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Before Midnight - Recensione

Before Midnight, il terzo film della saga che segue Prima dell'alba e Prima del tramonto, abbandona le situazioni da sogno e mostra con brutale onestà come si evolvono i rapporti all’interno di relazioni di lunga durata

Dopo Vienna e Parigi, Jesse e Celine si ritrovano assieme, con tanto di figli al seguito, in vacanza nel sud della Grecia. Per la serie: era così bello ricordarli com’erano, nella magica capitale austriaca, a passeggiare in lungo e in largo durante una notte magicamente fuori dalla realtà. Quell’atmosfera è meglio dimenticarla, perché in Before Midnight, terzo capitolo della saga di Richard Linklater dedicata alle loro altalene emotive (che ci auguriamo vivamente vedano in questo episodio la loro naturale conclusione), ci troviamo di fronte a tutt’altro.
Il tenebroso scrittore americano Jesse (Ethan Hawke) e la bella eterea francesina laureata alla Sorbona Celine (Julie Delpy) sono oggi due quarantenni alle prese con la vita di tutti i giorni: famiglia, lavoro, bambini e tutte le responsabilità annesse. Il loro essersi ritrovati dopo tanti anni di silenzio, prima che i mezzi tecnologici oggi a disposizione di tutti noi potessero rompere l’incanto di rincontrarsi senza aver saputo nel corso degli anni quasi nulla l’uno dell’altra, suscita un certo romanticismo solo nei romanzi di Jesse. Sembra, infatti, che siano soltanto le persone estranee (lettori ignari della possibilità che una coppia prima o poi si troverà a fare i conti con esperienze di vita quotidiana) a continuare a vederli come due esseri perfetti. E in qualche modo, qualcosa di quell’incantesimo originale c’è ancora.

La struttura narrativa è la stessa dei primi due film: tutto si svolge nell’arco di una giornata e a un certo punto, nonostante la frenesia dell’organizzazione familiare, i due protagonisti trovano un piccolo spazio per trovarsi ancora una volta da soli a parlare. La sceneggiatura è firmata dagli stessi interpreti, che sembra non riescano proprio a staccarsi dai personaggi di cui vestono i panni. A giudicare dal risultato finale della pellicola, farebbero meglio a rassegnarsi perché, se non c’è alcun dubbio sul fatto che il fascino maggiore di Prima dell’alba nasca da una situazione paradossale così piena di romanticismo e imprevedibilità, la non riuscita di quest’ultimo film si trova invece nell’ossessiva voglia di mostrare abitudini e situazioni poco originali e ormai noiosamente ordinarie.

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