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Project X - Una festa che spacca

Una immagine tratta da Project XTre sfigatelli in cerca di riscatto sociale ed una festa di compleanno che degenera tra alcol, droghe e sesso. La distruzione come iniziazione nell’esordio alla regia di Nima Nourizadeh, sotto l’egida del produttore Todd Phillips. Un 'gonzo' movie sociologico in cui si ride poco

Ecco il tipico film di cui vedi il trailer, sei ispirato dal montaggio, leggi qualcosa sul web, lo vai a vedere e… ti rivedi il trailer gonfiato a zampogna.
La storia la conosci, è nel trailer: tre sfigatelli in cerca di riscatto sociale, vogliono organizzare 'un’indimenticabile' festa di compleanno approfittando dell’assenza dei genitori. L’iniziativa ha successo. Troppo. E tra alcol, droghe e sesso la festa degenera fino all’incendio della casa del festeggiato e di parte del quartiere.
Dirige l’esordiente Nima Nourizadeh (che ha, in effetti, quella faccia da psicopatico che nel film è rimarcata di continuo al suo alias dietro la telecamera) per il produttore Todd Phillips (quello di Una notte da leoni). E giù tutti ad apparentarli. Perché? Boh. Dà sicurezza, si vede.
Tecnica POV (ormai è stata applicata a qualunque genere, tranne il cartone animato), un po’ di tette (i rari genitali pixellati), l’immancabile sfilata di archetipici personaggi (l’amico cazzone, quello ciccione, l’amica carina di cui innamorarsi, il pusher fattone, la bella troietta, il bullo arrogante, ecc...), qualche gag già vista ed ecco un bel ritratto amoral-generazionale ma paradossalmente conformista dei giovani americani, che è come dire dei giovani in generale, che è come dire della civiltà occidentale.
Chi s’indigna, chi si diverte, chi s’identifica, chi si annoia: io.
Mi scappa, allora, di pensare. Per immagini, come una graphic novel.
E li vedo, ‘sti americani, fin dalle loro origini, distruggere tutto quello che incontrano: civiltà, animali, territori. E una volta finito in casa, eccoli in giro per il mondo a sganciare bombe atomiche, bombe intelligenti, bombe economiche.
La distruzione del bel villino borghese di papà, che vedo sullo schermo, non è altro che un rito d’iniziazione. Il passaggio alla maturità del Popolo dei Distruttori. Consumare, in fondo, non è altro che distruggere. Papà se ne compiace.

Il film, alla fine, ci dice che il ragazzo è destinato ad avere successo. Gli crediamo, immaginandolo sorvolare Siria e Iran a inoculare grosse supposte di democrazia. Usciamo chiedendoci come evitare la prossima trappola del trailer\film. Appiccare il fuoco alla multisala?

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