Recensioni film in sala

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniIn salaI mercenari 2

I mercenari 2

Una immagine tratta da I mercenari 2Sly riporta sullo schermo la sua combriccola di mercenari fuorimoda, ma stavolta manca il cuore e anche il fegato. Adrenalina ed esplosioni sopra il par, ma si salvano solo gli occhi da lupo inferocito di Van Damme. Il resto è (brutta) nostalgia

L’arte del sequel: ovvero, come prendere una saga e farne un secondo episodio se non migliore, almeno all’altezza del primo; non che il successo in questi casi sia assicurato dalla fortuna del primo episodio, intendiamoci, e anzi gli annali cinematografici sono pieni di seguiti deludenti, ma qualche volta – quando le condizioni al contorno sono favorevoli – si verificano casi come gli Alien, i Terminator, i Padrino, gli Infernal Affairs. Questa era la speranza anche per I mercenari 2, trainato dal successo quasi inaspettato del predecessore e dall’hype montato nella base degli aficionados grazie all’ingrasso del cast di grandi vecchi del cinema d’azione che stavolta includevano anche Jean Claude Van Damme, Chuck Norris e un contributo esteso di Bruce Willis e di Arnold – The (ex) Governor – Schwarzenegger; speranza che tuttavia, come molte delle speranze legate più alla facciata che alla sostanza, va discretamente delusa alla prova della visione, della sostanza. Sì, perché la pecca de I mercenari 2 è proprio nel manico, in una storia che funziona solo a strappi e in un modo di scrivere i personaggi e le loro interazioni che risulta vana, ente commerciale in quanto palesemente schiavo della pretestuosità accumulatrice di nomi e nostalgia, di una sceneggiatura rattoppata sui protagonisti a mo’ di canovaccio dettato a grandi (e sottili, quasi invisibili) linee dal capocomico Stallone. Manca il cuore allora, in molti dei siparietti fintocinici che animano gli intermezzi tra esplosioni e teste saltate per aria (che per carità, ci sono e fanno il loro mestiere, a partire dai primi intensissimi 10 minuti di incipit), manca il pulsare del sangue nelle vene durante i confronti verbali di personaggi come il Lupo Solitario di Chunck Norris, o le simpatiche canaglie di Schwarzy e di 'Yippee ki-yay' Willis, o lo sporco gregario villain di Scott Adkins. Persino lo psicopatico feroce che le rughe vissute del volto di Gunner (Dolph Lundgren), uno dei personaggi più memorabili della cricca dei primi Mercenari, è ridotto a oggetto di scherno dei compari di avventura... ma come puoi anche solo pensare che Ivan Drago vada a finire così? Non puoi, appunto, e questo è il sintomo principale di quanto alla fine l’approccio di questo secondo capitolo mercenario sia un velato tradimento dello spirito di operazione nostalgia con cui l’avventura era partita un paio di anni fa. In principio erano i vecchi del cinema d’azione (Sly, Lundgren, Li, Rourke) e i 'nuovi' (Statham, Crews) a cui questi dovevano passare la mano, e il finale de I mercenari parte prima risultava una bella chiusa alla loro storia, ma poi arriva I mercenari parte seconda e i giovani sembrano eclissarsi in carisma e tempo sullo schermo (il personaggio di Billy the Kid, con gli occhioni verdi e la faccia da cucciolo indifeso di Liam Hemsworth, è quanto di peggio potesse trovarsi da mettere qua dentro, e il fatto che alle sue sorti sia appiccicato il nodo principale della storia non migliora la situazione), in favore di un’autoreferenzialità paracula e fastidiosa che fa comparire un ghigno della durata di due secondi e non di più, quando il matusa Schwarzy conclude con un "anche noi dovremmo stare ormai in un museo".
Quello che rimane è il confronto quasi epico tra Stallone e Van Damme, entrambi in grande forma ed entrambi con negli occhi una credibilissima voglia di rivalsa dell’uno sull’altro. Peccato che la loro rivalità abiti poche scene su un totale di dialoghi poco riusciti tra retorichella e strizzatine d’occhio maldestre al cinema action che fu.

I dinosauri sono tornati, insomma, ma stavolta sembrano meno convinti della prima. E la differenza sta tutta qua. L’ora della pensione è arrivata, e stavolta per davvero.
So long, old motherfuckers!

Vai alla scheda del film




Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.