Ixjana (Festival di Roma 2012 - Concorso)
- Scritto da Massimo Volpe
- Pubblicato in Film fuori sala
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Figli del grande Jerzy, i fratelli Michal e Jozef Skolimowski, giunti alla loro opera seconda (elemento che contraddistingue molte delle opere in concorso alla settima edizione del Festival del Film di Roma) dirigono un lavoro col quale è chiaro il tentativo di affrancarsi dalla cappa protettiva paterna scegliendo uno stile e tematiche lontane da quelle di Jerzy. Il che naturalmente è ben lungi dal significare che Ixjana sia un film che abbia fatto centro nella rassegna romana.
Una prima parte stratificata nel tempo con continui salti, spesso carpiati, che però contribuiscono alla creazione di un racconto d'atmosfera piuttosto oscura, fa da prologo ad un secondo segmento in cui l'interesse suscitato dalla prima cala in maniera esponenziale, naufragando quasi in una confusione narrativa che lascia alquanto interdetti.
Quella che sembra la storia di una ossessione infernale dello scrittore Marek, tra feste kubrickiane stile Eyes Wide Shut, arti occulte popolate da demoni e da sacerdoti, in cui si alternano sprazzi onirici e visionari di lynchiana memoria, colpe e rimorsi per omicidi forse mai commessi, vira impercettibilmente ma costantemente verso un racconto che non rimane coerente ai suoi canoni di partenza ma che anzi tende a razionalizzare, quasi fosse un thriller classico, situazioni che dal punto di vista narrativo sono ormai uscite fuori binario.
Ne risulta un lavoro che nonostante le premesse valide, soprattutto nel creare una atmosfera morbosa e maledetta, nel finale fallisce immancabilmente, proprio per il tentativo dei registi di ricondurlo su un piano che non aveva mai sfiorato per il resto della narrazione. La prova complessiva degli attori, tutti più o meno star del cinema e della tv polacca, regala qualcosa in più ad un film che a ben pensare risulta più una occasione persa che una delusione cocente.