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Mister Lonely

Il 'ragazzo' è maturato: Harmony Korine con Mister Lonely si allontana dalla furia visiva dei precedenti lavori, per confezionare un film maggiormente di finzione. E' davvero finzione la sua analisi sull'uomo di oggi e sulla conduzione della sua vita distante dalla propria identità?

Michael Jackson lavora a Parigi come sosia di Michael Jackson. Ha un agente che crede fortemente in lui e riempie le sue giornate di incontri e spettacoli. Durante uno di questi Michael è in una casa di riposo e qui incontra Marilyn Monroe che nella vita è la sosia di Marilyn Monroe. I due si parlano e lei lo convince a trasferirsi su un'isola al largo della Scozia in cui vivono Abramo Lincoln, Charlie Chaplin, il Papa, la Regina Elisabetta e molti altri sosia come loro. La vita di comunità è serena e pacifica. Decidono di preparare uno show, in cui possano dimostrare la loro bravura nell'essere sosia. Qualcosa non funziona, però, e la felicità lascia lo spazio al dramma. Michael, dopo questo episodio, torna a Parigi, perché si sente cambiato. Forse non vuole più essere Michael Jackson. Parallelamente a questa storia si svolge quella di alcune suore e di un prete che credono fortemente in Dio, tanto da lanciarsi da un aereo senza paracadute.
Con Mister Lonely Harmony Korine sancisce la sua maturità artistica. Abbandona lo stile visionario estremo e provocatorio di Gummo e Julien Donkey-Boy e lascia nella periferia degli stati centrali degli Stati Uniti i freaks, gli emarginati e i malati psichici. Il nostro, però, non smette di cercare il reale senso della vita e di indagare quali siano gli ostacoli morali e sociali che impediscono alle persone di vivere in maniera autentica.
E' un Korine, quindi, più riflessivo. Si interroga sulla vita con un maggiore taglio intellettuale. Per questo approda in Europa, e gira Mister Lonely in maniera più lineare, senza eccessi visivi, non abbandonando, però, quegli stilemi che caratterizzano il suo cinema, come ad esempio i momenti di riflessione personale dei personaggi sul proprio essere e sulla vita. Ciò che cambia è il modo di rappresentarli. Abbandona il fuori fuoco per concentrasi sulla parola, sul concetto, più che sull'immagine. Nella parte finale, quando il personaggio del sosia di Micheal Jackson, un bravo e dolce Diego Luna, spogliato della sua altra identità si aggira per una Parigi festante, per le vittorie della Francia nel Mondiale di calcio del 2006, la macchina da presa inquadra le sue parole. Il protagonista si interroga sulla società moderna che obbliga le persone a essere qualcun altro, a osannare un mito e vivere come lui.
Korine
critica, così, indirettamente la società americana infarcita di miti in cui il riconoscimento 'in quanto simile ad un altro' è fondamentale e se non ottenuto può portare a conseguenze irreparabili come nel caso del personaggio di Marylin, Samantha Morton. In questa critica rientra anche la religione, in particolare quella cattolica, che obbliga l'uomo a credere in un altro. Il prete, interpretato dal mentore di Korine, Werner Herzog, è convinto che la fede aiuterà le suore nel loro lancio senza paracadute. Non comprende, però, che la vita è dell'uomo, lui ha il libero arbitrio sulla sua esistenza e Dio è una guida, non il suo protettore.

Insomma Mister Lonely è, tra quelli analizzati, sicuramente il film più efficace di Korine, quello in cui il regista americano non solo dimostra di essere un buon narratore, ma di essere un acuto osservatore della realtà contemporanea e di saperla interpretare e 'distruggere' attraverso i fondamenti del cinema: l'immagine e la parola.

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Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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