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The Wedding Party

Una immagine tratta da The Wedding PartyUna notte da leonesse a New York per le quattro protagoniste di questa wedding comedy in rosa. Un addio al nubilato si trasforma in un'avventurosa notte ad alto tasso alcolico e molto grottesca

Regan (Kristen Dunst) è la tipica ragazza perfetta con manie di protagonismo, Katy (Isla Fisher) un'irruente e svampita, Gena (Lizzy Caplan) una donna tormentata che ha perso l'amore della sua vita durante l'adolescenza. Cosa hanno in comune? Becky (Rebel Wilson), conosciuta da tutti come 'faccia di maiale', la compagna del liceo un po' grassoccia e molto tenera che ha deciso di sposarsi con un uomo affascinante e ricco. Alla notizia del matrimonio le tre ragazze muoiono d'invidia visto che loro sono sì magre e belle, ma irrimediabilmente senza fidanzato. Accettano di diventare le damigelle d'onore della sposa, di organizzare le nozze e di partecipare all'ultima notte da single di Becky. Tutto sembra procedere secondo i piani, ma una litigata improvvisa tra la futura sposa e le ragazze fa esplodere i vecchi dissapori, e un imprevisto dell'ultima ora, ovvero lo strappo nell'abito da sposa, innesca una serie infinita di incidenti causati dai modi infantili e disorganizzati delle ragazze, più che dalla loro cattiveria. Il matrimonio è sul punto di saltare, ma per fortuna non tutto sarà perso e l'impegno con cui cercheranno di rimediare forse le salverà dalla tragedia.
La regista teatrale Leslye Headland dirige questa commedia (Bacherolette il titolo originale) prodotta da Will Ferrell e Adam McKay, che ricorda molto Una notte da leoni per le tematiche nuziali e per il modo grottesco e irriverente di raccontare le peripezie prematrimoniali. Se nel film di Todd Phillips i protagonisti erano maschi on the road, alle prese con la loro follia, qui ci sono tre donne belle e impossibili a New York, ognuna con le proprie fobie e idiosincrasie, che danno vita ad un ritratto molto poco edificante della condizione femminile, dove il cinismo e la voglia di restare ferme all'età infantile, le fa risultare eccessivamente stereotipate. Ecco quindi che tra pianti isterici, paturnie amorose e concatenazione di eventi surreali, le tre damigelle d'onore passano dalla colpa all'espiazione con un carico di gag, situazioni irriverenti e ironia talvolta grossolana che alle volte le rende simpatiche, altre volte le rende poco credibili. I personaggi tuttavia sono ben scritti, su tutti quello di Lizzy Caplan con la sua aria trasognante e il suo lato romantico un po' bohèmienne, spicca tra tutti.

Cinema femminile al vetriolo, per farsi qualche risata senza pretendere troppo e forse capire che non tutte le donne sono solo degli stereotipi.

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