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Love Is All You Need

Una scena tratta da Love Is All You NeedCon un premio Oscar alle spalle (e tante aspettative sul groppone) torna il cinema 'nordico' di Susanne Bier, che dopo il drammatico In un mondo migliore si lancia sul leggero con una commedia romantica senza grandi pretese

Il freddo nordico, un tradimento, il cancro e la chemioterapia. E dopo: il sole italiano, i limoni, That's amore, il matrimonio e il corteggiamento. Ecco un sunto degli ingredienti chiave di Love Is All You Need della regista Susanne Bier, che vede due famiglie danesi riunirsi per il matrimonio dei rispettivi figli in Italia: riusciranno a lasciare sull'aereo le preoccupazioni della vita quotidiana, immergendosi nel romantico clima di Sorrento che porterà a tutti delle gradite - e sgradite - sorprese...
Seppur incanalato nella sua totale prevedibilità, Love Is All You Need mantiene le premesse che si era prefissata la regista: commediola godibile, che vola basso, senza grandi pretese. Logico che, quando la mano registica è fortunata, quella mano si riconosce. La Bier dello splendido In un giorno migliore spunta fuori qua e là tra gli angoli di Love Is All You Need, aggiungendo delle pieghe drammatiche lì dove poteva sussistere anche la sola e banale storia sentimentale.
La regista danese in un atto di grande coraggio - o di incredibile leggerezza - sceglie di fare un film di intrattenimento puro e privo di cinismo. E in effetti, Love Is All You Need è apprezzabile per il voler distinguersi dalle commedie degli ultimi anni in cui, a farla da padrone, è la 'paura del romanticismo' e il timore di risultare romanticamente demodé. Timore che spesso nasce dall'incapacità di gestire tempi comici e melò che una commedia romantica impone, ma la Bier è astuta e ci riesce sapientemente, cominciando dalla scelta del cast decisamente furba. Pierce Brosnan sa essere affascinante, goffo e convincente al contempo, e la bellissima Trine Dyrholm non vive certo di luce riflessa in questa pellicola.

Le occasioni per cadere nella ridondanza si inseguono a vista d'occhio (il cliché dell'Italia come mecca del romanticismo, la colonna sonora da balera ante-guerra..), ma la salvezza di questo film sta proprio nella sua dichiarata voglia di essere preso per quel che è: un'occasione per riempire le sale di buoni sentimenti sotto Natale.
Forse però, da una regista premio Oscar, ci si sarebbe aspettati qualcosa di più ambizioso.

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