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The Devil's Path (Far East Film Festival 2014) - Recensione

Il regista giapponese Kazuya Shiraishi racconta una storia di omicidi e inganni perpetrati dalla mafia immobiliare ai danni dei più deboli. Sullo sfondo si intravede sfuocata la lotta tra Bene e Male

La faccia del diavolo è immobile, sottile nei suoi occhi a fessura; non si scompone, né reagisce durante il processo quando l'avvocato dell'accusa lo imputa di essere il mandatario di diversi omicidi, né tanto meno quando deve ammazzare un uomo per mere questioni economiche. Il diavolo è un affiliato della mafia immobiliare giapponese e la sua strada è macchiata di omicidi senza scrupoli per cui pagherà qualcun altro. Uno di questi è Sudo Junji (Pierre Taki) che è stato accusato per queste uccisioni. Sudo, condannato a morte, nasconde qualcosa e decide di confessarlo al giornalista Fujii Shuichi (Takayuki Yamada). Gli parla di altri tre omicidi di cui la polizia non è al corrente a patto che Fujii scriva un articolo in cui riveli che il mandante è Kimura (Lily Franky). Il giovane giornalista accetta, nonostante le avversità del caporedattore del suo giornale, disinteressato a pubblicare la storia, e di sua moglie che a causa dell'impegno sempre crescente per questa indagine del ragazzo lo accusa di essere poco presente e di non dedicarsi alla cura della madre affetta da demenza senile. Ciò che angoscia di più, però, Fujii è un quesito: perché Sudo vuole accollarsi altri tre omicidi e accusare Kimura che, nelle testimonianze raccolte nelle sue indagini, è descritto come un buono, un aiutante dei più poveri? La verità emerge in sede di processo.
The Devil's Path
è il secondo lungometraggio di Kazuya Shiraishi, che sceglie, dunque, come tema la battaglia tra angeli e demoni, tra Bene e Male. Il regista svuota il film di qualsiasi elemento positivo, come compassione, pietà, bontà, per lasciare tutto in mano al diavolo. I volti dei sicari sono solcati da sguardi malefici, da rughe profonde ricolme di cattiveria e malignità. Sudo, prima di entrare in galera, è l'emblema di tutto questo. Corrotto, spietato, aggressivo, non ha scrupoli nell'uccidere un anziano alcolizzato o nel seppellire vivo un povero contadino colpevole di non volere vendere il proprio terreno a una lobby assicurativa. Il male, quindi, è ovunque e soprattutto nelle famiglie delle vittime che commissionano ai due criminali gli omicidi dei parenti per incassare i premi sulle assicurazioni sulla vita.
Il sicario condannato a morte, però, attraversa una redenzione in carcere e vuole morire con la coscienza a posto. Per questo ingaggia Fujii e vuole la verità sull'altro imputato in nome di una battaglia a favore di un concetto di bene inteso come uno strumento malefico e ingannatore, esattamente come Kimura.
Se, dunque, la lotta tra Bene e Male rappresenta il contenuto principale di The Devil's Path, c'è da dire che tutto ciò emerge davvero con molta difficoltà. Il regista, infatti, privilegia le descrizioni degli omicidi, degli inganni, dei raggiri della banda criminale e come avvengono le morti, più che rendere tangibile il vero significato del Bene e del Male. Tale disvalore si percepisce soprattutto al momento del processo in cui Sudo svela il suo piano a favore della giustizia divina che Shiraishi sviluppa con superficialità, relegando il tutto solo a poche parole. Il regista, inoltre, nel filmare le scene degli omicidi, propone scelte linguistiche per aumentarne l'intensità, limitandosi però a inquadrare le azioni globalmente, senza utilizzare nessun elemento che possa rendere il tutto incisivo e determinante.

The Devil's Path appare, quindi, un thriller giornalistico. Tutta la filosofia, la finta contrapposizione tra Bene e Male, a cui dovrebbe anche concorre la descrizione del dramma familiare di Fujii, rimane abbozzata e poco approfondita nell'atmosfera generale di 'terrore'.

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