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Ted

Immagine del film TedChe Seth MacFarlane sappia creare una simbiosi paradossale tra realtà e fantasia lo sappiamo bene. Basta guardare un episodio de I Griffin o di American Dad per notarlo. Con i 106 minuti di Ted, il suo esordio cinematografico, ce ne dà una conferma

Tutto ha inizio una mattina di Natale del 1985, quando John Bennett (Brett Manley), un ragazzino sfigato, tanto caro alle trame made in USA, scarta il suo regalo, un tipico orsacchiotto tipicamente battezzato Teddy. Basta un desiderio espresso con tutta la forza degli occhi strizzati e una stella cadente a portare in vita il peluche a cui il piccolo promette di essere amico per tutta la vita.

John (Mark Walhberg) cresce con Ted fino a diventare un uomo di trentacinque anni che fuma erba e beve birra insieme al suo orsetto parlante. Uno stile di vita che rende difficile la sua relazione con la fidanzata Lori Collins (Mila Kunis). Lui, lei, l’amico perditempo, una storia semplice. Mutatis mutandis, ovviamente. 
Seth MacFarlane ha ribaltato la logica di un Toy Story qualunque, giocattoli viventi che con le loro avventure fantastiche invadono un piccolo mondo umano. Ted, sebbene frutto di un miracolo, non è niente di eccezionale. Ha le cattive abitudini, il linguaggio scurrile e l’invadenza di un ragazzo non particolarmente virtuoso, al punto da mettere in secondo piano il fatto che a cacciarsi nei guai sia pur sempre un pupazzo. L’unica differenza è che trasgredire le regole, per lui, non comporta alcun effetto collaterale, visto che è solo un 'fottuto peluche'. 
La vera storia gira intorno al personaggio di John su cui, invece, la legge del contrappasso non fa alcuna eccezione. 
Nel film c’è molto della biografia del regista. Dall’attenzione agli usi e costumi della gente proveniente dal New England, regione in cui è cresciuto MacFarlane, alle battute sull’11 settembre 2001, un giorno in cui la propria storia individuale si incrocia con un evento di risonanza mondiale. 
Le cattiverie non risparmiano nessuno, come ci si aspetterebbe da un autore così politicamente scorretto, eppure manca quella punta di eccesso che contraddistingue i suoi personaggi animati. Sempre presente l’ostentazione dei luoghi comuni, dalla passione di John e Ted per Star Wars ad una vera e propria adorazione per Flash Gordon fino all’omaggio che il regista concede al film L’aereo più pazzo del mondo (Airplane). Riconoscibile anche quella 'dilatazione temporale' di alcune scene che tanto ricordano certi combattimenti di Peter Griffin con un pollo gigante. 

Chissà se l’impatto del film sul pubblico italiano sarà positivo come tra gli spettatori statunitensi che hanno preferito l’orsetto sporcaccione ai pettorali di Magic Mike. Come dire, parafrasando il proverbio fiorentino,  'tira più un peluche di pezza che un carro di boni'. Stereotipi zero, MacFarlane uno. Vincente.

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