulp di Tarantino e ai suoi effetti. Parallelamente, per spiegare come il noir si affermi come genere predefinito, Venturelli prende in esame Fargo, Soldi sporchi di Sam Raimi, Heat di Mann, e lo stile di Steven Soderbergh e David Fincher, fino a toccare Face/Off di John Woo. Nel nuovo millennio, quindi, il noir si consolida come genere affidabile economicamente, attirando così giovani autori e registi affermati che vogliono lavorare nel suo immaginario. Questo sesto capitolo ("Dopo il 2000") affronta in che modo il noir si sviluppa linguisticamente e il suo rapporto con la società; ecco, quindi, che si incontrano i nomi di James Gray con Little Odessa, The Yards e I padroni della notte, Inside Man di Spike Lee, Traffic di Soderbergh, Femme Fatale e The Black Dalia di De Palma e poi ancora la produzione pre-Batman di Nolan, Cronenberg, fino a David Ayer. Il capitolo si conclude con l'apertura dei confini americani e le esperienze nel genere di Winding Refn, Taylor Sheridan e l'ultima inquadratura di The Irishman di Scorsese in cui la macchina da presa si allontana lentamente dalla porta socchiusa della stanza in cui un vecchio De Niro riposa da solo a simboleggiare quasi, come afferma Venturelli: "L'ultimo spiraglio del grande cinema americano di cui Scorsese è uno degli estremi interpreti e depositari".

Più di un libro: un valido riferimento. Il libro di Venturelli, in conclusione, si presenta intessuto di nomi e di film citati (per questo sono utilissimi gli indici posti alla fine), ma soprattutto si propone come un punto di riferimento esaustivo e completo sulla storia e affermazione del noir americano. Ciò che lo rende tale è sicuramente la profondità di analisi, l'andare a scandagliare la cinematografica americana di quegli anni, il portare sulla carta scene e dettagli, momenti e visioni specifici e soprattutto il parlare di noir non come un genere a sé stante, ma come un territorio di contaminazioni e interazioni. Chi legge, pertanto, comprende che questo non è un genere monolitico, ma si è saputo sviluppare e reinventare a seconda di come si muoveva Hollywood, le produzioni, i gusti e la società. Il filo, infatti, che lega società, cinema e industria nell'analisi di Venturelli è lo scheletro del libro. Cinema noir americano però soprattutto incuriosisce. Non colpisce il cuore del cinefilo con una narrazione sentita emotiva, piena di ricordi, aneddoti e passione, ma cattura l'attenzione di chi conosce il cinema e chi non, perché è un testo completo scorrevole, ben scritto, chiaro e ricco di spunti. Per tutto questo, il libro rappresenta un punto fermo nella spiegazione della storia del cinema noir.

Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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