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Two Mothers - Recensione

Il cuore non invecchia mai. La femminilità si riappropria della maternità come sede di un amore anche erotico. Un film di donne, da donne, per donne. Non più giovani

Due amiche per la pelle hanno due figli maschi della stessa età, vivono vicine e crescono insieme i pargoli. Quando questi raggiungono la maturità, scatta l'amore incrociato tra i quattro generando tutte le inevitabili situazioni del caso: divorzi, gelosie, attaccamenti, tradimenti, allontanamenti, (pochi) scandali, riconciliazioni.
Non sono adatto a scrivere di questo film. Sono un maschio.
Durante la visione ho avuto più di una volta lo sgradevole senso di estraneità che si prova quando ti fermi a salutare una che conosci seduta al ristorante, il venerdì sera, quando lei è in uscita di gruppo con le sue amiche o come quando al supermercato devi scegliere gli assorbenti per la tua donna che è a casa col mal di pancia. Ci stai ma vorresti essere altrove.
Two Mothers è una fantasia senile femminile. Se ne infischia della verosimiglianza, dello stridio assordante della banalità quotidiana, dell'inevitabile deriva dei sentimenti. E' una sorta di soft-core disneyano per anime muliebri di una certa età. Tutto è bellissimo, perfetto, calibrato. Anche i contrasti intervengono al momento giusto e si risolvono nel modo che ci si aspetta. E' un mondo perfetto, chiaramente fasullo, dove il sogno erotico del principe azzurro può risorgere nelle forme muscolose e possibili del figlio dell'amica, ossia in un incesto disinnescato della carica malata ed eversiva.
Dal punto di vista squisitamente cinematografico il film non presenta particolari spunti d’interesse. Anne Fontaine asseconda, patinandola con bagliori dorati e penombre sensuali da set di Playboy, una sceneggiatura lunga e inesorabile nel suo cammino verso l’epilogo, esplicitato dal titolo della novella di Doris Lessing da cui è tratta: Le nonne.
Buona la scelta delle due protagoniste, cui viene servita comunque una parte difficile da sbagliare. Naomi Watts, probabilmente la miglior frignona del cinema americano (non ricordo un film in cui non pianga) e la compare Robin Wright, più statuaria e solida, sono il John Wayne e Dean Martin di questo fotoromanzo in cui l’identificazione con i protagonisti è la chiave del successo con il target di destinazione, così come la era per i film interpretati dalla storica coppia di attori.

Curiosa la decisione di chiudere il film, in Italia, con le nonne rilassate nei loro ruoli tradizionali quando, nella versione originale, le allegre e sempreverdi nonnine tornano a spupazzarsi i figli ormai padri.
Rispetto per la  presenza in Italia del Santo Padre?
Curioso anche quel liquido giallo intenso che si bevono come bibita per tutto il film.
Dedico questi appunti stentati a chi mi dirà il nome della bevanda paglierina.

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